La mostra di Alex Da Corte stravolge il white cube della galleria Giò Marconi a Milano.

Se un tempo fare l’artista significava attraversare una più o meno lunga gavetta, oggi c’è una generazione di giovani artisti che rischia di diventare superstar nel giro di poco tempo (e chissà per quanto). Gli adepti alle compravendite sul mercato dell’arte li chiamano “blue chip”, esattamente come i titoli più performanti sul mercato azionario. Alex Da Corte è uno di questi nomi nell’occhio del ciclone, ma ha superato i 30 anni e conta una serie di collettive in importanti istituzioni pubbliche e private in curriculum, oltre a una personale al Massachusetts Museum of Contemporary Art già in programma per il 2016, ragioni per cui le carte in tavola fanno ben sperare in un consistete futuro.

La sua prima mostra in Italia, Devil town, ha aperto i battenti alla galleria Giò Marconi di Milano che, avendo inaugurato meno di tre mesi fa la nuova location, si è vista stravolgere lo spazio espositivo dall’artista di Philadelphia, originariamente concepito dagli architetti Kuehn Malvezzi secondo il modello del “white cube”. Alex Da Corte ha invece pittato i muri di rosso rugginoso, srotolato una moquette multicolor a terra e costruito uno scenario fatti di stralci di mondo ispirato ad Aspettando Godot di Samuel Beckett: un albero spoglio, una staccionata, una lepre, un mucchio di sneakers accatastate al muro. Il tutto inserito nella densa atmosfera creata da un’installazione sapiente di luci al neon. Un lavoro che farebbe invidia, tra l’altro, a un consumato decoratore d’interni, come Da Corte ha già avuto modo di dimostrare con la precedente personale Die Hexe alla galleria Luxemburg & Dayan di New York inaugurata lo scorso febbraio, dove una serie di stanze psichedeliche si apriva sul mondo lisergico dell’artista.

Ma se questa Disneyland distorta è già la sua cifra stilistica, a fare la differenza è il fatto che non solo Alex Da Corte decide di far vedere delle cose, ma decide come farle vedere, immergendo lo spettatore in un magma percettivo controllato.

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Alex Da Corte, Devil town, Gio Marconi, Milano, fino al 30 maggio