Brunello Cucinelli: la storia dello stilista filosofo in un film celebrativo
Credits: Brunello Cucinelli Spa

Brunello Cucinelli: la storia dello stilista filosofo in un film celebrativo

di Simona Santoni

Il re del cashmere è protagonista di “Brunello, il visionario garbato”, documentario di Giuseppe Tornatore che è il manifesto della sua energia creatrice instancabile, guidata da un’etica umanista

«Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me». È questa frase di Kant il faro che ha guidato Brunello Cucinelli per tutta la sua vita da stilista filosofo e imprenditore idealista. Dalle campagne umili dell’Umbria alla guida di un’azienda di fama mondiale, la sua parabola alla ricerca di bellezza, tenendo salda la giustizia sociale, è ora ripercorsa nel documentario Brunello, il visionario garbato, al cinema il 9, 10 e 11 dicembre con 01 Distribution.
Alla regia c’è Giuseppe Tornatore, che realizza un film elegante e posato, come il suo protagonista. Un’opera sicuramente celebrativa, tanto celebrativa, ma che copre ogni sfumatura umana del re del cashmere.

Brunello Cucinelli film
Foto di Stefano Schirato
Brunello Cucinelli

È stato lo stesso Brunello Cucinelli a volere il film

Giocatore incallito di briscola e scopa, mecenate che colleziona busti di filosofi e restaura borghi, instancabile generatore di idee e progetti. Brunello Cucinelli è raccontato con generosità e gentilezza in Brunello, il visionario garbato. Il film è il manifesto dell’energia creatrice e inarrestabile dello stilista che ha inventato il cashmere colorato, nelle tonalità più accese, per virare poi verso bianchi luminosi e neutri eleganti.

È stato lo stesso Cucinelli a volere il film e a ingaggiare Tornatore. Lo ha raccontato ai giornalisti con quella sua sincerità amabile: «Sono partito da un concetto: ho visto tanti documentari per cui, secondo me, la persona narrata, che era nella tomba, si rigirava perché il film non gli piaceva granché. Allora ho detto: “Io vorrei provare a farlo in vita il film su di me, così che le persone possano sentire la mia storia dalla mia voce”».

Brunello Cucinelli film
Credits: Brunello Cucinelli Spa
Fotogramma dal film, con Brunello Cucinelli tra le capre cashmere in Mongolia

E ha pensato subito a Giuseppe Tornatore, che era fresco del successo del doc Ennio su Ennio Morricone. «Ho chiamato Giuseppe: la mia vita è come Nuovo cinema Paradiso». Ma il regista non ha detto subito sì. «Dopo un mesetto però l’ho convinto», racconta Cucinelli. «Gli ho detto di lavorare senza scadenze. Certo, avevo 70 anni, quindi non all’infinito». E ci sono voluti due anni di riprese, spalmate nel tempo, e uno di montaggio fino ad oggi. «Sono stati due-tre anni di grande emozione».
La produzione è firmata Brunello Cucinelli Spa e Masifilm, in collaborazione con Rai Cinema.

Ha ragione Federica Benda, grande amore e moglie di Brunello, che nel film dice: «Riesce a ottenere quello che vuole quasi sempre, anzi, direi sempre».

Brunello Cucinelli film
Foto di Stefano Schirato
Brunello Cucinelli

All’origine dell’uomo e dello stilista

Per le musiche è stato chiamato il maestro Nicola Piovani. «Quando le ho ascoltate per la prima volta, a occhi chiusi, come sono solito, ho pianto per tutto il tempo», rivela lo stilista, cuore sensibile.

Brunello, il visionario garbato si muove tra documentario e finzione. A immagini d’epoca si intrecciano i ricordi personali e testimonianze di amici, famigliari, dipendenti, ammiratori e clienti di Cucinelli, da Patrick Dempsey all’attrice cinese Liu Tao che, scegliendo i capi dello stilista umbro per una serie tv, ha contribuito a diffondere il marchio nel gigante d’Oriente. Da Oprah Winfrey al cardinal Bassetti, uno dei tanti uomini di chiesa con cui Cucinelli è entrato in contatto nella sua continua esplorazione spirituale. E poi ci sono ricostruzioni dell’infanzia e della gioventù dello stilista, interpretato nei suoi anni ’70 da Saul Nanni.

Tornatore ci porta dentro la casa di campagna in cui Brunello trascorse la fanciullezza, in una famiglia di mezzadri di 13 persone, senza elettricità e con poche sostanze, ma con tanta connessione con l’universo. «C’era sempre una discreta gioia e questa gioia l’ho portata sempre nella mia vita», racconta nel film. Il casolare che si vede in scena è davvero quello in cui è nato: l’ha ricomprato da un pastore.

Brunello Cucinelli film
Foto di Stefano Schirato
Fotogramma dal film con Brunello Cucinelli vicino alla sua casa natale

Con Saul Nanni dai capelli lunghi, in cappotto color cammello e Kawasaki 750, ripercorriamo anche le ore infinite trascorse a giocare a carte con scaltrezza da stratega al bar Gigino, a Ferro di Cavallo, periferia di Perugia: un decennio da nullafacente. Ma nel film Brunello obietta: «Non mi sembrava di aver oziato, ma di aver arricchito la mia anima».

Fino alla svolta. È grazie alla fidanzata Federica, impegnata nella moda, che prende forma la visione: «Vorrei mettermi a fare pullover di cashmere», dice al padre interpretato da Matteo Calderini. E il genitore: «Non c’ho capito niente, fai tu. Che Dio ti aiuti».

E il cielo l’ha aiutato. Da perfetto sconosciuto, con appena sei maglie dalle tonalità accese, andò a una fiera tedesca a Monaco presso l’hotel Hilton. In due giorni vendette 11.800 capi. Era l’inizio di un impero.

Brunello Cucinelli film
Credits: Brunello Cucinelli Spa
Brunello Cucinelli a Solomeo

Il capitalismo umanistico di Brunello

«Ha ben chiaro in testa il profitto economico e il profitto morale»: dicono di Brunello Cucinelli nel film.

Colpito dalle umiliazioni patite dal padre in fabbrica, una volta abbandonata la vita contadina, l’imprenditore umbro ha avuto chiaro fin da subito il suo obiettivo: «Vorrei provare a vivere per la dignità dell’uomo».

Inserito nel 2018 al 33° posto della classifica di Forbes delle persone più ricche d’Italia, Brunello è fautore di un capitalismo umanistico, in un incessante anelito verso un’armonia superiore.

Solomeo, il paesino in cui nacque la sua impresa nel 1978, all’epoca era in rovina. Lui l’ha trasformato in un borgo da cartolina. Ha comprato i capannoni grigi in disuso che deturpavano la vista attorno per… raderli al suolo. Lì ha realizzato il Parco della bellezza, piantando trentamila alberi: settanta ettari di natura per ridare la valle alla terra. Ed è lì che ha sede anche l’azienda. «Un ambiente di lavoro gentile e generoso», lo definisce nel doc.

Brunello Cucinelli film
Foto di Stefano Schirato
Brunello Cucinelli

E quando il Covid bussò alle porte, il primo annuncio che fece fu quello che non avrebbe licenziato nessuno per due anni. «Sono felice di aver fatto della mia impresa una grande famiglia», dice in Brunello, il visionario garbato con sguardo brillante e fiero.

Il restauro dell’arco etrusco, del duomo e del Teatro Morlacchi di Perugia? C’è dietro il suo contributo.  

Tornatore ha raccontato la sua versione dei fatti: «All’inizio sono stato restio perché non capivo che prodotto avrei dovuto realizzare. Ma quando Brunello ti sta chiedendo una cosa e tu stai per dirgli di no, sei fregato e sei già dentro». E ancora: «Mi ha lasciato totale libertà, non si è mai intromesso. Ha visto il film finito e mi ha detto “mi piace così”. Non mi ha chiesto di togliere un fotogramma o di aggiungere. Mi ha molto colpito».

Intanto proprio pochi giorni fa l’imprenditore illuminato ha ricevuto il premio alla carriera dei British Fashion Awards 2025. E poco dopo il brand di Solomeo ha presentato a Londra, da Harrods, tre profumi in esclusiva mondiale.

Cosa c’è nel futuro ora? Sua moglie, da parole del film, lo conosce bene: «Ha progetti per i prossimi 50 anni».