Facebook? Roba da vecchi. O meglio, da nativi analogici. Ecco le community più frequentate da “chi se ne intende”, ovvero gli adolescenti

Sempre connessi (Getty Images)
<> on September 7, 2011 in Jersey City, New Jersey.

Anonimato, privacy, diritto all’oblio. Velocità. E la possibilità di sfuggire all’omologazione social che ci vorrebbe tutti allineati sulla stessa timeline: quella di Facebook.
I teenager, che l’hanno capito per primi, già da un paio di anni hanno consumato la loro silenziosa rivoluzione, levando le tende (ma non le foto profilo) dal social network fondato nel 2004 da Mark Zuckerberg. Lo dicono le ricerche: i 13-19enni, secondo uno studio commissionato da Coca-Cola, per condividere materiali audio e video non ricorrono a Facebook (preferito invece dal 69% degli over 20) ma a canali ‘privati’ come WhatsApp o Messenger. O Telegram. O Snapchat. O il minimalista Yo.
Su Facebook, insomma, i giovanissimi restano per ‘rappresentanza’. Ma l’attività di condivisione e socializzazione la conducono altrove: attraverso la messaggistica istantanea (WhatsApp, Line, Viber) e su piattaforme più private, circoscritte a un certo tipo di interesse (Instagram), votate alla condivisione usa e getta (su Snapchat le foto spariscono subito dopo l’apertura) o sulle quali l’anonimato è garanzia di libertà, a volte estrema, di espressione (Ask.fm).
E il confronto con la generazione over trenta, cresciuta chattando a fine anni ’90 con Icq e oggi a suo agio solo con gli hashtag di Twitter e Facebook, si fa schiacciante. Da una parte i nativi digitali, che differenziano con disinvoltura i social puntando a velocità e immediatezza, dall’altra i nativi analogici, paralizzati alle conquiste dei primi del millennio e legati a una comunicazione social che privilegia permanenza (Twitter) ed elaborazione (Facebook). Anche quando non si tratta di comunicazione testuale: se per i ventenni italiani YouTube è la prima scelta per l’ascolto della musica (75,5%), seguita sorprendentemente dalla radio (72,7%), i cd dei loro fratelli maggiori sono solo la quarta opzione. Preferita, però, dal 52,7% della popolazione over trenta.
Facebook e Twitter, certamente, non stanno a guardare. E se la creatura di Zuckerberg è stata la prima a reagire, con l’acquisto di WhatsApp e Instagram e il rapace corteggiamento di Snapchat, Twitter, proprio in questi giorni, annuncia la sua rivoluzione: un aggiornamento che potrebbe renderlo più simile a una chat, semplificando l’uso (e la cancellazione) dei messaggi diretti.
Volatile e istantanea, la tendenza della comunicazione social è intuizione più che ragione, velocità contro elaborazione, riflesso prima che pensiero. E non è fatta per durare, ma per evaporare: ‘chat volant sms manent’, direbbe oggi Caio Tito. Dal suo laboratorio, nel cuore di Palo Alto.

Per approfondire: Line: www.line.me.it
Viber: www.viber.com
Yo: www.justyo.co
ask.fm: www.ask.fm