Samuele Ricci

Samuele Ricci

In campo, mezz’ala e regista. Fuori, ci tiene a sembrare il contrario del campione: «Faccio ciò che fanno i ragazzi come me: viaggiare, stare con la famiglia, con la mia ragazza. Studio»

di Ester Viola

Samuele Ricci ha 24 anni, nasce a Pontedera (Pisa) e cresce in un’educazione calcistica che tiene insieme ordine e gioco. All’Empoli lo prendono giovanissimo: «Ho cominciato a 5 o 6 anni. All’inizio mi volevano anche Fiorentina e Atalanta. Era un torneo a Livorno, quando avevo 8 anni».

In prima squadra a 18, conclude la stagione in vetta al campionato con conseguente promozione in Serie A, e vince il Premio Manlio Scopigno come miglior giocatore del torneo. Chiamala, se vuoi, maturazione tattica. Passa al Torino: più che un trasferimento, un passaggio di peso specifico. Diventa perno del centrocampo, poi capitano. Nell’estate 2025 il Milan lo porta a Milano per completarne la trasformazione.

Samuele Ricci
Tank top IUMAN – Intimissimi Uomo, 578 baggy jeans Levi’s Red Tab, stivali Church’s

Arriva la Nazionale, l’ingresso sembra a tutti naturale. È bravo. Ma ha anche un talento non scontato: continuità. Il percorso giovanile e quello successivo si toccano e sono uno la conseguenza dell’altro.

Gli ottimi osservatori di calcio dicono che il suo gioco nasce dalla pulizia geometrica: un minimalismo estetico, ma parecchio funzionale. Al Milan gli chiedono il miracolo, qualcosa che si definisce come “ibridazione tattica”. Uno che sa essere mezz’ala (sarebbe piaciuto a Gianni Brera) e regista. Ricci il miracolo dimostra di saperlo fare a più riprese. È un ragazzo che resta incredibilmente impermeabile ai cliché dell’auto-racconto. Non gli interessa molto, di sé. «Il più grande di sempre? Non l’ho visto, ma tutti mi dicono Ronaldo il Fenomeno».

Samuele Ricci
Cappotto Brunello Cucinelli, tank top IUMAN – Intimissimi Uomo, 578 baggy jeans Levi’s Red Tab, stivali Church’s

Poi aggiunge: «E poi naturalmente Cristiano (Ronaldo), poi Messi». Le genealogie d’ispirazione non sono scolastiche; nomina il Fenomeno, e dà la stessa risposta che dava Maradona alla domanda “chi è l’incantatore, quello che ha giocato meglio di tutti”. Fuori dal campo ci tiene alla naturalezza. A sembrare il contrario di un campione: «Faccio quello che fanno i ragazzi come me. Mi piace viaggiare, stare con la famiglia, con la mia ragazza. Studio».

Non gli credo. Infatti viene fuori che studia Economia e sta scrivendo la tesi. Essere un calciatore di serie A e studiare diritto privato. Gli chiedo se agli esami sanno chi è. «Sì, mi riconoscono. Poi magari i professori non lo danno a vedere», dice con un understatement che suona più come protezione che come timidezza.

Samuele Ricci
Abito e camicia Louis Vuitton, stivali Santoni, occhiali da vista Akoni Eyewear

Alla mitologia dell’agonismo risponde con un tema poco frequentato: la formazione di base. «Serve la cura per le scuole calcio, che non è più quella di prima. Io ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente sano, che ti fa imparare. E ricordo molta cura, molta attenzione nella preparazione».

È una frase che, in filigrana, dice qualcosa anche del suo carattere: la qualità prima della sovraesposizione. Il resto è prospettiva. E in un’epoca che vuole tutto dichiarato e bollinato dai like, lui mantiene una struttura diversa: quella di chi preferisce che la propria traiettoria sia leggibile dal gioco. Poca enfasi.

In apertura Samuele Ricci indossa giacca e camicia Giorgio Armani. Photos by Giampaolo Sgura styling by Edoardo Caniglia. Hair: Kiril Vasilev @GreenApple using Davines Italia. Make up: Juri Schiavi @Blend Management. Fashion contributor: Valentina Volpe. Styling assistants: Emily Cervi, Jacopo Ungarelli. Production: Gigi Argentieri @K-448.