Zona Cesarini. Le 5 mostre da non perdere adesso

Zona Cesarini. Le 5 mostre da non perdere adesso

di Digital Team

Piccolo giro d’Italia per ricordarvi alcune esposizioni di cui non vi  abbiamo ancora parlato, ma che sarebbe un peccato lasciarsele sfuggire. Di tutto un po’: impressionismo, surrealismo, fotoreportage, installazioni e disegni che non ti aspetti


Alcune opere di Mirò esposte a Torino

Anche a stare bene attenti, qualcosa scappa sempre; succede anche per gli eventi d’arte che, a dire il vero, in Italia sono numerosi sul serio. Così, scorrendo i calendari, ci siamo accorti che rischiavamo di lasciarci sfuggire 5 esposizioni che meritano sul serio. Si spazia dell’Ottocento impressionista, al surrealismo onirico di Miró; dalle fotografie tra storia e reportage di Paolo Pallegrin, ai sorprendenti disegni di Paolo Conte, per concludere con le fantasmagoriche installazioni di Joana Vasconcelos. Chi può chiedere di più?

Curata da Achille Bonito Oliva, tra le tante cose pure papà della Transavanguardia, la mostra Miró a Torino che chiude il 14 gennaio è allestita al Mastio della Cittadella, per celebrare il quarantesimo anniversario della morte del grande artista catalano. A ricordare la inesauribile creatività del pittore, ceramista e scultore, l’esposizione presenta un centinaio di opere. Sono dipinti, acquerelli, disegni, sculture, ceramiche, litografie, acqueforti, ma anche i bozzetti preparatori del balletto di Sylvano Bussotti, Le Bal Miró (Miró, l’uccello luce).

Del maestro del surrealismo si è visto sempre molto, tuttavia la maggior parte delle opere qui presenti, tutte datate tra il 1924 e il 1981, non sono mai state esposte al pubblico. Divisa in 7 aree tematiche – ceramiche, poesia, litografie, pittura, Derrier le Miroir, manifesti, musica – è un vero carosello di colori accesi e forme sognanti come c’è da aspettarsi: un balsamo di questi tempi.

Edgar Degas, Danzatrice che si lega il tutù, litografia

 Presto, presto, perché chiude il 7 gennaio al Palazzo Dalla Rosa Prati di Parma la mostra Degas e i suoi amici. Celebrato come il “pittore delle ballerine”, Edgar Degas è stato il meno impressionista del gruppo francese, e preferiva dirsi “realista”. Ma, a parte, le disquisizioni teoriche, quel che la mostra vuole raccontare di Degas  è l’attenzione sull’analisi meticolosa delle situazioni, degli individui, dei gesti e dei mestieri rappresentati. Ogni suo dipinto infatti, in barba alla spontaneità predicata dagli impressionisti, era preceduto da schizzi, bozzetti, studi. In mostra, oltre a disegni, grafiche, libri e sculture in bronzo delle celebri ballerine, un corpus di opere dei suoi contemporanei permette di comprendere a fondo l’unicità dell’artista. In mostra, allora, anche opere di Morisot, De Nittis, Cassatt, Moreau, Renoir, Raffaelli, Manet, Lepic, Guillaumin, Forain, Desboutin e Boldini. Insomma, una bella carrellata su un tardo Ottocento che, seppur tanto visto e rivisto, continua a piacere. 


Paolo Pellegrin, Emma corre in un campo davanti alla fattoria, Chateau d’Oex, CH

Il 7 gennaio chiude pure la personale veneziana del fotografo Paolo Pellegrin L’orizzonte degli eventi. Gli appassionati di fotografia e non solo conoscono bene la sede, Le Stanze della Fotografia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Fotografo premiatissimo, membro dell’agenzia Magnum, Pellegrin presenta un’antologica che va da servizi realizzati in  zone di conflitti, a quelli su problematiche ambientali, fino agli scatti sui cambiamenti climatici in corso. Insomma, una mostra non facile, ma che conquista per l’umanità dello sguardo del fotografo. Per come affronta il tema dell’incontro con gli altri. «Ovunque io sia», dice, «mi considero sempre un ospite e, in cambio, sono quasi sempre trattato come un ospite. La macchina fotografica diventa allora un passaporto straordinario». Gli oltre 300 scatti, incluso un reportage per la prima volta in mostra sull’Ucraina, coprono l’arco di tempo dal 1995 al 2023. 

Paolo Conte, Ciclista rosso, 1996

Ancora il 7 gennaio è il termine ultimo per vedere Nostalgia di un golf, un dolcissimo golf di lana blu: un titolo che non ti aspetti, da un artista che della sorpresa ha fatto uno dei cardini della sua opera. Parliamo di Paolo Conte, proprio lui, l’avvocato compositore, musicista, qui – nella prestigiosa Galleria degli Uffizi per di più! – in veste di artista. In mostra 69 disegni, in gran parte inediti, realizzati dagli anni Settanta a oggi. «Il vizio della pittura e del disegno è nella mia vita più antico di quello per la musica e le canzoni», ricorda Conte, confessando anche che «la composizione musicale manovra su di me in forma di eccitazione, mentre pittura e disegno mi danno calma e leggerezza». A dirla tutta, i cultori di Conte ricorderanno che molte cover dei suoi album sono illustrate da lui. A ispirare i suoi disegni sono quelle avanguardie artistiche di primo 900 che ritroviamo anche nelle sue canzoni. Ci sono il jazz, la velocità delle macchine, la città che sale, i personaggi  “larger than life”. Pennarelli, pastelli, acquarello sono le tecniche preferite da Conte. In mostra anche alcune delle oltre 1800 illustrazioni che Conte aveva realizzato per la sua opera multimediale Razmataz. Al termine dell’esposizione, Paolo Conte donerà al museo il suo Autoritratto di un pirla, del 1978, entrando a far parte della più vasta e prestigiosa collezione di autoritratti d’artista al mondo. La nostalgia di un dolcissimo golf di lana blu del titolo si riferisce a quel sentimento provato da Conte per i suoi disegni chiusi nei cassetti dopo le esposizioni tenute per la presentazione di Razmataz


Joana Vasconcelos, installazione nella Tribuna degli Uffizi, Firenze

Sempre agli Uffizi, nella Tribuna, come pure nella Sala Bianca e nella Sala di Bona di Palazzo Pitti, si possono visitare, fino al 14 gennaio, le grandi installazioni di Joana Vasconcelos. Between Sky and Heart è il titolo dell’esposizione con cui la visionaria artista portoghese si è letteralmente impadronita dei vasti ambienti. Mito, storia e tradizione rilette con ironia e irriverenza, sfidando le convenzioni e gli stereotipi di genere sono i leit motiv della Vasconcelos che tutta usa: cultura popolare, barocco portoghese, pratiche artigianali, oggetti legati alla vita domestica. Il tutto però assemblato con fare da architetto, come racconta per esempio Marilyn, un gigantesco paio di sandali a tacco alto che richiama quelli indossati dalla Monroe in Quando la moglie è in vacanza.  Posti nel centro della Sala Bianca di Palazzo Pitti sono realizzati da pentole in acciaio specchiante (con coperchio). Sempre a Palazzo Pitti, nella Sala di Bona, Happy family confonde sacra famiglia e paganesimo, cemento e tricot. L’effetto è spiazzante come accade per Royal Valkyrie, l’installazione sul soffitto della Tribuna degli Uffizi. È un trionfo di stoffe, lana, cotone, cordoncini, imbottiture, paillettes, perline, piume e led che mette in scena il mito delle terribili guerriere, qui in versione morbidamente tutta al femminile.