Un libro fotografico con prefazione del regista americano racconta le meraviglie dell’abitare in Laguna

Da sempre gli interni dei palazzi veneziani nascondono segreti e meraviglie misteriosamente celati agli occhi dei più, tanto da spingere a immaginare un vero e proprio venetian style in fatto di arredamento. Ora il libro Vivere a Venezia (idebooks.com), un volume prezioso, presentato all’Espace Louis Vuitton nei giorni del festival, permette di immergersi nelle bellezze dell’indoor in Laguna, tra case private, inaccessibili altrimenti, e spazi pubblici che ben meritano di essere rispolverati.

Allora non potevo prevedere che un giorno l’intero piano di uno di questi palazzi – il piano più bello e più lussuoso, quello più meravigliosamente dipinto – mi sarebbe stato offerto per soggiornarvi e dare feste, in qualità di rinomato regista straniero invitato al Festival del Cinema di Venezia. Non potevo neanche sognare che un giorno mi sarei affacciato a quello che sarebbe stato temporaneamente il mio balcone personale, appoggiato con nonchalance, con in mano un calice di champagne per brindare con gli amici.

Ricorda così James Ivory i suoi tempi veneziani, quando dal vaporetto puntava con lo sguardo le finestre di eleganti dimore piene di vita che poteva solo immaginare. Erano i primi anni 50, Ivory, studente poco più che ventenne, era approdato alla Serenissima alloggiando prima in un ostello gestito da religiosi, spostandosi poi alla Pensione Calcina che, a voler credere all’insegna, aveva ospitato Ruskin prima di lui. Così, è proprio il grande regista americano – che per Venezia ebbe un colpo di fulmine e vi dedicò il suo primo documentario – a introdurre il libro Vivere a Venezia.

L’autore è Toto Bergamo Rossi di Venetian Heritage, fondazione che ha sede anche a New York e lavora per la valorizzazione del patrimonio culturale di Venezia. Scansito in sette capitoli (sei per i sestieri più uno dedicato alla Giudecca), il volume permette di scoprire, attraverso le foto di Jean François-Jaussaud, le diverse declinazioni del gusto dei veneziani – tra palazzi che si sono mantenuti fedeli all’antico splendore e altri rivisitati attraverso sapienti restauri e giustapposizioni di arte contemporanea – e di rintracciare talvolta anche i vezzi dei proprietari, come i pronipoti del Senatore Gaggia che, ‘tra gli stucchi in sala da pranzo e il servizio in porcellana del settecento’, racconta Toto Bergamo Rossi, ‘ricevono ancora splendidamente’.