One Piece, la serie tv Netflix: le cose da sapere e il patto di Eiichiro Oda
Credits: Courtesy of Netflix © 2023

One Piece, la serie tv Netflix: le cose da sapere e il patto di Eiichiro Oda

di Simona Santoni

Dal manga dei record alla serie live action. Attesissima. Tra trepidazione e timori dei fan. Ma il creatore giapponese rassicura: «Non ci sono stati compromessi». Ecco cast, promesse degli showrunner e curiosità di un processo di produzione durato ben sette anni

A oltre 25 anni dal suo debutto One Piece, il manga dei record, ha il suo adattamento live action in una serie tv per Netflix dalle mirabolanti attese. Che ha una garanzia che rasserena e rende ancor più trepidanti i fan di Monkey D. Luffy: su tutto c’è l’approvazione di Eiichiro Oda, l’inesauribile creatore giapponese, che ha seguito passo passo il progetto – concepito in ben sette anni – benedicendo o disponendo cambiamenti.
Mentre aspettiamo i pirati di Cappello di paglia, ecco tutto quello che c’è da sapere sulla serie tv: data di uscita, durata degli episodi, la lettera di Oda ai suoi seguaci, le promesse degli showrunner – Matt Owens in testa – che hanno come missione «diffondere il vangelo di One Piece».

Iñaki Godoy nella serie tv One Piece
Credits: Casey Crafford/Netflix © 2023
Iñaki Godoy nella serie tv live action “One Piece”

Quando uscirà la serie tv One Piece in live action

L’attesa è tutta per il 31 agosto: la serie tv One Piece in live action, realizzata dalla casa di produzione americana Tomorrow Studios con Netflix, uscirà in otto episodi ciascuno della durata di un’ora.
La stagione è organizzata in quattro archi di due episodi in cui si fa l’incontro con la ciurma di Cappello di Paglia, esplorando i personaggi.

Chi sono gli showrunner e i registi

«Non si tratta solo di una storia alle origini di come si riunisce questo equipaggio… è l’incarnazione dell’idea di famiglia ritrovata. Uno spirito di unione e di avventura», dice Matt Owens, fan sfegatato del manga e showrunner insieme a Steven Maeda, che invece non conosceva bene il fumetto quando si è avvicinato allo show: «Ho però letto molto velocemente i primi cento capitoli e ho capito che era qualcosa di incredibilmente speciale».

«La serie tv One Piece vuole essere ottimista: cieli blu, un faro di luce»

Matt Owens e Steven Maeda sono anche sceneggiatori e produttori esecutivi di One Piece. Il primo ha nel curriculum la scrittura di diversi episodi delle serie tv Luke Cage e Agents of S.H.I.E.L.D.; Maeda ha già sceneggiato per The X-Files, CSI: Miami, Lost e Day Break.
E certo, tra i produttori esecutivi c’è anche lui, il mitico Eiichiro Oda.
Dietro la macchina da presa un quartetto di registi, a ognuno dei quali sono affidati due episodi: le prime due puntate sono dirette da Marc Jobst, terza e quarta da Emma Sullivan, quinta e sesta da Tim Southam, le ultime due da Josef Wladyka. Le riprese sono state effettuate a Città del Capo in Sudafrica.

«Molte delle grandi serie epiche che sono in tv al momento – senza mancar loro di rispetto, le adoro – sono tutte così oscure», ha spiegato Owens. «Volevamo costruire uno spettacolo con la stessa mitologia, tradizione e genialità di alcuni di questi show di successo, ma essere cieli blu, solari, la loro versione ottimista. Vogliamo poter sedere accanto a loro, ma essere un faro di luce». Al centro: il potere dell’amicizia.

I numeri del successo di One Piece

Serie manga più venduta in Giappone, scritta e disegnata da Eiichiro Oda, One Piece è la tentacolare storia di avventure in alto mare incentrata sul personaggio di Monkey D. Rufy (nome che nella serie tv Netflix ha la sua traslitterazione ufficiale Monkey D. Luffy), un giovane entusiasta la cui singolare aspirazione è diventare il Re dei Pirati. Per questo parte dal suo piccolo villaggio per un pericoloso viaggio alla ricerca del leggendario tesoro One Piece. Ma per farlo deve riunire l’equipaggio che ha sempre desiderato e trovare una nave su cui salpare, perlustrando ogni centimetro dei vasti mari blu. Per fronteggiare temibili rivali, in luoghi e conflitti sempre nuovi.

Stampato per la prima volta nel 1996 con due storie one-shot, è dal 1997 che il manga è pubblicato a puntante e ad oggi conta ben 105 volumi. Una straordinaria epopea, che ha venduto più di 516 milioni di copie in 61 Paesi e detiene due titoli da Guinness dei Primati: “maggior numero di copie pubblicate di una serie a fumetti da un singolo autore” e “maggior numero di copie pubblicate per la stessa serie manga”.
L’universo One Piece ha anche ispirato una serie anime di successo con oltre mille episodi in 20 stagioni, 15 film d’animazione e vari videogiochi.

Credits: Casey Crafford/Netflix © 2023
Steven Ward è Mihawk nella serie tv “One Piece”

La lettera di Eiichiro Oda ai fan

«Non ci sono stati compromessi», rassicura fermamente Eiichiro Oda, 48 anni, gran parte dei quali passati a mettere su carta le peripezie di One Piece. «È già divertente vedere la raffica di reazioni dopo ogni rilascio di informazioni. E il fatto stesso che l’adattamento di One Piece in live action sia stato concepito sette anni fa è assurdo!», dice il fumettista in una lettera ai fan.

«C’è stato così tanto da fare: tutti gli sforzi degli attori, la costruzione del mondo e i costumi, presentare le cose in un modo che può esser fatto solo in live action, i dialoghi…». Il creativo nipponico è già pronto alle critiche, ma con cuore aperto. «Dopo il lancio, sono sicuro che sentirò alcuni lamentarsi che manca questo personaggio o che quella scena è stata omessa o che tale parte è diversa dal manga. Ma sono sicuro che verranno da un luogo d’amore, quindi intendo godermi anche quei commenti!».

«Non vedo l’ora che produzione e cast ricevano il plauso che meritano»

Oda è stato un acuto censore. «Anche dopo la fine delle riprese, ci sono state numerose scene che la produzione ha accettato di girare di nuovo perché sentivo che non erano abbastanza buone da essere mostrate al mondo. D’altra parte, invece, c’erano alcune battute che non mi sembravano da Luffy sulla carta… ma quando ho visto le scene filmate ho detto: ‘Funzionano quando è Iñaki a interpretarle come Luffy! In effetti funzionano alla grande!!’ (Iñaki è l’attore che interpreta Luffy.) C’erano così tante cose da fare per evitare che alcuni elementi sembrassero troppo innaturali in live action. I produttori e la troupe sono professionisti del live action e, francamente, sono anche superfan di One Piece. Più conosci One Piece, più è probabile che noterai l’amore che hanno riversato nella serie».

Un processo creativo così lungo e laborioso che già averlo concluso è una festa. «Il mio editore, che ha lavorato alacremente su questo progetto, ha pianto mentre diceva: ‘È stato un viaggio così lungo’», sorride Eiichiro Oda. «Non che lavorare sodo su qualcosa garantisca il successo, ovviamente».
E una dichiarazione d’amore: «Ormai amo così tanto questo team di produzione e il cast che non vedo l’ora che ricevano il plauso che meritano. E se per caso qualcuno ha qualche lamentela, io ci sarò a riceverla insieme a loro!».

One Piece, serie tv Netflix
Credits: Courtesy of Netflix © 2023
Da sinistra: Colton Osorio interpreta un giovane Luffy, Peter Gadiot è Shanks nella serie tv “One Piece”

La commovente motivazione di Matt Owens

Matt Owens, sceneggiatore americano trentaquattrenne, voleva One Piece con tutte le sue forze. Perché One Piece gli ha salvato la vita. «One Piece è uscito per la prima volta quando avevo 10 anni, l’età in cui ho iniziato a dedicarmi ai manga. Però non mi ha colpito quando ero bambino e l’ho ripreso a 20 anni», ha raccontato. «Allora stavo attraversando un brutto periodo di depressione e stavo cercando qualcosa che mi aiutasse a chiudere fuori il mondo. È stato allora che ho finalmente fatto il tuffo e credo onestamente che One Piece mi abbia salvato la vita. È una storia di persone che si prendono cura di altre persone, seguono i propri sogni, trovano una famiglia: tutte cose che mi mancavano e che dovevo rivalutare. Mi ha davvero portato fuori da quel luogo oscuro in cui mi trovavo».

«Credo che One Piece mi abbia salvato la vita»

È così che, appena ha saputo che Tomorrow Studios aveva acquisito i diritti per un adattamento, ha fatto di tutto per entrare nella ciurma! Ha subito contatto tutti i suoi agenti: «Allora ero uno sceneggiatore di medio livello. Non sapevo se avrei mai avuto una possibilità, ma dovevo provarci. L’ho detto nel mio primo incontro con Tomorrow Studios: “Onestamente non so se riuscirò, ma so che non posso restare seduto a guardare qualcun altro farlo al mio posto. Non troverete nessuno in questo settore che conosca o ami One Piece più di me‘. Sapevo che era un azzardo, ma all’inizio del 2018 ho ricevuto la chiamata».

Credits: Casey Crafford/Netflix © 2023
Da sinistra: Emily Rudd è Nami, Iñaki Godoy nei panni di Monkey D. Luffy, Mackenyu Arata è Roronoa Zoro nella prima stagione di “One Piece”

Perché Eiichiro Oda si è fidato di Ownes & co.

Tomorrow Studios ha contattato per la prima volta Eiichiro Oda nel 2015. L’idea di rendere in carne e ossa One Piece si deve a un appassionato assistente. Il Ceo Marty Adelstein rievoca: «Il mio assistente di allora, Nic Louie, mi ha chiesto se conoscevo One Piece. Non lo conoscevo, ma lui era un fan ed era irremovibile sul fatto che dovessimo ottenerne i diritti. Quindi siamo volati in Giappone per incontrare Oda… È stato un viaggio piuttosto lungo ma emozionante per convincerlo a fidarsi di noi perché non aveva mai fatto live action».
Tra le produzioni di Tomorrow Studios ci sono le serie tv Snowpiercer, Aquarius, Hanna, l’anime Cowboy Bebop.

«Non mentirò, all’inizio è stata dura convincere Oda a fidarsi di noi»

«Non credo di essere mai stato più nervoso in tutta la mia vita», così Ownes ricorda il primo incontro con Eiichiro Oda. «Ecco davanti a me l’uomo che ha creato questa storia per cui nutro così tanto amore e rispetto e gli sto chiedendo di fidarsi di me. Non mentirò, all’inizio è stata dura: il nostro non è stato il primo tentativo per un One Piece live action. Ma penso che una volta che Oda ha capito che venivamo dal posto giusto, che cercavamo di proteggere la serie e di creare una nuova strada per farne innamorare ancora più persone, ha iniziato a fidarsi di noi».
Le due cose più importanti che Oda voleva assicurarsi che fossero mantenute quanto più uguali al manga? Le storie dei Cappelli di Paglia, perché sono fondamentali per capire chi sono come persone, quali sono i loro sogni e le loro motivazioni e il modo in cui Luffy li aiuta a riscoprire quei sogni. E i livelli di forza.

Il cast di attori: Iñaki il Luffy voluto dal maestro

Scegliere il cast di attori per l’avventura piratesca live action è stato un ennesimo patto di devozione verso il manga. È il messicano Iñaki Godoy il prescelto a cui è stato chiesto di sprigionare tutta l’energia dell’avventuriero eternamente ottimista dalle proprietà gommose Monkey D. Luffy. Lo statunitense di origini giapponese Mackenyu, che ha appena interpretato il Pegasus de I cavalieri dello Zodiaco, è lo spadaccino Roronoa Zoro, Emily Rudd è l’abile ladra Nami, Jacob Romero interpreta il cecchino Usopp e Taz Skylar il cuoco e combattente Sanji.

«Quando ho trovato Iñaki ho riso. Ho pensato: ‘Quello è Luffy’»

Eiichiro Oda non ha dubbi: Iñaki Godoy è il suo Luffy. «Quando ho creato Luffy ho disegnato il bambino più energico che potessi immaginare. Un bambino normale fuori, ma per niente normale dentro. La mia più grande preoccupazione era di riuscire a trovare qualcuno come Luffy. Ho guardato tante audizioni e, quando ho trovato Iñaki, ho riso. Era proprio come l’ho disegnato nel mio manga. Ho pensato: ‘Quello è Luffy’».

Una curiosità? Classe 2023, Iñaki Godoy non sapeva neanche per che progetto stesse facendo l’audizione. «Quando ho fatto il provino, non mi era stato comunicato che fosse per One Piece o che il personaggio fosse Luffy. Tutto aveva un nome in codice. Ma la descrizione del personaggio diceva che era un ragazzo allegro, con il sorriso sempre sul volto, super positivo e grande leader, e mia madre diceva: ‘Iñaki, avrai questo ruolo. Questo sei tu quando avevi 11 anni, sei proprio tu”». Tant’è che come ispirazione Godoy si è portato dietro una foto di sé a 11 anni. «Ho cercato di ricordare com’era essere in quel momento della mia vita in cui sentivo di poter fare qualsiasi cosa». Ha funzionato.