Dove nasce il talento? Studio sul cervello svela i segreti della creatività

Dove nasce il talento? Studio sul cervello svela i segreti della creatività

di Fiammetta Bonazzi

Gli studi sul cervello hanno fatto passi da gigante, ma molte domande restano aperte. Per esempio: dove potrebbe abitare il talento nei nostri cervelli?

Il cervello e il luogo del talento

Esiste nel cervello umano un luogo segreto dove abita il talento? Nel 2014 uno studio congiunto condotto in più atenei in Belgio e Gran Bretagna, poi pubblicato su NeuroImage, aveva evidenziato come nel cervello di un campione di studenti di discipline artistiche ci fosse una quantità maggiore di materia neurale nei distretti responsabili dell’immaginazione visiva e del controllo motorio fine rispetto ai non artisti: i più abili a disegnare, in particolare, avevano più materia grigia nel precuneo del lobo parietale. Prima di tutto, però, «si deve distinguere fra talento e competenze», precisa Michela Matteoli, direttrice del programma di Neuroscienze dell’ospedale universitario milanese Humanitas, dov’è anche professoressa ordinaria di Farmacologia. «Il talento è un dono che le persone hanno fin dalla nascita e possono scoprire da piccole o in età più matura. Le competenze, invece, non sono innate e hanno a che fare con l’esperienza e la pratica. Chi ha un talento -parola che origina dal greco e significa “peso”, inteso nel senso di valore può benissimo non esserne consapevole perché non ha avuto modo di svilupparlo o non c’è stata occasione per farlo emergere. Con “competenza” si intende invece una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini che deriva da un lavoro di allenamento e continuo apprendimento che fa cambiare il cervello rafforzando le connessioni cerebrali e aumentando il loro numero, incrementando il volume di sostanza grigia e sostanza bianca.


Le competenze si acquisiscono tramite la volontà e il lavoro, e contribuisco no alla costruzione di quel patrimonio, detto riserva cognitiva, che sarà essenziale nella terza fase della vita, per tamponare l’assottigliamento cerebrale e il declino cognitivo».

Le aree cerebrali coinvolte nella creatività

Oggi sappiamo che sono diverse le aree del cervello che controllano le abilità: «Nei processi di creatività e immaginazione è coinvolta la corteccia prefrontale che gestisce le attività cognitive superiori, come prendere decisioni e risolvere problemi ma anche l’ippocampo e l’amigdala, che hanno rispettivamente il compito di immagazzinare i ricordi e di elaborare emozioni», spiega Matteoli, già direttrice dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr e autrice del nuovo saggio La fioritura dei neuroni e del bestseller Il talento del cervello (entrambi, Sonzogno). «Uno studio recente ha dimostrato che la comunicazione simbolica linguaggio scritto, orale, matematica è fortemente lateralizzata a sinistra, mentre la percezione/azione e le emozioni appaiono lateralizzate a destra, dimostrando una relativa segregazione di funzioni altamente specializzate in prevalenza da un lato del cervello. Infine, pare che l’attivazione focalizzata di aree cerebrali sia coinvolta nelle prestazioni matematiche eccezionali negli esperti, mentre i non esperti dipendono da una rete più ampiamente distribuita». Non solo: «I nuovi neuroni che si generano fino alla tarda adolescenza contribuiscono al completamento dello sviluppo del cervello e alla formazione e al rafforzamento dei circuiti. Che questo processo si associ allo sbocciare di un nuovo talento potrebbe essere una possibilità affascinante, ma non esiste alcuna prova a supporto», aggiunge la neuroscienziata. «Che invece la lettura, lo studio e in generale la curiosità nei confronti del mondo esterno, rappresentino un concime importantissimo per il cervello, su questo non esistono dubbi. L’apprendimento, la regolare attività fisica, il mantenimento di attivi rapporti sociali sono essenziali per conservare e arricchire le potenzialità del cervello, che possiede un grande talento: la capacità di rispondere agli stimoli esterni e modificarsi continuamente. Sta a noi utilizzare questi input in modo corretto». Se il talento è quella disposizione naturale che porta a eccellere senza sforzo in un certo contesto, non sono rari i casi di coloro che faticano a esprimerlo.

Coltivare il talento: passione e impegno

Valentina Ferrari, counselor e coach di Modelli di Comunicazione, l’Istituto di intelligenza sistemica di Milano spiega: «Ognuno di noi può avere un talento in qualche ambito, ma, per trasformarlo in un plus, la differenza la fanno la passione e la serietà con cui lo coltiviamo». Il talento, inoltre, «deve essere riconosciuto anche dagli altri e, per valorizzarlo, bisogna individuare il canale più consono: se per esempio ritengo di avere un talento per la recitazione, dovrò trovare una compagnia, sia pur amatoriale, per mettermi alla prova». Nell’era dei social serve talento anche per creare il contenitore adatto per comunicare la propria unicità a una platea mirata: «Pensiamo a chi oggi canta, e fa successo, utilizzando l’autotune: in questi casi, è evidente che il talento canoro non è così spiccato, ma in un mondo dominato da una certa superficialità gioca un ruolo di primo piano anche la “scatola” che nasconde la sorpresa. Alla lunga, però, l’inganno non paga: il vero talento si nutre di una miscela equilibrata di consapevolezza, impegno, coraggio e onestà».