Video arte da Oscar. La grande mostra di Steve McQueen al Pirelli HangarBicocca di Milano

Video arte da Oscar. La grande mostra di Steve McQueen al Pirelli HangarBicocca di Milano

di Paolo Lavezzari

Una selezionata antologica (con inedito) omaggia il videoartista/regista inglese Steve McQueen

Se lo scomparso attore (americano) Steve McQueen ha segnato con le sue interpretazioni, e il suo stesso personaggio, il cinema d’azione, il regista e video artista (inglese) Steve McQueen, con il suo modo di pensare e dirigere, sta marcando profondamente il modo stesso di fare cinema. In 25 anni di attività il londinese McQueen ha già conquistato un Turner Prize (1999) per la sua attività artistica e un Oscar con l’intenso 12 anni schiavo (2013) – uno dei quattro lungometraggi che ha realizzato (senza contare poi i documentari e le produzioni per la televisione). Chi conosce il film ha già capito quali sono le tematiche care a McQueen: la questione razziale e più in generale la condizione umana, i suoi drammi e la sua fragilità, la costruzione dell’identità̀, il senso di appartenenza, il diritto alla libertà, sempre viste e affrontate con uno sguardo radicale. La mostra/evento che si apre il 31 marzo (fino al 31 luglio) negli immensi spazi del Pirelli HangarBicocca a Milano è un ottima occasione per avere un’ampia visione del percorso di McQueen perché presenta ben sei film (tra cui l’inedito Sunshine State che da il titolo all’esposizione) e una scultura. Curata da Vicente Todolí, la mostra è organizzata in collaborazione con Tate Modern, Londra, dove l’artista aveva presentato una prima versione, dal titolo Steve McQueen, nel 2020. Per Pirelli HangarBicocca, McQueen ha concepito un apposito progetto espositivo e una nuova selezione di opere che si sviluppa negli spazi delle Navate e del Cubo e sull’esterno dell’edificio. 

Attraverso un percorso non cronologico, il visitatore potrà ripercorrere la carriera di McQueen nelle arti visive, approfondendo l’evoluzione della sua pratica degli ultimi vent’anni. La parte interessante è nel come l’artista presenta le sue opere e cioè espandendole, invadendo gli spazi espositivi che in tale modo risultano come plasmati, al pari dunque della percezione dello spettatore. Suono e video diventano in certo modo  spazio e tempo: diciamo che, più che parlarne, la cosa più saggia sia vivere questa esperienza della quale peraltro Mc Queen dice: «Non mi interessa influenzare lo spettatore, completamente l’opposto. Sono attirato da una verità… alle volte le cose più terribili avvengono nei luoghi più meravigliosi… Io non posso mettere un filtro alla vita. È questione di non sbattere le palpebre». Insomma, oltre alle idee e alle tematiche c’è anche l’aspetto fisico di questa esperienza e cioè essere davanti e dentro l’immagine in movimento. Veniamo alla mostra.

Cos’è il Sunshine State del titolo? Beh, naturalmente la California. Commissionato e prodotto dall’International Film Festival Rotterdam (IFFR) 2022 e presentato in anteprima assoluta in Pirelli HangarBicocca, il video è una riflessione sugli esordi del cinema hollywoodiano e su come il grande schermo abbia influenzato profondamente la percezione e la costruzione dell’identità. Per non rovinarvi la sorpresa evitiamo di raccontare per filo e per segno la “trama” delle opere. Ci sono almeno due modi  di avvicinarsi a questi lavori: il primo è quello di non leggere nessuna spiegazione, di fruire dell’opera raccogliendo le proprie sensazioni e solo dopo leggere la sinossi; il secondo è di fare esattamente il contrario. A voi la scelta ( noi preferiamo la prima, è più sfidante e permette di guardare senza filtri – ché a dire il vero ne abbiamo già abbastanza sedimentati  davanti agli occhi. Una terza via? googolate, googolate googolate: non vedrete molto, ma abbastanza per farvi un’idea e avere la voglia di “sapere come finisce”.