Con i suoi 183 anni il locale di Padova ha molti aneddoti da raccontare, ma il suo fascino rinnovato lo mette al centro di cultura e bon vivre

Un caffè unico al mondo. Non una tazzina, ma proprio un locale, un intero edificio: “Non sono mai stato in un ambiente così bello e suggestivo: ha un fascino e una centralità da poter rappresentare il punto di riferimento di tutto il Nordest”. Con queste parole, Marcello Forti ha fatto il ritratto del Caffè Pedrocchi di Padova. Lui, secondo la legge della celebrità, sarebbe il signor Senette, in qualità di marito di Francesca, giornalista di carta tv e web, showgirl e viaggiatrice (“anche solo con la mente”, per dirla con twitter), ma in realtà è l’ad di F&de Group. Si occupa della ristorazione di alberghi e locali come il Savoy di Trieste, il Parnaso e lo Sheraton di Padova, la Brasserie di Milano, il Gabrielli di Venezia e ora, con lo stesso lavoro di restauro riservato alle opere d’arte, sta rimettendo il caffè “senza porte” (perché non chiudeva mai) al passo con la Storia. Balzac, Stendhal (che lo considerava il miglior luogo di ristoro del mondo) e per risalire ai giorni nostri, Margherita Hack, Sveva Casati Modignani, Antonio Caprarica, sono testimoni che al Pedrocchi “non si fa una sosta si fa un’esperienza”, anche come luogo di incontri letterari e culturali.

Giugno è il mese ideale per scoprirne specialità e fascino: il 9 giugno è il suo compleanno (è nato in quel giorno, nel 1831) e il 13 è l’onomastico di Antonio, il Santo di Padova che anche il locale festeggia a pranzo e cena (nel menu, a titolo d’esempio: insalatina di gallina padovana con sedano croccante, puntarelle e melograno fresco, risotto alle ortiche, piselli freschi, tagliata di petto d’anatra con marasche su letto di spinacine fresche e gratin di patate). E nell’arco della giornata, nelle sue sale, simbolo e compendio della storia d’Italia, di fronte al caffé alla menta, allo spritz, al macchiatone si possono avere accanto, anche solo per un istante, austere figure come la professoressa Stellia Rossi (studiosa dell’esodo dei profughi giuliano dalmati a Padova) e Alessandro Gassmann, che avrà anche concluso il suo mandato di direttore del Teatro Stabile del Veneto, ma rimane sempre un irresistibile sex symbol. Tutta la storia e le iniziative della pasticceria del Pedrocchi si leggono qui.