Zohran Mamdani, l’eleganza sobria del primo sindaco Millennial di New York
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Zohran Mamdani, l’eleganza sobria del primo sindaco Millennial di New York

di Digital Team

34 anni, orgogliosamente figlio di immigrati, è il nuovo volto della Big City che cambia e vuole cambiare. Il suo look? In linea con la sua campagna inclusiva e accessibile: essenziale, con tocchi distintivi

«Sono giovane, nonostante i miei sforzi per invecchiare. Sono musulmano. Sono un socialista democratico. E, cosa più grave di tutte, mi rifiuto di scusarmi per tutto questo». Carismatico e sicuro di sé, Zohran Mamdani è il volto della New York che cambia e che vuole cambiare.

Nuovo sindaco della Grande Mela, tra i più giovani di sempre, la sua elezione è stata uno squarcio luminoso nell’establishment politico americano in naftalina. Le parole con cui ha aperto il mandato? Il manifesto di una diversità che è una medaglia da fissare al petto. Con sorriso gentile incrollabile, un’agenda progressista promettente e uno stile di sobria eleganza.

Cosa significa l’elezione di Zohran Mamdani

E pensare che nei primi mesi della sua campagna elettorale Zohran Mamdani aveva appena l’1% nei sondaggi. Fino al 56% alle primarie democratiche e al 50,4% dell’elezione del 4 novembre. «Il nostro momento è arrivato, New York. Il nostro momento è adesso», aveva scritto Mamdani su Instagram il giorno prima del voto.

34 anni, da outsider di sinistra a primo sindaco Millennial della Big City, Zohran Mamdani ha fatto breccia con uno stile comunicativo schietto e ironico che tramite i social ha raggiunto in modo diretto le nuove generazioni. Ha colpito il cuore della working class multietnica e ha portato alle urne chi da tempo rinunciava al voto. L’affluenza è stata la più alta degli ultimi vent’anni.

Nato in Uganda e newyorchese dall’età di sette anni, nel suo programma elettorale c’è la visione di una New York più accessibile e socialmente equa: bus gratuiti, affitti calmierati, sostegno all’edilizia pubblica e alla mobilità green, tasse più alte per i super ricchi, apertura di negozi di alimentari comunali. «In questo momento di oscurità, New York sarà la luce», le sue parole vittoriose, traboccanti di speranza.

Zohran Mamdani
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Zohran Mamdani insieme alla moglie Rama Duwaji e ai genitori Mahmood Mamdani e Mira Nair al Brooklyn Paramount Theater a New York, 4 novembre 2025

Alle spalle due genitori intellettuali e multiculturali

Zohran Mamdani è il primo sindaco socialista e di fede musulmana di New York. Sono queste le sfumature che hanno fatto più scalpore nella sua elezione, usate come leva di paura dai suoi detrattori.
Ma i colori più vividi dietro la sua vittoria sono altri: Mamdani ha riportato entusiasmo e luce nella politica americana. È tornato a discutere di bisogni veri e vita concreta. All’annuncio della sua la vittoria al Paramount Theater di Brooklyn risuonava Not like us di Kendrick Lamar (“loro non sono come noi”).

«Renderemo questa città un luogo che i lavoratori possano amare e vivere di nuovo», le sue promesse. New York è «una città di immigrati, supportata da immigrati e da oggi guidata da un immigrato».

Di origini indiano-ugandesi, Zohran Mamdani è cresciuto in una famiglia interreligiosa, intellettuale e multiculturale. I suoi genitori sono la garanzia della sua ricchezza formativa. Chi non ha amato la spumeggiante commedia corale Monsoon Wedding – Matrimonio indiano, Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia 2001? Alla regia c’è la mamma del neo-sindaco, Mira Nair, affermata regista indiana.
Suo padre Mahmood Mamdani, invece, è un antropologo e accademico, professore alla Columbia University.

Nella notte della vittoria, tra umorismo e senso della politica, nel suo discorso Mamdani ha inserito anche una frase in arabo:  «Lotteremo per voi, perché noi siamo voi. O come diciamo a Steinway (nel Queens, ndr), “ana minkum wa alaikum” (sono uno di voi e per voi)».

Zohran Mamdani
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Zohran Mamdani, 19 ottobre 2025

Il guardaroba di Zohran Mamdani

Anche l’abbigliamento di Zohran Mamdani è distintivo, specchio di un’eleganza disinvolta e accessibile. Il suo è un look pratico e rilassato, deliberatamente da “sindaco del popolo”, chiave importante nel creare un legame di autenticità e affidabilità con gli elettori.
Non rinuncia al completo scuro con cravatta sottile e camicia bianca, ma senza ricorrere al tailor made da politici dell’élite. Sceglie tessuti comodi e non ostentati.

In passato ha dichiarato con candore che uno dei suoi negozi preferiti è Uniqlo, all’insegna del minimalismo e delle linee pulite e classiche, dai colori neutri.
Sua moglie Rama Duwaji, ventottenne di origini siriane, illustratrice e ceramista, è la sua consigliera in fatto di guardaroba.

Caratteristici della sua immagine, lo hanno accompagnato per tutta la campagna elettorale tre anelli d’argento, due sulla mano destra e uno sulla sinistra. E anche in questo caso è soprattutto la storia che c’è dietro a contare. Uno, proveniente dalla Siria, apparteneva al nonno paterno, morto nel 2013: «È un modo per continuare a tenerlo dentro la mia vita», ha detto. Un altro è un regalo della moglie in un viaggio in Tunisia.

Sul polso, oltre a un braccialetto rosso in corda, un orologio che non toglie mai. No, nessun Rolex o Cartier. È un Casio, un semplice segnatempo con cinturino a maglie stile vintage. Ce l’ha addosso da un po’, non l’ha infilato apposta in odor di propaganda, già lo sfoggiava al matrimonio.

Uno stile sobrio e morbido con alcuni tocchi distintivi, affine alle sue direttive politiche. Con autenticità e da Millenial, verso il nuovo.