Eros velato e piacere ostentato. La fotografia di Hans Feurer
Colorata, divertente, sfrontata e criticata. La fotografia di Hans Feurer, lascia ancora il segno tra chi la osanna e chi la critica. Scopriamola attraverso 10 scatti iconici
Eros velato e piacere ostentato, questa è la fotografia di Hans Feurer. Celebri sono ormai le immagini del fotografo svizzero entrate nella memoria collettiva dagli anni sessanta a oggi. La mano decisa, il segno distinto, i colori precisi e compatti, modelle veraci, divertenti, sfrontate e arroganti per certi versi, dividono ancora il pubblico tra ammiratori e detrattori.
Con una carriera iniziata più di cinquant’anni fa, ancora oggi Hans Feurer presenzia nel mondo della fotografia e della moda con campagne, copertine e libri monografici a lui dedicati, mostre che lo omaggiano e vendite all’asta dei suoi lavori con cifre difficili da pensare per i suoi colleghi.
Nato in svizzera nel 1939, inizia a lavorare come direttore artistico, grafico e illustratore a Londra per alcune agenzie pubblicitarie. L’occhio quasi pittorico e nitido lo vediamo già dai primi lavori, ma è dal 1966 che perfeziona la tecnica e sceglie di dedicarsi totalmente alla fotografia. Lascia Londra e viaggia per l’africa per due anni di fila a bordo di una Land Rover. Esperienza che fa maturare in lui la decisione di consacrarsi al mezzo fotografico.
“Ho trascorso due anni viaggiando per l’Africa, dormendo a ridosso di un focolaio e facendo meravigliose avventure. Sono molto fortunato ad essere sopravvissuto perché mi sono cacciato in situazioni abbastanza spinose. Sono stato quasi colpito da un ippopotamo, sparato da vicino e speso dieci giorni in una prigione in Malawi. Ma questo è stato incredibile”.
Qui raffina l’occhio, i toni si fanno carichi, preziosi, dando al colore presenza palpabile e identità. Le forme precise, nette, i corpi scultorei, le espressioni serie, sicure, il passo dinamico nei movimenti e le luci modellano la scena. Scatti ravvicinati, a volte molto chiusi, concisi, concentrati su dettagli, gesti, sguardi. Paesaggi semplici, brulli, spontanei, siano essi urbani o naturali. L’ambiente fa da palcoscenico ai modelli, personaggi che lo vivono e recitano una parte, una storia.
Torna a Londra e la sua carriera comincia col tempo a spiccare il volo. A fine anni sessanta comincia già a lasciare il segno, distinguendosi per una fotografia colorata, divertente e sfrontata. Sarà però con il Calendario Pirelli del 1974 a dare un capitolo decisivo alla propria carriera, con immagini che sono entrate nella memoria collettiva. Close up di labbra, ritagli di viso, occhi che diretti guardano lo spettatore, lo seducono, lo provocano. Corpi femminili consacrati al gusto del bello e della sensualità. Un eros velato e un piacere ostentato. Mai volgari, mirano a un rimando immaginario piuttosto che esplicito. È lo spettatore a trovarne una storia, un intento, un vizio, non il fotografo.
Altro cardine della carriera di Hans Feurer sarà la campagna per il brand di abbigliamento Kenzo del 1983, scegliendo la modella Iman come protagonista, e divenuta una delle sue muse preferite. Seguono un lavoro dopo l’altro, copertine di Vogue, Elle, monografie come quella pubblicata da Damiani Editore, interi magazine a lui dedicati come Antidote, mostre a lui dedicate che lo osannano. Alcuni, pochi, lo criticano di oggettivizzare troppo il corpo, dimenticandosi di guardarle con gli occhi del tempo, gli anni ottanta in primis, dove tutto viene esposto.
“I love Women” Sentirete dire dal fotografo. Un certo tipo di donna tuttavia. Intelligente, forte, decisa e bellissima. Una ammirazione per il mondo femminile che varca la scena, riprese con un taglio cinematografico, nel pieno dell’azione. Talvolta divertita, avvolgente e ironica. Una giustapposizione di movimenti, sguardi, livelli di tessuti, abiti resi scultura dal corpo.
Feurer cattura il momento, un qui ed ora, quasi magico, fermato con la macchina fotografica. Lasciando una immagine ripulita il più possibile. L’occhio deve mirare il dettaglio, senza distrarsi. Il soggetto deve arrivare, per lasciare percepire la sua essenza. La fotografia emana un senso di sogno di fondo, una atmosfera rarefatta fatta di luci e ombre. Hans Feurer scatta con luce naturale, molto presto il mattino possibilmente, lasciando modellare forme, spazi e tonalità dalla luce stessa. Al fotografo non spetta altro che fermare l’istante.
Un momento di sensualità, come caratteristica di tutto il suo lavoro. Immagini in movimento seppur statiche, fisse in una tela, in cui corpo e abito gesticolano, conversano, mostrandosi e coprendosi allo stesso momento. Le forme traspaiono, si intravedono, talvolta sembrano costrette sotto un lieve livello di tessuto aderente. Lasciandoci un non detto, una storia non raccontata. Una provocazione che ci turba e ci attrae.