Intervista a Jacob Abrian, il visionario che fa di Dubai il volano dell’alta moda

Intervista a Jacob Abrian, il visionario che fa di Dubai il volano dell’alta moda

di Paolo Briscese

Libanese dall’animo cosmopolita, ex modello per marchi internazionali, a soli 31 anni è Ceo dell’Arab Fashion Council. E ora punta tutto sulla Dubai Fashion Week per elevarla all’eco di passerelle prestigiose come quelle di Parigi e Milano

Da Beirut, dove è nato, alle passerelle di Milano come modello per Roberto Cavalli ed Ermanno Scervino, fino al lampo visionario che l’ha portato a fondare l’Arab Fashion Council prima, quindi la Dubai Fashion Week, che squilla alle porte con la sua spinta verso il futuro. Jacob Abrian è giovanissimo, ha 31 anni ma alle spalle ha già esperienze solide e, soprattutto, progetti ambiziosi da innovatore. Era il 2015 quando ha dato il via all’Arab Fashion Council, che univa nel nome della moda 22 Paesi arabi. Da lì a breve, sull’eco delle settimane della moda di Parigi, Londra e Milano, ecco la prima Arab Fashion Week, che da quest’anno è diventata Dubai Fashion Week. La città dei superlativi, tra grattacieli, suk e un brulichio di lingue diverse, è il volano di una creatività che sa di Medio Oriente e di internazionalità.

Incontriamo Jacob Abrian quando la Dubai Fashion Week Primavera/Estate 2024 sta per svelarsi (dal 9 al 15 ottobre sfilano 25 stilisti di 12 Paesi diversi). Occhi di cielo, carisma gentile, il suo aspetto al contempo angelico ed esotico è quello che l’ha fatto notare, quando era ancora studente d’Architettura in Italia, per renderlo il primo modello di fama mondiale di origini arabe. Oggi è il pioniere che vuole cambiare l’universo fashion: sulla mappa dell’alta moda ha piantato, con fierezza e tenacia, anche la bandiera del mondo arabo.

Jacob Abrian - Founder and CEO Arab Fashion Council

Da ex modello a fondatore e Ceo dell’Arab Fashion Council: com’è entrato nel mondo della moda?

«Il mio viaggio nel mondo della moda è iniziato come modello, sì, con il privilegio di sperimentare il settore da una prospettiva unica. Immerso in questa realtà, mi sono appassionato alla promozione del talento e della creatività araba su un palcoscenico globale. L’idea di creare l’Arab Fashion Council è nata da questa passione e dalla visione di creare una piattaforma che celebri il ricco patrimonio culturale e l’innovazione degli stilisti arabi. Ho riconosciuto l’immenso potenziale della regione e voluto creare una via che permetta a questi talenti di brillare, sostenuti da un sistema forte, proprio come fanno le Camere della Moda di Londra, Milano e Parigi.

Dall’Arab Fashion Council all’Arab Fashion Week (oggi Dubai Fashion Week) il passo è stato breve…

«Il primo progetto dell’Arab Fashion Council è stato proprio il lancio della prima settimana della moda nel mondo arabo, l’Arab Fashion Week, che nel corso dei suoi sette anni e delle sue 21 edizioni è riuscita a dettare il tono e ad alzare l’asticella nella regione, per poi diventare, a febbraio 2023, la settimana della moda di Dubai, co-fondata dal Dubai Design District (d3) e dall’Arab Fashion Council. Abbiamo così unito il mondo della moda di Dubai e della regione circostante, precedentemente frammentato, ispirando altri Paesi arabi a seguire la nostra rotta e ad avviare piattaforme simili».

La Dubai Fashion Week vuole anche essere un nuovo punto di vista sulla cultura araba?

«Sì, ci consente di mostrare al mondo l’incredibile diversità e la maestria degli stilisti arabi. Non si tratta solo di vestiti, ma di raccontare le storie uniche della nostra cultura, delle nostre tradizioni e delle nostre influenze moderne. Mettendo in contatto stilisti, professionisti del settore e appassionati di moda, ci proponiamo di promuovere la collaborazione, di incoraggiare la creatività e di elevare l’industria della moda araba a nuovi livelli. Abbiamo rafforzato la posizione della regione ospitando nomi e leggende di fama mondiale come Jean-Paul Gaultier, Iris van Herpen, Moschino… Sono incredibilmente orgoglioso dei progressi compiuti e dell’impatto che l’Arab Fashion Week ha avuto sulla scena della moda araba e globale. Ha contribuito a cambiare il mindset e ha dato alla regione la possibilità di pensare in modo creativo e fuori dagli schemi».

Jacob Abrian - Founder and CEO Arab Fashion Council

«Questa regione ha un potenziale immenso. Ho voluto creare una via che permetta ai giovani stilisti arabi di brillare»

Quali sono state le principali sfide che ha dovuto affrontare, anche considerando il suo giovane percorso professionale?

«La responsabilità di guidare l’Arab Fashion Council in età relativamente giovane ha comportato non poche sfide. Uno degli ostacoli principali è stato conquistare la fiducia e la credibilità di figure affermate della moda: ho dovuto lavorare doppiamente per dimostrare la mia competenza e la mia visione dell’AFC. Un’altra sfida è stata il peso delle aspettative: questo è un settore altamente competitivo, è stato pressante provare che la mia giovane età non equivaleva a mancanza di esperienza e competenza. Superare lo scetticismo e dimostrare che idee innovative e nuove prospettive potevano guidare un cambiamento significativo è diventato uno sforzo continuo».

La Dubai Fashion Week si impegna a sostenere i giovani talenti della moda: in che modo?

«Credo che sia fondamentale promuovere un ambiente in cui i giovani talenti siano incoraggiati, sostenuti e celebrati. Così facendo, non solo arricchiamo il panorama creativo, ma assicuriamo un futuro vibrante e sostenibile all’industria della moda. Forniamo un sistema di supporto multiforme, che va dai programmi di mentorship ai workshop, all’opportunità di mostrare le creazioni degli stilisti emergenti su un palcoscenico globale. Grazie a collaborazioni strategiche con designer affermati, esperti e istituzioni educative, offriamo esperienze di apprendimento, aiutando a perfezionare le proprie capacità e a destreggiarsi nella complessità dell’industria della moda».

Jacob Abrian - Founder and CEO Arab Fashion Council

Ritiene che oggi i giovani creativi abbiano abbastanza spazio per esprimersi?

«Il panorama si sta evolvendo. Con l’avvento delle piattaforme digitali e dei social media, l’accesso al pubblico globale è senza precedenti. Tuttavia persistono sfide come la saturazione del mercato e l’intensa concorrenza. È essenziale che organizzazioni come l’Arab Fashion Council e i nostri partner del Dubai Design District continuino a fornire non solo spazio, ma anche tutoraggio e risorse, assicurando che i giovani creativi possano prosperare e contribuire in modo significativo all’industria della moda».

La moda sta subendo una profonda trasformazione, guidata in parte da nuovi concetti di genere. Quali iniziative sta adottando Dubai Fashion Week per promuovere la diversità e l’inclusione?

«Alla Dubai Fashion Week riconosciamo il potere trasformativo della diversità e dell’inclusione nel plasmare il futuro della moda. Per promuovere questi ideali, abbiamo intrapreso diverse iniziative. Innanzitutto passerelle inclusive: promuoviamo attivamente la diversità nelle sfilate presentando modelli di ogni tipo di corpo, etnia e genere. E poi collaborazioni con stilisti di diversa provenienza: le cerchiamo attivamente, mostrando una gamma di talenti eterogenei, celebriamo prospettive culturali, stili e ispirazioni differenti. Quindi attività educative: investiamo in programmi educativi che incoraggino i giovani talenti a intraprendere una carriera nella moda, fornendo borse di studio, workshop e formazione, così che i vincoli economici non ostacolino l’espressione creativa. Infine, sproniamo a pratiche sostenibili: la Dubai Fashion Week si impegna a favore della moda sostenibile, che comprende una produzione etica e pratiche di lavoro eque».


Michael Cinco

L’avvento della tecnologia digitale ha rivoluzionato l’industria della moda, con intelligenza artificiale e realtà virtuale che giocano un ruolo significativo. Cosa ne pensa?

«L’integrazione della tecnologia digitale ha democratizzato la moda, rendendola più accessibile a un pubblico globale. Attraverso la realtà virtuale e la realtà aumentata i consumatori possono sperimentare modi innovativi e coinvolgenti, migliorando le loro esperienze di acquisto e il loro coinvolgimento con i marchi».

Questo cambiamento porta però inevitabilmente con sé delle nuove prove da affrontare…

«Sì, la prima e più importante è la necessità di un rapido adattamento del settore. I modelli di business tradizionali vengono stravolti e le case di moda devono abbracciare la trasformazione digitale per rimanere rilevanti. Ciò richiede investimenti significativi in tecnologia, formazione del personale e infrastrutture. Inoltre, ci sono preoccupazioni etiche, in particolare per quanto riguarda l’IA. Le questioni relative alla privacy dei dati, alle distorsioni degli algoritmi e alle implicazioni lavorative devono essere attentamente considerate. Inoltre, la sostenibilità e l’economia circolare rimangono una sfida. L’era digitale ha introdotto il fast fashion online, esacerbando le preoccupazioni ambientali. Bilanciare la convenienza della moda digitale con le pratiche sostenibili è una questione critica che il settore deve affrontare. È fondamentale, infine, mantenere un tocco umano nella moda. Se da un lato la tecnologia migliora l’efficienza, la creatività e l’efficienza economica, dall’altro la creatività e i legami personali devono rimanere al centro dell’industria fashion».


Maison Du Mec F23

La moda è diventata sempre più orientata al marketing, a volte a scapito della creatività. Cosa pensa si possa fare per riequilibrare questa dinamica? La creatività e il design giocano ancora un ruolo fondamentale?

«L’equilibrio tra marketing e creatività è fondamentale. Sebbene il marketing sia essenziale per raggiungere il pubblico e garantire il successo commerciale, non dovrebbe mai mettere in ombra l’essenza della moda, ovvero la creatività e il design. Credo comunque che avranno sempre un ruolo cruciale, sono l’anima del settore, guidano le tendenze, ispirano l’innovazione e danno forma alle narrazioni culturali. Trovando un equilibrio armonioso tra strategie di marketing ed espressione creativa, l’industria della moda può continuare a evolversi rimanendo fedele alle sue radici artistiche».


La sostenibilità è un tema sempre più centrale anche nella moda. Quali iniziative promuove la Dubai Fashion Week per incoraggiarla?

«Crediamo che le pratiche sostenibili non siano solo una tendenza ma una responsabilità verso il nostro pianeta e le generazioni future. Per incoraggiarle, alla Dubai Fashion Week supportiamo attivamente e mettiamo in mostra gli stilisti che danno priorità a produzione etiche e alla coscienza ambientale, come ad esempio Pipatchara o Emergency Room. Nel 2016 l’Arab Fashion Council ha lanciato il programma AFC Green Label che ha stabilito misure e criteri per supportare i designer che sono veramente sostenibili e per combattere il green washing. Inoltre organizziamo workshop, panel e campagne di sensibilizzazione per educare gli stilisti, i professionisti del settore e il pubblico sulle pratiche di moda sostenibile».

La Dubai Fashion Week SS24 scalpita: cosa aspettarci?

«Sarà una straordinaria vetrina di creatività, innovazione e diversità. Questa edizione promette di essere una celebrazione della moda che trascende i confini, con un mix di stilisti affermati e talenti emergenti provenienti da tutto il mondo. Ci saranno il marchio di fama mondiale Carolina Herrera e stilisti internazionali provenienti da oltre 12 Paesi, accanto a stilisti locali, in un connubio unico di eleganza e raffinatezza.  Vogliamo essere sempre più una piattaforma che sostenga sia talenti affermati che emergenti, per diffondere l’essenza di Dubai al mondo. Del resto la Dubai Fashion Week ha già dimostrato di essere un trendsetter a cui molti Paesi si ispirano.