

È tornata la moda retrò: cos’è e perché la amano brand e celeb
La moda d’altri tempi è tornata in voga. O meglio, non se n’è mai andata. Ma cos’è veramente “retrò” nel menstyle e perché c’entra la nostalgia?
La moda retrò è tornata in voga. Gli abiti formali, i panciotti, le spille e le scarpe stringate, tra i tanti altri elementi di un possibile look, si rifanno a tempi ormai andati. Succede spesso: ciclicamente i marchi di medio e alto livello (adesso anche il fast fashion) attingono dal passato per creare il nuovo. L’ha confermato la Milano Fashion Week di settembre 2024, dove sono state presentate le collezioni per la prossima primavera estate e qualche brand più di altri ha proposto un menswear dal retrogusto vintage.

La moda è diventata retrò
Ad esempio, Marni ha fatto sfilare un uomo perfettamente anni 50. Giacche ampie con spalle ancora più larghe e baveri allungati, pantaloni d’ispirazione sartoriale, e capispalla alla Grease, quindi ad altezza girovita e sovrapposti a camicia e cravatta, si alternano a occhiali a goccia e a stringate con la punta esasperata. Il direttore creativo Francesco Risso parla di “bellezza”, ed è vero perché oggi sono le mode del passato ad essere associate al bello. Ciò che andava trenta, quaranta o cinquanta anni fa viene assunto come modello, e le collezioni di oggi diventano una rivisitazione del vecchio in favore del nuovo. È una rilettura degli usi e costumi, che a volte rinuncia a rinnovare semplicemente per celebrare il passato. Come ricorda l’elegante look firmato Giorgio Armani scelto dall’attore Jonathan Bailey per gli Emmy 2024: uno smoking nero con fascia e camicia color avorio, impreziositi da spilla e occhiali sofisticati. Qualcosa di simile lo ricorda anche il “new look” di Damiano David dei Måneskin, che adesso sfoggia un paio di baffi poco folti e si vede più spesso indossare camicie o completi, seppur a petto nudo.

Perché la moda attuale sembra vintage
Si chiama effetto nostalgia e coinvolge anche la moda. Per definizione, la nostalgia è “il desiderio di ritornare a luoghi, momenti o stati d’animo passati”. E, aggiungo io, alle mode che racchiudono tutto ciò. Questa però è una definizione psicologica e non economica; e il fashion system, essendo un business da quando la finanza si è appropriata di grandi spazi all’interno del suo tessuto, non fa nulla senza un possibile guadagno. Nel caso della moda retrò, che si potrebbe definire vintage solo esteticamente, il tornaconto dei brand è la sicurezza che quel prodotto piaccia. Un completo giacca e pantaloni o un paio di stringate alla vecchia maniera sono un classico che non sarà mai ritenuto fuori tempo, tantomeno fuori luogo. Il cliente punta sui vestiti che vanno bene in qualsiasi momento, mentre segue i trend e, forse, li asseconda acquistando qualche items passeggero.

La nostalgia sui social
Questo è anche il risultato degli algoritmi dei social media. TikTok e Instagram rendono virali brani di decenni fa come nulla fosse, e fanno lo stesso con le tendenze. Infatti, fino al 2023 gli abiti Y2K, quindi dei primi anni 2000, erano ciò di più cool a cui si potesse pensare. I feed traboccavano di riferimenti alle star e alle icone di stile di quel periodo. Oggi questo trend resiste ma è decisamente depotenziato poiché sostituito da altro. Potremmo definirla una nostalgia ciclica che non finisce mai e che, ad un certo punto, esaurirà le decadi da riportare in auge. Oppure l’ha già fatto e la ruota ha rincominciato a girare dall’inizio?