

Vlad Zorin e la nuova mascolinità: la fotografia che rompe i tabù
Con le sue foto Vlad Zorin indaga i temi secreti della sessualità e sensualità maschile
Pelle diafana, capelli azzurri, Vlad Zorin (1990) ha una parvenza angelica, quando lo incontri, che si sovrappone a una personalità combattiva. I suoi scatti, a tinte tenere oppure vivaci, con forti accenti di bianco, sottendono il medesimo senso di ribellione. Come di fronte a un’apparizione eterea, gli chiedo: «Da dove arrivi?». «Sono nato e cresciuto nella città industriale di Chelyabinsk», risponde. «Le finestre di casa affacciavano su una discarica e su un carcere minorile. Ma non è stato così drammatico, in fondo; sono fattori che hanno plasmato la mia arte. Crescere in un contesto restrittivo ha dato forma alla mia natura creativa e audace». Per combattere la solitudine, trascorreva molto tempo a casa, dedicandosi instancabilmente all’arte. «In quel momento della mia vita vivevo nelle mie fantasie. Perciò amo la mia città, è il posto che mi ha formato come persona e come artista».
La sua prima raccolta fotografica, With Love from Russia, è un delicato lavoro di ricerca sulla mascolinità, composto viaggiando per il Paese e raccogliendo testimonianze di coetanei: «Il mio linguaggio artistico si è formato analizzando la sessualità e la sensualità maschile sotto il regime russo: come risultato ho iniziato a realizzare foto che esplorano i temi della libertà personale».

Nel 2020, la mostra Soft Power, tenuta a Mosca a pochi passi dal Cremlino, suscita scalpore e segna un punto di svolta: «Le opere ritraevano ragazzi che si masturbavano con carri armati giocattolo, mostrando che l’unica arma che volevano usare era l’amore», racconta. «Ho dovuto lasciare la Russia e chiedere asilo politico in Francia». Per un ragazzo cresciuto in un solitario fervore creativo e innamorato della poesia di Rimbaud, Parigi è un sogno che si avvera: «Non scorderò mai la sensazione di sollievo provata appena sceso dal treno alla Gare du Nord. Tutto il peso che mi portavo addosso è svanito e ho sentito intensamente di essere a casa. Un sentimento inconfondibile, indimenticabile».
E Parigi sta ricambiambo il suo amore, perché lì gli impegni professionali fioccano – sua la campagna pubblicitaria per Ludovic de Saint Sernin. In Europa, la ricerca iniziata in patria si evolve. Zorin attraversa la Francia in autostop, intervista sconosciuti incontrati per strada per esplorare la mentalità degli uomini francesi. Con grande sorpresa scopre che anche nei Paesi più liberali molti argomenti sono ancora tabù, tanto che la maschera continua a ricorrere anche qui. Nella sua paziente operazione di consapevolezza, per la quale usa video e interviste oltre alla fotografia, Zorin è alla ricerca delle verità più inammissibili.
La maschera bianca, quindi, non è solo un semplice elemento estetico: offre una protezione che gli consente di raggiungere nuclei di verità più profondi. Il ritratto composito, che ne ricava, rivela allo stesso Zorin questioni che non si era mai concesso di affrontare. «Fotografo principalmente uomini, perché ogni shooting per me è un dialogo con me stesso», dice. Segue così il secondo volume fotografico, From France with Love. L’essenza delle opere è mostrare che gli uomini possono provare tenerezza ed emozioni senza giudizio, che possono esprimere sinceramente, onestamente, i propri sentimenti. L’impatto sociale che Zorin si augura è di affrontare problemi sistemici, scardinare i pregiudizi in cui, a quanto pare, siamo ancora tutti un po’ imbrigliati. “Boy don’t cry” ricordate? O “Boys will be boys”, insomma “sono cose da ragazzi”, come si dice per minimizzare qualche marachella.

Ma cosa ci si aspetta da un uomo? È intorno a simili questioni che procede il lavoro di scavo del giovane fotografo russo, utilizzando all’occorrenza maschere che più che nascondere rivelano. Sperando in un futuro in cui non ce ne sia più bisogno per esprimere se stessi. Pensi di estendere il tuo lavoro ad altri generi? «Ho fotografato anche molte ragazze, naturalmente, ma per ora sto cercando ancora il progetto giusto.
Ormai per me non c’è più una divisione di genere in questa materia, sto solo cercando il momento per farlo. Ammiro gli uomini così come le donne e gli altri generi. In ogni caso stiamo tutti lottando per la stessa cosa: la libertà, l’accettazione e l’amore». Tra le varie fonti d’ispirazione di Zorin anche un po’ di autobiografia: «Sono stato ballerino professionista. Rivedendo le mie foto, mi rendo conto di quanto la danza abbia influito in quel che faccio».
Ma è il futuro a intrigarlo: «Sogno un’infinita insaziabilità per la vita, per l’arte, in modo che l’energia e la forza che ho ora rimangano per sempre con me». Eh sì, la bellezza salverà il mondo, nasce proprio in Russia questo celebre concetto cui oggi torna la voglia di ricorrere. Trascendere gli orrori della guerra e delle persecuzioni producendo bellezza è, tra i compiti dell’arte, forse il più arduo. Così le immagini di Vlad Zorin, scaturite da reportage artistici in zone esistenziali non facili, rimandano all’osservatore una grazia libera dal piombo dei conflitti e dell’intolleranza. Corpi giovani e gioiosi, vitali e giocosi, sono la sua risposta alle oscurità del mondo e aprono a questioni urgenti sull’identità maschile. La mostra Unmasked è aperta fino al 14/12 alla Upsilon Gallery di Londra.