A Bologna un’esposizione racconta il comportamento sociale ed economico attraverso lo sguardo della videocamera

Se la narrazione del lavoro, della sua realtà sociale e del suo impatto ambientale è stata tradizionalmente affidata alla fotografia, ora è la videocamera la voce narrante. O meglio, l’immagine in movimento. Almeno nella mostra curata da Urs Stahel, che ha scelto video e installazioni per testimoniare la mobilità di un mondo in rapida trasformazione.

Un movimento descritto attraverso il movimento, dunque. Che prevede evoluzioni, rotture, cambiamenti negli ambienti di lavoro più diversi tra loro e alle latitudini più distanti. Nelle parole del curatore:

Viviamo in tempi in cui la realtà è una dimensione in movimento – la percepiamo come un insieme di piani paralleli che si affiancano, si susseguono, si sovrappongono. La mostra ne traccia un resoconto visivo attraverso una selezione di video che si configurano come piccole galassie, nelle quali la singola opera ha un valore autonomo ma trova il suo significato soprattutto in relazione alle altre, di cui diventa di volta in volta commento, critica, o tacita risposta. L’intensità spesso toccante, la forza e la ricchezza di queste immagini in movimento restituiscono con forme, meccanismi narrativi e linguaggi visivi diversi, l’evoluzione del mondo del lavoro e della nostra vita

Dietro la telecamera ci sono 14 artisti di fama internazionale, Yuri Ancarani, Gaëlle Boucand, Chen Chieh-jen, Willie Doherty, Harun Farocki / Antje Ehmann, Pieter Hugo, Ali Kazma, Eva Leitolf, Armin Linke, Gabriela Löffel, Ad Nuis, Julika Rudelius e Thomas Vroege. Il dialogo tra le loro opere inscena così un linguaggio diverso, non ancora troppo indagato, per descrivere il presente. Da vedere.

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Lavoro in movimento

Fondazione MAST, Bologna, 25 gennaio – 17 aprile