

La moda si fa (di nuovo) punk, a tratti gothic, per l’autunno inverno 2025 2026
Da Tom Ford a Versace fino a Jil Sander: per l’AI 25/26, la moda punta su capi in pelle, look total black e applicazioni metalliche. In nome di un nuovo stile punk, a tratti gothic
Chi l’avrebbe mai detto che saremmo stati spettatori del grande ritorno della moda punk. Sulle passerelle delle sfilate si respira lo spirito di chi un tempo si ribellava al sistema ricoprendosi di pelle, borchie e jeans strappati per esprimere disappunto sociale. Un gesto anticonformista quando l’abbigliamento era formale, in linea con l’omologazione da parte di chi prediligeva i completi sartoriali e i toni chiari ai look total leather e i non-colori.

Storia della moda punk
Però, per comprenderne l’attualizzazione in chiave glamour, soprattutto nel menswear, bisogna ripercorrere la storia dello stile punk. Che nasce come un’esplosione a metà degli anni ’70, tra le strade di New York e Londra. Un’intera generazione comincia a esprimere il proprio disagio attraverso la musica, la moda, figlia di un’estetica volutamente disturbante. È un momento storico segnato da crisi economiche, disoccupazione giovanile, sfiducia nelle istituzioni e tensioni sociali: terreno fertile per la nascita di un movimento che rifiuta ogni forma di conformismo.
Il legame tra musica e stile punk
Ad esempio, nella Grande Mela, i Ramones danno voce a un rock grezzo, veloce e diretto, che rompe con le sonorità del rock classico. Poco dopo, a Londra, i Sex Pistols sconvolgono l’opinione pubblica con testi provocatori e atteggiamenti distruttivi, diventando il simbolo del punk britannico. Proprio attorno a loro che si cristallizza anche l’immaginario visivo del punk, a suon di giacche di pelle, spille da balia, pantaloni strappati, creste colorate, trucco pesante. Una figura chiave è Vivienne Westwood, stilista anticonformista che, insieme a Malcolm McLaren (manager dei Sex Pistols), apre il negozio SEX nella capitale inglese. Qui non si vendono solo abiti, bensì provocazioni: T-shirt stampate con slogan sessuali, borchie, catene e simboli anarchici diventano strumenti per attaccare il sistema e le regole del buon gusto borghese.

Il linguaggio punk nell’abbigliamento
Il punk, però, non è solo estetica: è un linguaggio di rottura. Il motto Do it yourself, nato all’interno della scena underground, invita i giovani a creare da soli musica, fanzine e vestiti, sfuggendo alle logiche commerciali. Questo spirito fa nascere etichette indipendenti, concerti autogestiti e una rete di comunicazione alternativa che sfida i media tradizionali. Poi, negli anni ’80, il punk si frammenta in nuove sottoculture (hardcore, post-punk, goth) ma conserva la sua anima ribelle. La moda punk viene inizialmente rifiutata dal mercato, e solo col tempo assorbita e reinterpretata dall’industria della moda. Stilisti come Jean-Paul Gaultier o Alexander McQueen ne riprendono gli elementi, perché erano affascinati dalla ribellione resa vestito e accessorio.

Il ritorno dello stile punk nel 2025
Tant’è che, ancora oggi, lo stile punk fa capolino sulle passerelle e nei guardaroba, pur avendo perso in parte la sua carica originaria. La moda punk è citata e riletta, spesso commercializzata, cercando di mantenere l’anima che da sempre la contraddistingue rispetto alle altre sottoculture — e relativi modi di vestirsi. Tom Ford con i completi in pelle dall’aspetto rigoroso, Versace per i guanti e le applicazioni metalliche all-over, Jil Sander grazie al suo fascino a tratti gotico più che punk: sono i brand che motivano il ritorno di un approccio ai vestiti ben preciso, in vista dell’autunno inverno 2025. Regnano sovrani il total black, il design minimal, anche i dettagli rivelatori di grandi storie. Una moda quasi storica che diventa attuale in poche, e semplici mosse, spingendo verso la riscoperta del passato. Perché la nostalgia resta il vero trend del menswear 2025.
