La vita secondo Jude Bellingham
Jude Bellingham - Getty Images

La vita secondo Jude Bellingham

di Andrea Zedda

Jude Bellingham, star del Real Madrid è destinato a diventare un’icona pop, così com’è stato Micheal Jordan

I secondi che vengono dopo ogni suo gol seguono una liturgia ben precisa: corre, mai troppo e mai troppo poco, individua l’angolo giusto del campo, quello dov’è certo che i tifosi possano vederlo bene, rallenta, fa passi sempre più piccoli, si ferma, pianta i piedi a terra tenendoli distanti e paralleli tra loro, alza lo sguardo e allarga le braccia. Eccolo, è Jude Belllingham, stella del Real Madrid e tra i migliori centrocampisti al mondo, ha appena segnato un altro gol e dopo, nella stessa o al più tardi nella prossima partita, ne segnerà un altro ancora, ripeterà passo per passo quell’esultanza a cui ha abituato i suoi tifosi, di cui non è stanco e non ha alcuna intenzione di liberarsi.

Jude Bellingham
Jude Bellingham

La vita di Bellingham comincia nel 2003 a Stourbridge, a 20 km da Birmingham, una di quelle città fatte con i mattoni rossi, dove ogni angolo sa di Inghilterra e tutti parlano con l’accento di Thomas Shelby, il protagonista di Peaky Blinders. Figlio di Mark e Denise Bellingham cresce in una famiglia in cui lo sport è assoluto protagonista, suo padre Mark è una star del calcio dilettantistico, ha cambiato 22 squadre e segnato più di 700 gol, anche suo fratello è un calciatore, Jobe, gioca nel Sunderland. Tra Jude e il calcio non è subito amore, uno dei suoi primi allenatori, Phil Wooldridge, racconta di come la prima volta che conobbe a 4 anni gli mise un pallone davanti e lui non sembrava per niente interessato. Le cose poi cambiano, è proprio nella squadra di Wooldridge che inizia a mettersi in mostra fino a essere notato dal Birmingham, dove arriva a 8 anni e debutta nel professionismo.

A Birmingham cresce, si fa uomo, viene smussato da Mike Dodds, una delle persone fondamentali per la sua formazione: «È stato fondamentale per la mia crescita – racconta Dodds alla BBC – se non era felice per gli allenamenti era il primo a farmelo notare». È lui che gli consiglia il numero 22, quello che indosserà per tutte le giovanili fino alla prima squadra. Dodds racconta «Voleva essere un numero 10. In realtà poteva essere un 10, un 8 e un 4. Allora è diventato un 22». Nel 2019 viene aggregato alla prima squadra, e ad agosto, Pep Clotet, allenatore spagnolo del club, si trova a dover rimediare a un infortunio nella partita contro lo Stoke City: « Fu Paco (Herrera, ndr), il mio secondo, a suggerirmi di dare una chance a Jude, io non ero sicuro fosse pronto, avevo paura bruciasse le tappe», Bellingham entra, segna e il Birmingham vince. Il suo legame con la squadra è indissolubile, almeno fino a quando risulta possibile, il club è a un passo dal fallimento ed è costretto alla sua cessione. Con i 25 milioni di sterline guadagnati dal Borussia Dortmund, il club evita la bancarotta e in segno di gratitudine ritira la sua maglia, nessuno a Birmingham potrà più indossare la numero 22. 

Jude Bellingham
Jude Bellingham

A Dortmund si fa conoscere dal grande pubblico e dai club che mettono gli occhi su di lui. Gioca tre stagioni, segnando 12 gol in 92 partite, uno di questi gli vale un record, è il più giovane calciatore a segnare nella fase a eliminazione diretta della Champions League, a soli 17 anni e 289 giorni, e al termine della sua ultima stagione con la maglia del Borussia passa al Real Madri, diventando il secondo giocatore inglese più pagato nella storia del calcio, 88 milioni di sterline, secondo solo a Jack Grealish, passato dall’altra squadra di Birmingham, l’Aston Villa al Manchester City. Ha abbandonato la 22, ora ha la numero 5, quella del suo idolo Zinedine Zidane. Ha già segnato 16 gol in sole 21 partite e pare non volersi fermare.

Al di là del valore sportivo che è sotto gli occhi di tutti, Bellingham ha tutte la carte in regola per diventare una vera e propria icona. In parte lo è già, e visto lo straordinario talento è stato messo sotto contratto da Adidas che lo ha scelto come risposta a Haaland testimonial di Puma e Mbappé, uomo immagine di Nike, complice anche il rapporto privilegiato con il club spagnolo di cui, l’azienda tedesca è fornitrice. Potrebbe diventare ciò che è ed è stato Micheal Jordan per la Nike, con tanto di risposta allo storico logo jumpman, dove quello per Bellingham riprenderebbe la sua caratteristica esultanza a braccia aperte. Jude ha già dimostrato di essere a proprio agio con il mondo della moda, quando durante la scorsa fashion week parigina ha partecipato allo show di Pharrell di Louis Vuitton. Prima di vederla stampata sui capi Adidas, abbiamo la certezza di poterci godere la sua esultanza allo stadio e in televisione. Al tavolo dei grandi serve un posto in più, allora si sposti un po’ la seggiola, c’è Jude Bellingham.