

Perché Jules Koundé è il calciatore meglio vestito al mondo
In gonna e anfibi oppure in stivaletti con il tacco, cravatta e jeans, il calciatore francese sorprende sempre con i suoi outfit audaci ed eleganti. Che rompono gli stereotipi della mascolinità e della moda legati al calcio. Non a caso è assoluto protagonista dei tunnel fit del Camp Nou
Non ha il dribbling da funambolo del compagno di squadra e fenomeno Lamine Yamal, non ha il destro al volo fulminante del connazionale Kylian Mbappé, ma Jules Koundé di colpi ne ha tanti. Da campione. Tra i migliori difensori della Liga, è il calciatore meglio vestito al mondo. E anche una fonte di ispirazione a livello di stile e pensiero.
Dalla Fashion week di Parigi al tunnel del Camp Nou, il giocatore del Barcellona lancia idee progressiste, che scardinano la visione obsoleta di mascolinità radicata nel calcio.
In gonna e anfibi, in maglione blaugrana e borsone, in stivaletti con il tacco, jeans e cravatta, Jules Koundé è il nuovo principe della moda. Che, contro le derive estremiste xenofobe, dispensa anche lezioni di politica.
Conosciamo meglio Jules Koundé.

Un leader naturale in campo
25 anni, di padre beninese, nato a Parigi ma cresciuto insieme alla madre francese nella Gironda, Jules Koundé da due anni è un punto fermo del Barcellona. Come pure della Nazionale francese di Didier Deschamps.
Terzino o centrale difensivo veloce e tecnico, pur essendo un perno della difesa Jules Koundé ha una corporatura meno imponente dei colleghi: è alto solo 1,78. Per un raffronto: Rúben Dias, del Manchester City, tocca 1,87. Ai tempi degli esordi, nel 2013, al Bordeaux, l’unico dubbio che avevano i suoi allenatori per il passaggio al professionismo era proprio sulla sua stazza. Ma anche in questo Koundé è un calciatore che infrange i codici.

«È un leader naturale, non è un ragazzo esuberante ma in campo unisce le persone, emana una serenità e una forza che fanno sì che gli altri lo seguano», diceva di lui Jean-Luc Dogon, allenatore dell’U19 del Bordeaux.
Capitano in quasi tutte le squadre giovanili del Bordeaux, quando è stato convocato per la prima volta in Nazionale francese, nel 2021, a 22 anni, il classe 1998 si è descritto così: «Sono un difensore aggressivo, con una buona visione di gioco e una buona qualità tecnica. Una persona che sa anche come guidare con la voce quando è necessario, sia in campo che nello spogliatoio».
Arrivato al Barcellona nel 2022, dopo tre anni al Siviglia, Koundé ha contribuito a pensionare niente meno che Gerard Piqué.

Il senso della moda di Jules Koundé
Pochi giorni fa, al raduno dei Blues in vista della Nations League, Jules Koundé si è presentato in gonna nera dello stilista irlandese Simone Rocha e maglione senza maniche by Andersson Bell, etichetta coreano-svedese che propone uno streetwear ricercato. Il suo look non è passato inosservato e ha suscitato un gran chiacchiericcio sui social.
Sicuro di sé, dall’acuto senso della moda, Jules Koundé non si cura delle critiche. Attraverso il suo stile fluido che unisce eleganza ed estro, attacca frontalmente gli stereotipi di mascolinità legati ai calciatori.
Fuori dal campo da calcio, raramente i giocatori conquistano con il loro look personale e raffinato. Ebbene, Koundé è una magnifica eccezione. Tra le sue firme preferite ci sono brand celebri come Ferragamo, Prada e Louis Vuitton, ma l’atleta ama vestirsi anche con marchi emergenti, provenienti da ogni parte del mondo.

Fedele a se stesso e alla sua libera autoespressione, sceglie outfit audaci e all’avanguardia. Ogni sua apparizione pubblica è un’attesa e un successivo fermento di giudizi. Eccolo, ad esempio, in soccer jersey stile vintage di Aimé Leon Dore, coi colori del Barcellona, jeans larghi slavati, scarponcini blu reale di KidSuper Studios e borsa da viaggio Louis Vuitton x Stephen Sprouse.
Ogni volta che arriva al Camp Nou è una sfilata: eccolo in giacca marrone e cravatta in gabardine re-nylon e pantaloncini fino al ginocchio neri by Prada. Giocando con i dettagli, volteggiando tra formale e informale, Koundé è sempre un’entusiasmante sorpresa. «Il calciatore meglio vestito del pianeta», l’ha definito Footballer Fits, che su Instagram va a caccia dei calciatori più eleganti.
Mutuando l’idea dal basket stellare dell’NBA, il Barcellona da un anno ha portato i tunnel fit nel calcio. Ovvero: durante qualche partita di cartello, la squadra catalana esonera i propri giocatori dall’indossare la divisa ufficiale, lasciandoli liberi di sbizzarrirsi con i propri outfit. E chi è il protagonista assoluto dei tunnel fit blaugrana? Jules Koundé, certo.

Un calciatore politicamente attivo
Non solo calcio. Non solo moda. Jules Koundé non si nasconde e spesso scende in campo anche a livello politico. È capitato poco prima delle elezioni legislative in Francia del luglio scorso.
Nel post gara della partita tra i Blues e il Belgio, agli ottavi di finale degli Europei 2024, eletto come miglior giocatore del match, il difensore francese ha detto senza fronzoli: «Mi ha deluso vedere la direzione che sta prendendo la Francia. Il grande sostegno verso un partito destinato a distruggere valori come rispetto delle diversità, libertà e convivenza non è una buona notizia per il mio Paese».
Anche sui social, più volte, si è esposto significativamente: «Da parte mia, vedo che l’estrema destra non ha mai portato un Paese verso più libertà, più giustizia e convivenza. E non credo che lo farà mai».
L’anno scorso, dopo l’uccisione da parte di un poliziotto dell’adolescente franco algerino Nahel Merzouk, che infiammò le banlieue, sui social Koundé si espresse chiaramente contro la decisione di Macron di vietare nelle scuole l’uso dell’abaya, il classico vestito femminile musulmano.

Non si è tirato indietro neanche quando c’è stato da criticare la Uefa per il calendario troppo fitto di match: «Il ritmo delle partite si fa sempre più intenso. È sempre più pericoloso, con un aumento costante degli infortuni».
E sul razzismo, il principe della moda ha parlato così: «Sul campo ho già ricevuto ululati razzisti e urla da scimmie. Siamo persone prima ancora che calciatori, con convinzioni e valori, quindi ovviamente questo incide». E ancora: «Sarebbe bene andare oltre le campagne di sensibilizzazione contro il razzismo. Le sanzioni dovrebbero essere molto più severe».
Piaccia o non piaccia, Jules Koundé osa. In tutti i campi.
