

Jeremy Allen White, essere Bruce Springsteen: «Che pressione!»
Da chef caotico di “The Bear” a essere The Boss. Non senza paura. L’attore ammette: «Prima di accettare la parte ci ho pensato una settimana»
Altro che capesante in pasta sfoglia e fiori di carota. Jeremy Allen White si toglie il grembiule blu da chef e, in camicia di jeans e tormenti da rockstar, eccolo inaspettato Bruce Springsteen. Imbraccia la chitarra acustica, consuma plettri e, invece di gridare «Hands» («In tavola»), canta la storia della musica. Canta, sì.
Springsteen – Liberami dal nulla, dal 23 ottobre al cinema, è la metamorfosi della star della serie tv The Bear.

La paura di essere Bruce Springsteen
Da The Bear a The Boss. Jeremy Allen White, per tutti il caotico e creativo chef dell’affermata serie tv di Disney+, interpreta un Bruce Springsteen trentunenne alle prese con i suoi spettri interiori. Il cantautore del New Jersey aveva appena concluso un riuscitissimo tour per l’album The River ma, invece di tornare in studio per comporre altre hit, esausto e angustiato, si ritirò in una tranquilla casa a Colts Neck, paesino vicino alla sua citta natale di Freehold, per riposarsi e riprendersi.
E fu lì che, tra la fine del 1981 e il 1982, toccò uno dei punti più bassi della sua vita, isolato, in lotta contro i fantasmi familiari del suo passato. Ma questo fu pure il momento in cui registrò autonomamente 10 canzoni che avrebbero fatto parte dell’album Nebraska, uno dei suoi più dolenti e oscuri, uno dei migliori dischi degli ultimi 50 anni.

Ed eccolo, Jeremy Allen White, a scriver strofe, pizzicare corde, suonare l’armonica. In un mix di vulnerabilità e autenticità. Eppure l’attore non accettò subito la parte. «Non è stato un “sì” immediato per me. Non perché non fosse entusiasmante, ma perché si trattava di Bruce», ha raccontato il trentaquattrenne newyorchese. «Ci ho pensato per circa una settimana».
A convincerlo è stato il regista, Scott Cooper. E Bruce Springsteen. «Scott mi ha contattato e mi ha detto che Bruce aveva visto alcuni dei miei lavori e pensava che dovessi farlo. Abbiamo parlato dell’approccio e ho capito che il focus del film era, in fin dei conti, un uomo radicato nel suo processo creativo. Sapere questo ha alleviato momentaneamente parte della pressione».
Springsteen – Liberami dal nulla è tratto dal libro del 2023 Liberami dal nulla: Bruce Springsteen e Nebraska di Warren Zanes.
L’incontro tra Jeremy Allen White e The Boss
Il primo incontro tra Jeremy Allen White e Bruce Springsteen è stato… sul palco del Wembley Stadium! Non poteva essere altrove.
«Stava facendo un grande concerto, come al solito», ricorda l’attore nelle note stampa. «Sono arrivato in anticipo e durante le prove lui stava cantando Born to run. Mi ha visto e mi ha trascinato sul palco». Jeremy ha sperimentato subito la vita da rockstar. «Abbiamo trascorso i nostri primi 10 minuti insieme proprio al centro del palco».
Il Boss ha cercato di trasfondere il suo vigore da performer a White. «Durante lo show, con lo stadio gremito, cercava di trovarmi e di stabilire un contatto visivo con me. Lo ha fatto un paio di volte, come se volesse verificare che fossi in grado di sostenerlo, di averne almeno un assaggio. Mi stava trasmettendo parte dell’energia di quelle migliaia e migliaia di fan e cercava semplicemente di dirmi: “Ecco, funziona così”».

Se in The Bear, di cui è attesa la quinta stagione, risuonano Oh my heart, Half a world away e Strange currencies dei R.E.M., lontano dai fornelli Jeremy Allen White ha sempre amato Nebraska, già prima del film.
«Ho parlato molto con Bruce di Reason to believe, l’ultima traccia dell’album. Mi ha sempre dato speranza, ma Bruce ha detto pubblicamente che secondo lui è la canzone meno speranzosa dell’intero disco», scherza White. «Ma penso che quell’album in particolare parli di solitudine, di esseri umani e di oscurità. Ed è qualcosa su cui ho sempre potuto contare quando mi sentivo perso o un po’ solo».

Sì, è proprio Jeremy Allen White a cantare
Prima di Springsteen – Liberami dal nulla, White aveva poca esperienza di canto e chitarra. Per prepararsi alla parte, ha visionato innumerevoli ore di esibizioni e interviste di Springsteen su YouTube e ha lavorato con il maestro di chitarra J.D. Simo e con il vocal coach Eric Vetro per cinque mesi.
«La cosa bella di Nebraska è che le canzoni sono scritte in modo così bello che basta quasi pronunciarne le parole per sentirsi immediatamente vicini ad esse e immedesimarsi nel personaggio», ha detto White.
Nel film, tra l’altro, ha suonato la stessa chitarra Gibson G-200 del 1953 che Springsteen ha usato durante la registrazione di Nebraska.
«Ma Born in the U.S.A., Born to run, Dancing in the dark… quelle erano le canzoni che mi spaventavano di più, perché tutti le conoscono e si sente chiaramente la voce di Bruce». Ed ecco che torna il Carmy emotivo e potenzialmente autodistruttivo di The Bear. «Con quelle canzoni ho dovuto gonfiare un po’ il petto e trovare un po’ di quella sicurezza».

Tutte le canzoni cantate da White sono state registrate dal vivo sul set, compresa Born in the U.S.A., che è stata girata alla Power Station, lo stesso studio dove Springsteen e la E Street Band registrarono l’album nel gennaio del 1982.
Per ospitare le scene più intime in cui Jeremy Allen White canta e registra i pezzi, la camera da letto è stata costruita in un teatro di posa per consentire riprese cinematografiche e registrazioni audio migliori. Una curiosità? Molti dei costumi indossati da Jeremy nel film fanno parte del vero guardaroba di Bruce Springsteen, compresa la camicia a quadri bianchi e blu originale dei primi anni ’80 con cui il Boss è stato spesso fotografato. La camicia era in condizioni molto fragili, tanto che la costumista temeva che potesse disintegrarsi. Springsteen l’ha incoraggiata a non preoccuparsi. Se si fosse disintegrata, ha detto, sarebbe stato per il motivo giusto.