Metropolitane da Oscar: ecco le fermate più belle del pianeta
(Photo by: Michele Stanzione/REDA/Universal Images Group via Getty Images)

Metropolitane da Oscar: ecco le fermate più belle del pianeta

di Digital Team

Breve guida alle meraviglie che ti aspettano sotto i marciapiedi. Un viaggio nelle stazioni metro del mondo che per architettura e arte non hanno niente da invidiare a un museo

Le metropolitane… siamo abituati a vederle così: la folla che avanza compatta, lo sguardo perso sullo smartphone, l’annuncio incomprensibile dell’altoparlante. La metro è il non-luogo per eccellenza, l’intermezzo frettoloso tra un punto A e un punto B. Una necessità. A volte, una piccola ossessione. Ma cosa accadrebbe se, invece di abbassare lo sguardo, alzassimo gli occhi? Se quel viaggio diventasse la destinazione stessa? Perché esiste una geografia sotterranea dove il cemento non è grigio, ma è la tela per opere magistrali. Le scale mobili sono prologue che anticipano colpi di scena architettonici. I binari non delimitano solo percorsi, ma confini tra il quotidiano e lo straordinario.

Questo non sarà è un semplice elenco di fermate. È una guida di stile per viaggiatori che vogliono cambiare prospettiva. Perché mentre in superficie le capitali si sfidano a colpi di grattacieli e parchi, nel sottosuolo si combatte una guerra molto più raffinata: quella della bellezza. Una guerra fatta di marmi, mosaici e luci. Stiamo per entrare nel backstage delle città più cool del pianeta, dove gli architetti sono rockstar e ogni stazione è un album di successo. Scendere sottoterra non è mai stato così spettacolare: ecco le stazione metropolitane che sono un’esperienza must-see.

Komsomolskaya – Mosca

Barocco sovietico: questo non è un eufemismo ma un progetto urbano che mise la retorica storica sul soffitto della metropolitana. Komsomolskaya, sulla circolare, è un salone con colonne di marmo, lampadari e grandi mosaici celebrativi firmati da Pavel Korin e altri; immagini che idealizzano battaglie, capi, miti nazionali. Costruita nel dopoguerra come «stazione-manifesto», usa la magnificenza per parlare di identità collettiva; camminarci è essere dentro un’icona dove la funzione e la pompa scenica convivono.È un esempio paradigmatico di come architettura e propaganda possano sovrapporsi: bellezza e intenzione politica viaggiano insieme.

T-Centralen – Stoccolma

T-Centralen
AFP PHOTO / JONATHAN NACKSTRAND

C’è una ragione per cui la tunnelbana (la metro di Stoccolma ndr😉 è spesso chiamata «la galleria d’arte più lunga del mondo»: dalle pareti scavate nella roccia emerge un’estetica che sembra scolpita piuttosto che dipinta. A T-Centralen (in particolare sui binari della Blue Line) Per Olof Ultvedt e altri artisti trasformarono il vuoto freddo in un paesaggio cromatico: campiture di blu, silhouette di lavoratori, micro-installazioni che interrompono la monotonia del viaggio. È un progetto collettivo che racconta la Svezia per frammenti: storia popolare, sensibilità nordica, un’idea democratica dell’arte (arte per tutti, non per il museo). Visitarla è come camminare dentro una pellicola scandinava: pulita, densa, straniante.

Toledo – Napoli

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(Photo credit should read MARIO LAPORTA/AFP via Getty Images)

Scendere le scale a Toledo è entrare in un abisso che non spaventa: ti risucchia la vista come un quadro sommerso. Progettata da Óscar Tusquets Blanca per il progetto delle “Art Stations” napoletane, la stazione gioca con mosaici, contrasti di luce e una sequenza di passaggi che sembra coreografata per il movimento del pendolare. Non è ornamento sterile: è un racconto del luogo (il mare, la luce meridionale) tradotto in materiale – ceramica, pietra, led – che lavora sul tempo dell’attesa. Le scale mobili diventano un dispositivo teatrale che ti cala in profondità; la superficie si stratifica, e ogni sguardo trova un dettaglio nuovo. Uno di quei posti in cui stare con naso all’insù diventa praticamente inevitabile.

Formosa Boulevard – Kaohsiung (Taiwan)

Formosa Boulevard
(Photo by: Dukas/Universal Images Group via Getty Images)

Immagina una cupola di vetro che ti sovrasta: è il “Dome of Light”, la grande lastra policroma di Narcissus Quagliata nella stazione Formosa Boulevard: oltre 7000 piedi quadrati di vetro dipinto che raccontano cosmologie, luce e rinascita. È un’opera collettiva sulla grande scala pubblica: anni di lavorazione, migliaia di pannelli e una scena centrale che trasforma la banchina in un’installazione liturgica. La stazione è anche luogo di memoria politica (nei pressi il “Formosa Incident” del 1979), perciò il monumento non è solo estetico ma stratificato: arte, storia, commozione civica.

Olaias – Lisbona

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(Photo credit should read MIGUEL RIOPA/AFP via Getty Images)

Post-modernismo in metropolitana: Tomás Taveira portò in Olaias una follia di colori e geometrie: pannelli lucidi, volumi sospesi e contrasti che dichiarano il progetto come evento visivo. Aperta nel 1998 per l’espansione legata a Expo ’98, la stazione diventa manifesto di una città che accentua la luce e la teatralità anche underground. È una fermata che ti costringe a guardare, non puoi passarci indifferente; i dettagli degli artisti (Pedro Cabrita Reis e altri) rendono la superficie una sequenza di fermenti visivi.

Zoloti Vorota – Kyiv

Zoloti Vorota
(Photo by Sergei SUPINSKY / AFP) (Photo by SERGEI SUPINSKY/AFP via Getty Images)

Zoloti Vorota (la Porta d’Oro) rievoca la Kievan Rus’: mosaici dorati, archi che imbracciano la storia, un uso del tema nazionale come tessuto decorativo. Vedrai ritratti, scene storiche, un lavoro di narrazione per immagini firmato dagli artisti ucraini che hanno scelto la stazione come proscenio della memoria nazionale. Fu un azzardo progettuale negli ultimi anni dell’URSS: l’idea di evocare l’architettura religiosa antica in ambito metropolitano parlava di identità e rotture culturali. Scendere qui è sentirsi, per un attimo, dentro un piccolo santuario urbano.

Westfriedhof — Monaco di Baviera

Westfriedhof
(Photo by Sven Hoppe/picture alliance via Getty Images)

Non solo materia: qui regna la luce come personaggio. L’architettura grezza (cemento a vista) è smossa da grandi cupole luminose, undici lampade che proiettano fasci rossi, gialli e blu, create da Ingo Maurer, creando un paesaggio cromatico che cambia ad ogni passo. Aperta nel 1998, la stazione è spesso usata come immagine per album, campagne fotografiche e francobolli: la luce qui diventa firma, e la profondità del soffitto la cornice perfetta per una scena quasi cinematografica. È un’idea semplice e potente: meno ornamento, più effetto emotivo.

Arts et Métiers — Parigi

Arts et Métiers — Parigi
(Photo by Mika Volkmann/Getty Images)

Un set steampunk nel cuore della capitale: la ristrutturazione del 1994 affidata a François Schuiten -autore di fumetti e immaginario visionario – ha rivestito la stazione con pannelli di rame, oblò, bulloni e una luce calda che ricrea l’interno di un sottomarino ottocentesco. È un omaggio alla tecnica, all’industrialismo immaginato (Jules Verne sorride dall’alto dei dettagli), e funziona perché la scelta stilistica è coerente con il vicino Musée des Arts et Métiers: la metropolitana diventa un’anteprima dell’esposizione. Cammini tra gingilli metallici e sembri parte di un romanzo di avventura.

Avtovo – San Pietroburgo

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(Photo by Lorenzo Di Cola/NurPhoto via Getty Images)

Un palazzo degli zar nascosto sotto terra: colonne in vetro intagliato, marmi e decorazioni neoclassiche che trasformano la stazione in un salone imperiale. Inaugurata nel 1955, Avtovo porta l’opulenza barocca di superficie nel sottosuolo, creando un effetto scenografico unico. Le colonne di cristallo sembrano diffondere la luce come lampadari silenziosi, mentre i mosaici celebrano la difesa eroica della città durante la Seconda guerra mondiale. È un luogo che unisce lusso e memoria storica, e che lascia a bocca aperta chiunque vi entri per la prima volta.