Le 5 librerie che hanno fatto la storia del design
Bifacciali, autoportanti, assemblabili, fluttuanti, pop: le librerie che hanno conquistato un posto nella storia del design sono state in grado di rivoluzionare le consuete modalità di esposizione di libri e oggetti. Ecco come…
Dipinto da Antonello da Messina fra il 1474 e il 1475 circa, San Girolamo nello studio conduce lo sguardo dell’osservatore all’interno di una sorta di ‘alcova lignea’. Concentrato nella lettura, il santo è circondato da ripiani e mensole, sui quali sono esposti e conservati libri, oggetti in ceramica e vari strumenti. Conservato alla National Gallery di Londra, il quadro cristallizza nel tempo l’immagine di una ‘libreria canonica’: solida, appoggiata a terra, realizzata in legno. Evolutasi, nel corso dei secoli, da elemento d’arredo riservato a un numero circoscritto di utenti a presenza fondamentale dell’ambiente domestico e professionale, la libreria ha permesso a generazioni di architetti e designer di misurarsi con un tema progettuale dallo straordinario potenziale espressivo e formale. Dalle ricerche e sperimentazioni condotte in questo specifico ambito sono nati modelli scultorei, iconici e irriverenti, in grado sia di sovvertire l’archetipo basato sull’ortogonalità della struttura portante, sia di incoraggiare la sperimentazione sui materiali. Ripercorriamo la storia delle librerie a partire dai cinque esemplari che hanno contribuito a riscrivere il ‘destino’ di questo mobile.
1. Glass shelves di Shiro Kuramata prodotta da Glas Italia
Scomparso esattamente trent’anni fa, il designer giapponese Shirō Kuramata è stato uno degli autori più autorevoli e innovativi del XX secolo. A confermarlo è anche il progetto della libreria Glass Shelves #1, risalente al 1976 e prodotta da GLAS Italia. Per realizzarla Kuramata puntò su un unico materiale, apprezzato da sempre per la trasparenza e la raffinatezza: il cristallo. A formare la libreria sono infatti lastre di 12 mm di cristallo termosaldato, senza l’ausilio di altri elementi. Il risultato colpisce per la perfezione e l’eleganza formale, legata anche alle proporzioni auree.
2. Bookworm di Ron Arad prodotta da Kartell
Curvilinea, in PCV colorato in massa e, soprattutto, flessibile. È il 1994 quando sul mercato esordisce la rivoluzionaria Bookworm di Ron Arad. Prodotta da Kartell, questa libreria riesce a personalizzare ciascuna parete sulla quale viene fissata grazie all’andamento dinamico e alla forma sinuosa. Concepita per sostenere un carico di 10 kg in ogni supporto e dotata di strutture ferma libro, si inserisce nell’ambiente domestico con forza e carattere, introducendo una nota pop.
3. Graduate di Jean Nouvel prodotta da Molteni
Con la pluripremiata Graduate, disegnata da Jean Nouvel per Molteni&C, ad affermarsi è la volontà di svincolare la libreria dal proprio ‘peso a terra’, così da dare vita a un esemplare che sembra leggerissimo e capace di fluttuare. Datata 2003, questa raffinatissima libreria sospesa è provvista di un’unica mensola ancorata a parete o soffitto. I ripiani, in legno e alluminio, sono sostenuti dai tiranti in acciaio ad essa associati.
4. Infinito di Franco Albini prodotta da Cassina
Una libreria che, all’occorrenza, può anche essere un divisorio, perché è posizionabile anche al centro della stanza, non solo addossata a una parete. Stiamo parlando della ‘storica’ Infinito, il cui design porta la firma di Franco Albini. Disegnata tra il 1956 e il 1957 e oggi parte integrante della Collezione Cassina I Maestri, è formata da montanti in massello, mensole multiple e contenitori con ante battenti o a ribalta. Fra le varie versioni attuali, rientra quella a parete denominata Infinito Wall.
5. Cloud di Ronan & Erwan Bouroullec per Cappellini
Per Cappellini, i designer Ronan & Erwan Bouroullec mettono a punto nel 2004 la libreria bifacciale Cloud. Realizzata con la tecnologia di stampaggio rotazionale, in polietilene bianco, lascia aperte all’utente finale una gamma di soluzioni compositive. A caratterizzarla, infatti, sono moduli variamente aggregabili, che si fissano fra loro grazie a clip a pressione. Una volta associati, suggeriscono in chi li osserva una giocosa struttura ad alveare.