Unico italiano, insieme alla scrittrice Elena Ferrante, lo stilista a capo di Givenchy è personalità influente tra le più importanti al mondo, secondo il Time Magazine

Riccardo Tisci
Lo stilista Riccardo Tisci è tra le cento persone più influenti al mondo secondo il Time Magazine

Barack Obama e Papa Francesco, Christine Lagarde e Marck Zuckenberg (con consorte Priscilla Chan): una lista annuale, quella del Time Magazine, che annovera le personalità che maggiormente hanno influenzato, e si suppone, influenzeranno, le nostre vite. 

Oltre agli ovvi nomi dei politici che si sono maggiormente distinti, a vario titolo (si va infatti da Hillary Clinton a Donald Trump, in un ampio spettro che comprende anche personalità molto contestate come il premier turco Erdogan e il presidente russo Putin) a distinguersi sono anche personalità che stanno dando nuova forma alla modernità, dall’impegno per l’ambiente che contraddisingue da sempre Leonardo Di Caprio alle performance atletiche che superano ogni limite precedentemente stabilito, come quelle di Usain Bolt.

Stupisce così, ad una prima impressione, la nomina di un designer, un creativo, come Riccardo Tisci, unico italiano ad essere inserito nella prestigiosa lista, insieme ad Elena Ferrante, autrice misteriosa di una tetralogia, quella dell’Amica Geniale, incensata dal New York Times.

Eppure Riccardo Tisci, il quarantaduenne alla guida da 11 anni della maison francese Givenchy, (che, in suo onore, ha cambiato nome, ribattezzandosi come Givenchy by Riccardo Tisci) ha profondamente modificato il DNA non solo del marchio del conte Hubert, chiccoso aristocratico con un rapporto elettivo che lo legava a Audrey Hepburn, ma anche quello di tutto il mondo della moda, prima distante anni luce dalle strade, alle quali lui ha sempre guardato come fonte di ispirazione.

Natali tarantini, nove sorelle e una madre rimasta presto vedova che decide di trasferirsi in Lombardia con famiglia a seguito, guarda subito lontano, iscrivendosi al rinomato Central Saint Martins di Londra, che ha formato i maggiori geni creativi del secolo, da Alexander McQueen a John Galliano.

Da lì la strada verso l’ascesa, fatta di marchi italiani come Puma, Coccapani e Ruffo, prima della chiamata alla corte di Givenchy, nel 2005, anno domini nel quale inizia, una sfilata dopo l’altra, a spostare l’asticella del gusto, spesso in direzioni inaspettate, sfidando convenzioni e regole non scritte del mondo della moda.

La fusione dell’haute couture con il mondo dello sport, intuizione commercialmente felice che ha avuto tra i primi; l’amore per una certa cultura underground, dai profili ruvidi, che nasce da Harlem e si fonde con la manualità delle maison parigine (e la collezione maschile per il prossimo inverno, infatti, guarda all’heavy metal del Botswana, in Africa); il felice incontro con il mondo musicale, vestendo Madonna durante il suo Sticky and Sweet Tour e divenendo guru di stile di mostri sacri Oltreoceano, da Jay-Z a tutta la nuova generazione di rapper che si riconoscono nel suo stile. Ma non solo alla strada ha guardato Riccardo: profondamente appassionato d’arte, ha collaborato con artiste come Marina Abramovic, stampato sulle sue felpe le foto di Robert Mapplethorpe, ed è stato il primo a scegliere come testimonial del marchio una diretta concorrente, Donatella Versace, dimostrando che un rapporto d’amicizia e di stima reciproca supera la ragion di stato. 

Un artista, capace di funambolismi prima di lui neanche mai provati, a ragione nella lista degli uomini più influenti al mondo.