John Galliano approda da Margiela, ma la sua firma è già nella storia della moda: dall’Oriente alla lingerie in vista, ecco i trend più famosi del couturier

Nominato ufficialmente oggi come designer, proprio della couture, da Martin Margiela, dopo giorni di indiscrezioni, il designer di Gibilterra ritorna così alla moda dopo un lungo periodo di esilio, a seguito dello scandalo relativo alle frasi innegianti al nazismo che lo ha visto protagonista nel 2011. Anni che ha speso in un percorso personale di rinascita, fino ad essere di nuovo pronto, col favore del mondo della moda e delle sue più alte cariche (da Anna Wintour a Franca Sozzani, sono stati in molti ad augurarsi un nuovo capitolo per lui nel fashion system) ad esprimersi ai massimi livelli, quelli che gli sono da sempre più congeniali.

Ha fatto sognare il mondo della moda, facendo viaggiare le sue donne, e anche quelle di tutto il resto del mondo, attraverso gli anni, e i secoli. Le sue sfilate da Dior e da Givenchy sono state le più attese dagli addetti ai lavori, non solo per il grado di spettacolarizzazione concessogli con affetto dalle maison che lo hanno avuto come designer, ma anche per le sue uscite nel finale. Pirata, torero, astronauta: John Galliano ha portato la couture anche nel più pratico emisfero del prêt-à-porter.

Iconoclasta con ironia, si è diplomato alla Central Saint Martins nel 1986, quando ha vinto per la prima volta il prestigioso premio come British designer of the year, lanciando la sua linea omonima solo un anno dopo. Protagonista fin da subito della scena londinese, quella della moda come quella sociale, dove era protagonista con Kate Moss a Naomi Campbell, fa presto a farsi notare anche dai grandi nomi. Approda da Givenchy nel 1995, succedendo nella direzione artistica al fondatore della maison, il conte Hubert de Givenchy. La sua donna è versatile, eccentrica, massimale, ma soprattutto sempre, inequivocabilmente femmina. Sdogana la lingerie in vista creando per Givenchy Haute couture abiti che sembrano sottovesti, a metà tra un’eterea ninfa dei boschi e una consapevole seduttrice, immagine portata all’espressione massima grazie all’aiuto delle top, da Christy Turlington a una giovanissima Gisele.

Nel 1997 arriva da Dior, lasciando in eredità il suo posto da Givenchy ad Alexander McQueen, unico genio a lui pari in quanto ad amore per la teatralità. Da LVMH lavora per 15 anni, regalando alla maison quadri e opere d’arte, più che semplici pezzi d’abbigliamento. Rivisita la classica Bar Jacket esaltando la baschina della giacca più famosa di Dior, si sposta con scioltezza dalla corte di Versailles al seicento fiammingo, creando un universo multiforme e iper colorato di  principesse in fuga dalla rivoluzione sovietica e ballerine della Belle Epoque. Il giudizio morale è sospeso, sante e peccatrici sono uguali, l’importante è la drammaticità, sempre ai massimi livelli, come nella collezione disegnata per il suo marchio nel 1994. 

Adorato da star e stylist, le sue fan annoverano la principessa Diana e Charlize Theron, per cui crea l’abito laminato d’oro divenuto iconico indosso alla statuaria attrice sudafricana nella pubblicità del profumo più noto della maison, J’Adore. Il suo immaginario è linfa e ispirazione di alcuni dei maggiori servizi fotografici e campagne che il mondo della moda ricordi, come Harper’s Bazaar, che nel 2007 lo immortala su un cavallo, circondato dalle sue creazioni più famose. Agli onori della cronaca ritorna di recente, nel 2011, per l’abito da sposa della sua amica Kate Moss, sul quale ricama profeticamente una fenice che rinasce dalle sue ceneri.

Le sue incursioni geografiche non risparmiano neanche il paese del Sol Levante, centro nevralgico d’interesse nella moda degli anni novanta, grazie a nomi come Rei Kawakubo, Yohji Yamamoto e Issey Miyake. Il suo Giappone è però lontano anni luce da quello minimale, in bianco e nero dei designer della triade giapponese dell’unisex. Le sue geishe, lussuriose e colorate di nuance pastello, indossano kimono ricamati dai migliori artigiani francesi, senza rinnegare nulla della loro carica sensuale.

Dissacratore, non si sottrae alle polemiche sociali, come quando crea per Dior un abito ispirato ai clochard francesi, che vede cercare calore e riparo avvolgendosi nei giornali. Il newspaper dress diventa un simbolo, portato alla fama da Sarah Jessica Parker, che lo indossa nel telefilm di culto Sex and the city. Ma la Francia lo ama, e gli concede la Legione d’Onore (che gli verrà poi tolta nel 2012 dal presidente Hollande, un anno dopo lo scandalo).

Risultati che basterebbero per una vita intera, ma che per uno come John Galliano sono, evidentemente, solo il primo capitolo. Il secondo inizierà a Gennaio, quando sfilerà la prima collezione di couture di Maison Martin Margiela con la sua firma. E il mondo della moda è già in trepidante attesa.