Uketsu è il nome più inquietante della letteratura. E nessuno sa chi sia
(Photo by Koji Watanabe/Getty Images)

Uketsu è il nome più inquietante della letteratura. E nessuno sa chi sia

di Tiziana Molinu

Chi si nasconde dietro la maschera bianca? Uketsu è l’autore giapponese senza volto che ha conquistato il mondo con Strani Disegni, un horror psicologico nato su YouTube e diventato un cult globale. Manga, film, 1,5 milioni di copie vendute e un’estetica che inquieta e affascina: un mistero ancora tutto da svelare

Chi è Uketsu? Una domanda semplice, che apre però un labirinto. Uno youtuber? Sì. Uno scrittore? Anche. Un artista? Senza dubbio. Un performer postmoderno in latex nero che racconta l’orrore come se fosse uscito da un incubo tra Junji Ito, David Lynch e i Teletubbies. Una specie di Banksy della narrativa giapponese, solo che al posto dei muri dipinge paure. Si chiama Uketsu. E nonostante nessuno sappia chi sia, o forse proprio per questo, è diventato il fenomeno letterario più inquietante degli ultimi anni.

Parte come youtuber mascherato che pubblica corti video a metà tra l’incubo e l’arte contemporanea (dita-asparagi, carne che respira, bambini che disegnano mappe di case che non esistono), e arriva, in silenzio e total black, in cima alle classifiche globali. Senza tour promozionali, senza TikTok sponsorizzati, senza neanche una frase pronunciata in pubblico. Ma con milioni di visualizzazioni, film ispirati alle sue storie, manga bestseller e case editrici che se lo contendono.

Uketsu
Courtesy Uketsu via Instagram

Libri come Strange Pictures (che conosciamo come Strani Disegni) e Strange House non si leggono: si attraversano. Sono costruiti come puzzle, disegni da decifrare, romanzi da risolvere più che leggere. La trama è sempre laterale: più che sapere cosa succede, conta dove succede; e perché ci sono stanze in più. È l’horror dell’architettura psicologica, per lettori che guardano serie in 1.5x ma si svegliano di notte a controllare se la porta era chiusa. Parla sapientemente a una generazione cresciuta su manga, TikTok e videogiochi. Ne conosce il linguaggio visivo, il tempo breve, l’ansia lunga. Non a caso, molti lettori li descrivono come esperienze, più che come trame.

Dall’anonimato assoluto ai bestseller globali: com’è successo?

Nel 2018 apre il suo canale YouTube. Oggi ha 1,7 milioni di iscritti e oltre 190 milioni di visualizzazioni. Nel 2020 inizia a scrivere. Strange Pictures esce in Giappone nel 2022, arriva in 30 lingue nel 2025. Da lì, l’esplosione. Il manga The Strange House ha venduto 1,8 milioni di copie. Il film tratto dai suoi racconti ha incassato 5 miliardi di yen. E l’occidente, come spesso accade, ha provato a dargli un volto: «è il Banksy della narrativa», «il Lovecraft 2.0», «l’autore-fantasma che sta cambiando la letteratura di genere». Lui, intanto, resta zitto. E mascherato.

Uketsu
Courtesy Uketsu via Instagram

Madri che sorridono troppo, bambini che fanno domande sbagliate, disegni naïf che nascondono traumi. C’è l’insegnante, lo psicologo, lo studente ossessionato. Ma tutto, sempre, ruota attorno a uno spazio distorto. Una stanza in più. Un passaggio che non dovrebbe esserci. Il traduttore Jim Rion ha descritto il suo stile come “equilibrato tra accessibilità e profondità”, capace di affrontare temi come maternità deviata, ansia sociale, stereotipi di genere, depressione economica. Tutto senza mai diventare didascalico. I suoi video? Brevissimi e disturbanti. Più che horror, sono disagio visivo. A guardarli, si ha la sensazione di spiare qualcosa che non si dovrebbe vedere. È YouTube, sì. Ma filtrato da Cronenberg. O da un algoritmo con una crisi esistenziale.

Cosa sappiamo veramente di Uketsu

Uketsu – che si dichiara uomo, cresciuto nella prefettura di Kanagawa e vissuto per un periodo nel Regno Unito – racconta di un passato da commesso al supermercato. La maschera, ha spiegato al Guardian, è ispirata ai kuroko del teatro giapponese. Non una trovata, ma una scelta necessaria: sparire per far emergere il racconto. “Magari sotto ho un occhio gigante”, ha detto, “e sono un mostro ciclopico”. Le sue narrazioni sono dominate da figure femminili disturbanti, e questo riflette – dice – i suoi legami familiari e scolastici legati a figure femminili. E non solo.

Uketsu
(Photo by Koji Watanabe/Getty Images)

Uketsu è questo: un case study perfetto di cross-medialità, scrittura, immagini, video, manga, cinema, e di arte post-moderna dell’ansia. È l’artista che ri-confeziona il dolore e la paura in brandelli familiari. Non ti spaventa con sangue che gocciola, ma con l’idea che anche nella tua casa possa esserci qualcosa di rotto. E la sua arte silent, senza voce né volto, parla più forte dell’istant fame digitale. Uketsu non urla. Ma non ti lascia dormire. Il nuovo volto dell’horror non ha un volto. Eppure ti guarda. Sarà lui, insomma, il Banksy letterario di cui anche noi – colti, smaliziati, assetati di nuove ossessioni – abbiamo bisogno?