Perché improvvisamente tutti vogliono una casa galleggiante?
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Perché improvvisamente tutti vogliono una casa galleggiante?

di Tiziana Molinu

Dalle boathouse danesi ai mini-loft su pontoni in Croazia, le floating homes sono la nuova frontiera tra fuga e design. Non più solo sogno hippie, ma architettura concreta, instagrammabile e sostenibile

Mai pensato di vivere sull’acqua? E no, non parliamo di una barca, ma di una vera casa: essenziale, architettonica, fluttuante. Le chiamano floating homes, ma sono ben più di una moda: sono una risposta concreta all’urbanizzazione esasperata, al cambiamento climatico, al bisogno collettivo di fuga. Non sorprende che, negli ultimi anni, queste abitazioni galleggianti abbiano conquistato designer, architetti e startupper, trasformandosi da sogno bohémien a tendenza internazionale tra sostenibilità e lifestyle.

A guidare l’onda è l’Europa del Nord: Amsterdam in testa, dove progetti come Schoonschip (un vero e proprio quartiere galleggiante) sperimentano un nuovo modo di abitare in comunità sull’acqua, tra pannelli solari, smart grid e design modulare. Ma la marea si è già allargata: in Danimarca studi come Zunshine Living progettano boathouse prefabbricate da 70 a 130 metri quadrati, mentre in Croazia spuntano mini-loft su pontoni, sospesi tra nautica e design da boutique hotel.

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Architettura (letteralmente) a filo d’acqua

Chi pensa alle case galleggianti come a un’eredità degli anni ’70 dovrà aggiornarsi. Oggi si parla di architettura ad alta efficienza energetica, materiali sostenibili e linee progettate al millimetro per galleggiare, sì, ma con stile. Le pareti sono spesso in vetro temperato a tutta altezza, per riflettere il cielo e cancellare ogni confine tra interno ed esterno. I tetti si trasformano in terrazze solarium, le cucine si aprono su deck in teak, i volumi sono mobili, riconfigurabili, minimali, ma non minimalisti.

Alcuni modelli sembrano micro-villaggi modernisti firmati da architetti nordici: prendono ispirazione dal brutalismo scandinavo o dalla Bauhaus costiera. Altri sono piccole suite fluttuanti degne di Aman o Six Senses, perfette per un turismo esperienziale che non cerca solo il paesaggio, ma il modo più elegante di abitarlo.

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Zunshine Living, in Danimarca, punta su boathouse modulari con interni customizzabili in quercia affumicata, vetro opale e acciaio nero. Kodasema, in Estonia, propone micro-strutture galleggianti compatte ma autosufficienti, con finiture in legno chiaro, pannelli fotovoltaici e moduli componibili. In Croazia, le floating suite più esclusive nascono su pontoni allargati con piscina privata, vetrate apribili e dock personale per la barca.

Il design, qui, è tutt’altro che decorativo: è parte del concetto stesso di abitare. Si progetta per amplificare la luce, massimizzare la ventilazione naturale, minimizzare il consumo, ma anche per creare un’estetica calma, fotogenica, contemplativa. Non a caso, su Instagram, l’hashtag #floatinghome viaggia virale tra migliaia di post: pontili in legno, dettagli in ottone spazzolato, cieli riflessi sulle finestre. Abitare una casa galleggiante è anche un modo per vivere dentro un’immagine; e condividerla.

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Perché scegliere una casa galleggiante? E soprattutto, quanto costa?

La casa galleggiante è il sogno della fuga, ma con struttura, comfort e prospettiva. La floating home è diventata un’icona del “new living”: disconnessa ma funzionale, autonoma ma vicina, architettonica ma poetica. Proprio per questo piace tanto anche ai giovani creativi, ai nomadi digitali, ai designer che la vedono come un canvas da abitare.

Contrariamente però all’idea romantica del vivere “leggeri”, una casa galleggiante può avere costi tutt’altro che simbolici. In Danimarca e nei Paesi Bassi, dove il fenomeno è più consolidato, una floating home prefabbricata può partire da circa 250.000 euro per una superficie di 70 metri quadrati. I modelli su misura, con terrazze, materiali di pregio e impianti a energia autonoma, possono superare anche i 500.000. In Croazia, invece, il mercato si muove su fasce più basse: qui si trovano mini-loft stagionali su pontoni da 40.000 a 100.000 euro, pensati spesso per un turismo di nicchia, affascinato dall’idea di una vacanza “off grid”, ma con tutti i comfort. E oltre al costo iniziale, non vanno dimenticati neanche la manutenzione: ormeggio, assicurazione, controlli periodici sulla galleggiabilità e sugli impianti.

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In ogni caso, se prima si trattava di una nicchia per avventurosi o eccentrici, oggi è una frontiera abitativa reale, soprattutto in zone dove il suolo è caro o inesistente. I governi del Nord Europa stanno iniziando a regolamentare e incentivare queste forme abitative. Anche per l’Italia – dove laghi, coste e lagune non mancano – il tema inizia a interessare: dai primi esperimenti turistici sul Garda a nuove proposte nel Delta del Po. E non si tratta solo di case. Si tratta di un nuovo modo di stare al mondo. E il fatto che sia così bello da fotografare non guasta affatto.