

Alla scoperta di nuovi (imprevedibili) magazine
Nell’ultimo anno l’editoria, soprattutto indipendente, ha dato alle stampe dei veri e proprie “chicche”. Il mondo dei magazine sta in buonissima salute
Ci sono quelli votati alla riciclo e al vintage, quelli che si allargano ai luoghi più estremi del globo, altri che ci concentrano sullo smontaggio e ricomposizione di successi cinematografici: la lista dei magazine indipendenti usciti nell’ultimo anno è lunghissima e decisamente vasta. Abbiamo selezione alcune delle uscite editoriali più bizzarre e ‘stupefacenti’ da scoprire.
Inland: alla scoperta dei luoghi più isolati della terra
Ecco una rivista per dei veri esploratori, o meglio: per tutti coloro che vogliono fare i ‘turisti’ restandosene sdraiati nel divano. Inland è una nuova rivista che mira a esplorare la cultura di alcuni dei paesi più nascosti e isolati della Terra. Attraverso una narrazione documentaria tra fotografia e design, vuole dare visibilità alle diverse esperienze di individui in paesi percepiti come esotici e ‘naif’. Il numero che si trova in giro in questo periodo è dedicato alla Georgia. Dalle antiche tradizioni della coltivazione del grano alle comunità resilienti nelle valli remote, la rivista ci porta alla scoperta di narrazioni che parlano delle profonde radici culturali della Georgia e della sua continua trasformazione.
Beyond Noise, oltre il chiacchiericcio contemporaneo
Beyond Noise è il nuovo progetto editoriale della stylist Sarah Richardson (ex Document Journal).
A cadenza semestrale, Beyond Noise vuole “cancellare il rumore” e il superfluo per focalizzarsi su come è possibile mostrare e raccontare la “bellezza” oggi. In questo difficilissimo obbiettivo, la rivista compie incursioni su moda, arte, cultura, cinema, musica, tecnologia e ambiente. Il numero d’esordio di Beyond Noise è in formato lussuoso: un cofanetto rigido contiene tre volumi, due magazine e uno special project di Jurgen Teller. All’interno troviamo il manifesto urgente e stimolante, scritto dalla ambientalista Dr. Jane Goodall; un’immersione nell’archivio di Azzedine Alaïa; un articolo sulla metamorfosi punk che rivisita il finale del n. 13 del 1999 di Alexander McQueen…

Reloved, la passione per il second-hand
Finalmente una rivista indipendente che si occupa completamente di second-hand, usato, “pre-loved”, riciclato, vintage. Reloved è dedicata agli oggetti usati e alle persone che li celebrano.Tra le sue pagine trovare consigli ma soprattutto le potenzialità del riutilizzo e della riparazione di oggetti belli progettati per durare: moda, mobili, orologi, veicoli e molto altro, mettendo in luce le persone e le aziende che guidano l’economia della ‘seconda mano’. Tra la tante rubriche troviamo approfondimenti di storici ed esperti che fanno luce sull’evoluzione del mercato dell’usato, nonché interviste a cultori e appassionati di oggetti a cui è stata data una seconda vita. In questo numero è presentato Bruno Munari, interviste con Walter Stahel e Yves Béhar, esami più approfonditi di retrofitting, orologi e sneaker, moda di seconda mano e molto altro.

Waithood: nuove visioni dal Mozambico
Waithood è una rivista che arriva da Mozambico. E’ un magazine che tenta di aprire le ‘porte’ dell’immaginazione verso visione future. Questa rivista nasce dalle intersezioni tra Black agency, arte contemporanea e vita metropolitana. Molta parte dei redazioni indaga il concetto di memoria e nostalgia per un passato da rivedere e capire con un ottica diversa e più profonda. Nel primo numero di Waithood magazine, ci si interroga sui limiti e le impossibilità che il presente dà ai popoli neri, soffermandosi sulle infrastrutture coloniali ereditate dai coloni e provando ad offrirne una controlettura. testi sono in inglese e portoghese. La rivista non è rilegata ma si presenta come con il formato di poster raccolti in un cofanetto.
Side Note n.1
Ma questa è una rivista? In realtà Side Note si presenta come un vero e proprio coffe table. Copertina rigida, grande formato, ottima selezione di immagini fotografia, la rivista semestrale Side Note tratta moda, design, viaggi, bellezza e un’ampia selezione di nuove e ricercate proposte. Progettata come un libro, cerca di stimolare tempi lenti di lettura e i ‘consumo’ delle immagini. Nell’ultimo numero troveremo: il fotografo Rob Tennent e la modella Sabine Glud con “Summer is a State of Mind”; la fotografa Jess Ruby James e la stilista Teanne Vickers rendono omaggio alla collezione primavera 1997 di Rei Kawakubo per Comme des Garçons in uno studio visivo sul corpo. La modella Hannah Wick interpreta in modo imprevedibile il guardaroba Gucci di Sabato De Sarno…

Troublemakers, storie di emarginati
Arriva da Tokyo la rivista Troublemakers, pubblicata dall’omonimo studio editoriale che ha deciso di dare spazio ai “disadattati” (misfits). Lo scopo della rivista è quello di raccontare le storie di emarginati e persone vere perchè il “personale è politico” e le storie personali di persone fuori dagli schemi possono essere uno stimolo per ciascuno di noi a riflettere anche su noi stessi. In lingua inglese e giapponese, Troublemakers raccoglie nel primo numero molte storie affascinati: quella di Remy Nitta, una donna trans americana di Osaka; Maya Sekine, sostenitrice della cultura Ainu del popolo indigeno giapponese; Christian Cohle, un cantautore irlandese, tra le tante altre.
Monochromator, il cinema da un altro punto di vista
Monochromator è una nuova rivista che nasce attorno al linguaggio del cinema, ma che in realtà attraverso l’analisi di film parla di cultura, politica e società offrendoci una chiave di lettura inedita del grande schermo. Ogni numero analizza, ‘decostruisce’ e ricompone una mirata selezione di film, scelte per la loro rilevanza sociale. Il primo numero di Monochromator indaga due film su cui è stato forse già detto tutto e il contrario di tutto, ma che non sono mai stati analizzati sotto la lente ‘monocromatica’ di questo magazine. Monochromator prende “Barbenheimer”, il fenomeno di successo estivo del 2023. Incrociando e fondendo l’ottica dei due film, la rivista tenta di immaginare se Barbie fosse un film biografico e Oppenheimer fosse il frutto della pura fantasia.
Viscose Journal n.6, un punto di vista critico sulla moda
Viscose è una rivista indipendente dedicata alla critica sulla moda. Lanciata tra Copenaghen e New York nel 2021, con uscite a cadenza irregolare, pubblica scritti critici e progetti di un’ampia gamma di autori del mondo dell’arte, della moda, della letteratura e del mondo accademico. Ogni numero affronta un tema, cercando di darne una prospettiva originale ed inedita. Tutto il materiale pubblicato è prodotto specificatamente per la rivista. Il sesto numero si concentra sulla moda come metafora di parole, linguaggio e scrittura. Dai pensieri dei giornalisti di moda e dei critici d’arte al gioco di parole concettuale degli stilisti, il numero approfondisce gli effetti estetici e critici della “scrittura di moda” dentro e fuori le industrie del fashion.
Boys Boys Boys! –La prima rivista di fotografia artistica al mondo dedicata alla fotografia gay e queer
Giunto all’ottava edizione, Boys! Boys! Boys!: un progetto di The Little Black Gallery – uno spazio espositivo londinese e una piattaforma online – per promuovere la fotografia queer e gay. Little Black Gallery rappresenta più di 65 fotografi provenienti da 27 paesi, tra cui Cina, India, Iran, Polonia, Russia e Turchia, dove i diritti dei gay sono repressi e le vite queer sono costantemente minacciate. Boys! Boys! Boys! È presentata come la prima rivista di fotografia artistica al mondo dedicata alla fotografia gay e queer. Il numero 8 presenta il lavoro di 10 fotografi tra cui Turkan (Kenya), Pancho Assoluto (Germania), Tim Hailand (USA), Tristan Dubois (Belgio) e Judhajit Bagchi & Ranadeep Bhattacharyya (India), tra gli altri.
Alphabet n.1: figure artitiche in dialogo tra loro
Alphabet è una rivista semestrale frutto della collaborazione tra artisti di diverse generazioni provenienti da differenti campi e tipi di cultura. Scrittori, musicisti, designer, pittori, scultori, poeti: figure artistiche di ogni genere dialogano tra loro delle loro esperienze e interessi, selezionando le loro opere e intervistando personalità che li stimolano. Il primo numero di Alphabet include, tra gli altri, un testo di Naomi Campbell sulla rinascita culturale dell’Africa, un’esplorazione del concetto di culto attraverso la lente di Juergen Teller, una poesia dello scrittore Ian McEwan, un pezzo in cui Michèle Lamy viviseziona i selfie Zoom e molto altro. La copertina è del regista teatrale e artista visivo Robert Wilson.