Il nuovo film di Guadagnino veste ancora Jonathan Anderson
(Photo by Daniele Venturelli/WireImage) (Photo by Daniele Venturelli/WireImage)

Il nuovo film di Guadagnino veste ancora Jonathan Anderson

di Tiziana Molinu

Dopo Challengers e Queer, il regista e lo stilista uniscono di nuovo le forze. Stavolta per raccontare la Silicon Valley tra drammi umani, intelligenza artificiale e hoodie da miliardari

Quando Luca Guadagnino dirige e Jonathan Anderson veste, l’immagine parla da sola. Ormai lo sappiamo bene. Dopo Challengers, il film che ha reso una T-shirt virale quanto un gesto d’amore, il regista italiano e lo stilista nordirlandese tornano a collaborare. Questa volta per Artificial, il nuovo progetto cinematografico firmato Guadagnino; che promette però di essere tutto fuorché artificiale.

Il film, una commedia drammatica firmata Amazon MGM Studios, prende spunto da uno degli episodi più surreali della recente storia della Silicon Valley: il licenziamento e la rapidissima reintegrazione del CEO di OpenAI, Sam Altman, nel novembre 2023. Una parabola tutta tech, tra ego, codice e intelligenze più o meno artificiali, che Guadagnino racconta con lo humour surreale dello scrittore Simon Rich (Saturday Night Live, An American Pickle) e con un’estetica che, ancora una volta, sarà curata da Anderson, in veste di costume designer. Il debutto? Fissato presumibilmente per il 2026.

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(Photo by Gareth Cattermole/Getty Images for Warner Bros)

Anderson e Guadagnino sono ormai inseparabili

Dove c’è Luca Guadagnino, per forza di cose, sembra esserci sempre Jonathan Anderson. Il neo direttore creativo di Dior veste il regista per le occasioni mondane già da tempo, nonché gli attori dei suoi film (sì, anche fuori dal set): dal Met Gala alle più importanti mostre del cinema internazionali.

I due condividono un linguaggio comune. In Challengers (2024), il film con Zendaya diventato fenomeno culturale prima ancora dell’uscita in sala, i costumi firmati Anderson hanno definito l’identità visiva dei personaggi: dalla maglietta “I Told Ya” alla divisa da tennis trasformata in icona pop. E la stessa cosa vale per Queer, dove i due hanno sperimentato la fusione tra estetica cinematografica e gusto sartoriale, lavorando a un’interpretazione visiva dell’omonimo racconto di William S. Burroughs. Anderson porta nei costumi la stessa tensione concettuale delle sue passerelle: ironia, precisione, desiderio. La sua è una moda che non si limita a vestire, ma racconta, plasma, moltiplica significati. Proprio ciò che Guadagnino chiede ai suoi collaboratori più stretti.

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(Photo by Daniele Venturelli/WireImage) (Photo by Daniele Venturelli/WireImage)

La moda come narrazione

Artificial si muove tra i corridoi asettici della tecnologia e le tensioni profondamente umane che li attraversano. Un contesto apparentemente distante dal romanticismo languido di Call Me by Your Name o dalla tensione erotica di Bones and All, ma che Guadagnino filma con la stessa intensità dei sentimenti. L’umanità è il suo vero soggetto, anche quando è incastrata in una conference call. Nel cast: Andrew Garfield (nel ruolo di Altman), Yura Borisov, Monica Barbaro, Cooper Koch.

L’idea di raccontare OpenAI attraverso una lente cinematografica potrebbe sembrare un azzardo. Ma nelle mani di Guadagnino diventa un’opportunità: quella di esplorare le contraddizioni di un mondo in cui l’intelligenza artificiale si affina mentre i suoi creatori si fanno la guerra. È qui che entra in gioco Anderson, chiamato a immaginare un guardaroba per un’élite nerd e miliardaria, in bilico tra hoodie iper-tech e silhouette corporate. Una sfida che promette look memorabili e, chissà, nuovi oggetti del desiderio.

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(Photo by Michael Loccisano/Getty Images for FLC)

Confidiamo che il duo Guadagnino–Anderson dimostri ancora una volta che la moda e il cinema non sono linguaggi paralleli, ma arterie dello stesso sistema creativo. E che il futuro, anche quando parla di algoritmi e board aziendali, abbia bisogno anche dello stile per essere compreso davvero.