«Dom Pérignon a regola d’arte», i nuovi millesimati Dom Pérignon incontrano le Gallerie d’Italia e la cucina dei Fratelli Cerea in occasione della tappa meneghina di Panorama d’Italia

Seconda serata della tappa milanese del tour di Panorama d’Italia. Una tiepida nottata d’inizio autunno, una cena a regola d’arte, omaggio a quell’eccellenza culinaria italiana firmata dai fratelli Cerea, tre Stelle Michelin dal 2010, che per l’occasione si è incontrata con i Millesimati della maison Dom Pérignon.

Una serata che ha avuto inizio con un aperitivo nel giardino nascosto di casa Manzoni, un angolo verde tra arte e natura posto tra le Gallerie d’Italia e la Casa di Alessandro. Luci soffuse, gli animali colorati di Cracking Art e i calici di Dom Pérignon Vintage 2009 a dare il benvenuto agli ospiti che sono poi stati accompagnati ai tavoli percorrendo le stanze museo delle Gallerie d’Italia, un’occasione speciale per poter ammirare le opere del Novecento della raccolta Intesa Sanpaolo raccontate da una guida.

Ad aprire la danze della cena le parole di Giuseppe Duva, direttore generale e amministratore delegato di Moët Hennessy Italia. «Quella di questa sera è un’occasione unica che celebra le arti dell’eno-gastronomia di lusso. Una sequenza culinaria sapientemente studiata dal genio creativo di Enrico e Francesco Cerea che hanno lavorato insieme all’enologo di Dom Pèrignon, Nicholas Lane, che racconterà la storia delle tre etichette che accompagneranno la cena».

Ed eccolo il menù stellato che ha avuto inizio con un Bellini di scampi serviti in una coppa da champagne, accompagnato da un calice di Dom Pèrignon Vintage 2009, «un’annata generosa con condizioni meteorologiche favorevoli che hanno dato uve ricche e mature», ha descritto Nicholas Lane. «Note fruttate e carnose, intensità contenuta e sensazioni saline che lo abbinano con maestria ala polpa cruda e dolciastra dei gamberi rossi serviti con l’aria di pomodoro».

Dall’antipasto al piatto principale, il risotto di zucca con crumble di amaretto e fonduta ai tre latti servito con il Dom Pèrignon Rosè 2005, un vino dalle note tropicali che si fondono alle più classiche scorze di agrumi. «Siamo di fronte al paradosso di due mondi opposti. La nostra ambizione, con il Rosè 2005, è quella di riuscire a fare incontrare due eccellenze così lontane, quelle del vino bianco e del vino rosso. Siamo di fronte ad un vino diverso in cui protagonista indiscusso è il Pinot Noir che si sposa a Chardonnay e Pinot Noir in rosso».

Con il branzino servito su crema di patate e funghi porcini è stato versato il Dom Pèrignon P2 2000. «L’energia della Deuxième Plenitude, il processo evolutivo dei nostri Millesimati,  esalta solo le caratteristiche più straordinarie di questo champagne. Il Dom Pérignon P2 2000 è un ulteriore audace passo verso una coerenza ovvia ma nel contempo sfuggente», spiega il sommelier. Note scure, iodate e speziate che hanno ammaliato il palato fino al dessert, un sorbetto al mango con purea di banana e granita alla menta.

Foto credits: Andrea Dal Bò