

Il pigiama è il nuovo tailoring?
Dolce&Gabbana lo porta in passerella, ma è tutto il guardaroba a farsi più fluido: uscire in pigiama oggi è un gesto di stile, libertà e leggerezza. E diciamolo: è anche comodissimo
Fino a qualche anno fa, “uscire in pigiama” era impensabile. Un modo per dire che non ti eri ancora preparato. Oggi è un modo per dire che lo sei più di chiunque altro. Il pigiama, nella sua versione sartoriale, fluida, costruita ma non rigida, è entrato stabilmente nella moda uomo. Non come eccentricità stagionale, ma come codice estetico nuovo. Un mix di comfort, stile e libertà che risponde a una domanda chiara: che senso ha oggi vestirsi bene? E soprattutto: che cosa vuol dire bene?
Una sfilata può bastare a raccontare un cambiamento? No. Ma quando Dolce&Gabbana aprono la Milano Fashion Week Uomo con 90 look ispirati al pigiama – in cotone a righe, seta lavata, viscosa leggera, indossati sotto trench destrutturati o sopra boxer con la banda elastica a vista – qualcosa succede. È sicuramente un messaggio: l’idea che l’eleganza oggi possa anche essere morbida, destrutturata, intima. Il tailoring non sparisce: si rilassa. E Dolce&Gabbana sono solamente gli ultimi a volerlo sottolineare.

Il pigiama come nuovo tailoring
Non è la prima volta che la moda prende ciò che è privato e lo mostra in pubblico. Negli anni ’20, fu la lingerie. Negli anni ’70, il denim da lavoro. Adesso è il turno del pigiama. Il completo maschile, per anni simbolo di controllo e costruzione, oggi si scompone. E viene sostituito da qualcosa di opposto: il pigiama appunto. Non quello da casa, ma quello riletto come abito da uscita. Un nuovo codice visivo e culturale, che mescola comfort, sensualità, libertà. È una tendenza reale, che si estende oltre le passerelle. Non è revival né provocazione: è adattamento. È un tailoring senza rigidezza, che mantiene l’intenzione ma cambia tono. Non urla autorevolezza, ma comunica controllo emotivo. E in questo, è forse più potente di un tre pezzi classico.
Perché adesso? Perché la moda maschile, oggi, è in fase di ricalibratura. La pandemia ha accelerato il bisogno di comodità, ma il vero cambiamento è culturale. È il corpo maschile che cambia. L’idea di virilità. Il desiderio di leggerezza, mentale e fisica, è sempre più centrale. E in un contesto dove la fluidità non è solo gender ma anche funzionale (si lavora da casa, si vive in viaggio, si esce e si rientra in contesti ibridi), il pigiama diventa perfetto: è un abito “di transizione”, che attraversa gli spazi senza bisogno di travestirsi.

Ma non è solo una questione di passerelle o di stile personale: anche i numeri raccontano l’ascesa del pigiama nel guardaroba maschile contemporaneo. Secondo un recente report di Edited, la domanda globale di sleepwear è aumentata del 24% nel 2024, con un picco significativo nella categoria “loungewear ibrido“, cioè capi pensati per dormire ma concepiti anche per essere indossati fuori casa. O ancora, Net-a-Porter e MatchesFashion hanno ampliato le selezioni di pigiami firmati e kimono sartoriali, mentre i dati di Lyst rivelano che le ricerche per “pajama shirt” e “silk trousers” da uomo sono cresciute del 38% solo nei primi sei mesi dello scorso anno. Un salto che non si spiega solo con la nostalgia estetica, ma con un bisogno più profondo: quello di capi versatili, identitari, capaci di raccontare chi siamo senza costringerci nei soliti codici.
Come si indossa oggi
La chiave è nella consapevolezza. Il completo pigiama va portato con decisione, come un gesto preciso. Con sneakers e T-shirt bianca per renderlo urbano. Con sandali in cuoio o mocassini morbidi per evocare un’estate colta e mediterranea. O con una camicia aperta sul petto nudo, se si ha voglia di raccontare una sensualità più disinvolta. I modelli più raffinati sono in seta lavata o in cotone jacquard, ma anche un lino leggero o un viscosa ben costruita possono fare la differenza. Le stampe? Classiche, geometriche o floreali. Mai troppo ironiche, se si vuole mantenere il bilanciamento tra relax e rispetto.

Forse il pigiama è l’ultima forma di lusso silenzioso. Un modo per prendersi il proprio spazio anche nella folla. Perché chi sa stare bene dentro un pigiama, sa stare bene quasi ovunque. È un abito che racconta un’altra idea di potere: non più mostrare, ma sottrarre. Non più impressionare, ma lasciar respirare.