Il supermercato brutalista che non sapevamo di voler visitare
Courtesy Minimal Studio

Il supermercato brutalista che non sapevamo di voler visitare

di Tiziana Molinu

Fare la spesa dentro un monolite di cemento, acciaio e calcestruzzo? A Maiorca si può. Plastic Box è un supermercato che ha l’aspetto di un’installazione brutalista e il destino di un’attrazione: si entra per comprare, si resta per guardare (e fare foto)

A Maiorca oggi non si va solo per il mare, il sole e la promessa eterna di una vita più lenta. Si va anche per fare la spesa. O meglio: per visitare un supermercato che sembra uscito da un manuale di brutalismo aggiornato all’era di Instagram. Succede a Port de Pollença, dove un normale punto vendita di quartiere è stato trasformato in un oggetto architettonico radicale, al confine tra spazio funzionale, installazione artistica e attrazione turistica. Il suo nome è Plastic Box e il progetto porta la firma di Minimal Studio, studio maiorchino che ha deciso di rispondere a una domanda mai posta prima: e se il supermercato smettesse di fingere di essere neutro? Perché di questo si tratta. Plastic Box non prova a essere accogliente, non rassicura, non addolcisce l’esperienza. Al contrario, la rende brutale.

plastic box maiorca
Courtesy Minimal Studio

Ecco com’è fatto un supermercato brutalista

All’esterno, Plastic Box si presenta come una scatola monolitica in cemento, priva di concessioni decorative. Nessuna vetrina ammiccante, nessuna grafica seduttiva. L’ingresso è un varco scuro, quasi un portale: eppure lì, contro ogni logica architettonica a cui siamo abituati, ci vai a fare la spesa. È un gesto volutamente anti-retail, soprattutto se pensiamo all’immaginario dei supermercati contemporanei, progettati per essere luminosi, fluidi, invisibili a sé stessi.

Dentro cemento, acciaio, scaffali sembrano strutture industriali più che arredi. Il pavimento in calcestruzzo lucidato riflette la luce come una piazza urbana, non come una corsia di offerte speciali. È un linguaggio che richiama il brutalismo storico, ma lo rilegge con precisione curatoriale, più vicino a un project space che a un non-luogo.

Courtesy Minimal Studio

La vera chicca, però, è sopra la testa. Il soffitto di Plastic Box è composto da oltre mille cassette in plastica riciclata, sospese e modulari, trasformate in un sistema architettonico multifunzionale. Diffondono la luce, proiettano ombre geometriche, nascondono gli impianti e contribuiscono alla ventilazione e alla gestione dell’acqua piovana.

E se il brutalismo storico nasce come architettura anti-spettacolare, Plastic Box ne rappresenta la versione aggiornata: brutalismo post-social, dove la materia resta cruda ma la composizione è pensata per essere fotografata, condivisa, raccontata. Un paradosso solo apparente. E nonostante ciò no, non è diventato né un museo né uno spazio a pagamento che strizza l’occhio a hipster, influencer o content creator. È un luogo operativo, quotidiano, frequentato da residenti e turisti. Ed è proprio questa ambiguità a renderlo così interessante: un posto dove comprare pane e verdura diventa anche uno spazio da visitare, osservare, fotografare e postare su Instagram.

plastic box maiorca
Courtesy Minimal Studio

Oggi Plastic Box è diventato una tappa per architetti, designer, creator e curiosi. Aver trasformato un supermercato in una destinazione senza trasformarlo in una caricatura è il suo grande merito. Dimostrando che anche i luoghi più ordinari possono diventare potenti. E così, a Maiorca, tra una cala e un tramonto, si finisce per entrare in una scatola di cemento. Non per caso. Ma per scelta.