Fichi, succosi e ricchi di storia
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Fichi, succosi e ricchi di storia

di Aldo Fresia

Tipologie, curiosità, qualità DOP e suggerimenti per una ricetta

Sul finire dell’estate è facile imbattersi in fruttivendoli che propongono fichi freschi. Sebbene infatti la maturazione avvenga dalla fine della primavera sino al tardo autunno (a seconda delle varietà e delle zone geografiche), le prime settimane di settembre sono quelle che offrono il meglio in termini di succosità e dolcezza. Vale a dire i cosiddetti fichi forniti o pedagnuoli, che si distinguono dai fioroni, pronti già a fine primavera, e dai più tardivi cimaruoli.

In tutti i casi, anche se il discorso vale soprattutto per i forniti, sono frutti legati per antica tradizione al concetto di fecondità: nell’antica Grecia erano uno degli alimenti sacri associati alla fertilità e all’amore fisico, e per ragioni simili venivano regalati agli sposi in Cina, come viatico di felicità e buona sorte. Non sorprende dunque che la scrittrice Isabel Allende li includa nel proprio ricettario erotico, suggerendo agli amanti di assaggiare le crêpe del sibarita.

Il nome deriva dall’antica Sibari, colonia greca nel golfo di Taranto celebre per la ricchezza dei suoi abitanti e per la mollezza dei loro costumi. Per estensione, oggi si utilizza la parola sibarita per indicare una persona estremamente raffinata, che ama circondarsi di piaceri e di lusso.

Agli amanti sibariti, dunque, la Allende propone di schiacciare con la forchetta 2 tazze di fichi freschi sbucciati, mescolandoli con 4 cucchiai di zucchero a velo, 4 di noci tritate, una spruzzata di cognac e un giusto un velo di noce moscata. Poi bisogna distribuire il composto fra 6 crêpe, chiudendole come fossero saccottini quadrati e infine scaldandole in forno a microonde per 1 minuto. Il tocco finale è la guarnizione con crema chantilly.

La scelta del fico dipende da molti fattori, non ultimo dei quali l’eventuale vicinanza di un produttore diretto. Al di là di questo, in Italia sono particolarmente prelibati i fichi di Cosenza e quelli bianchi del Cilento, entrambi certificati DOP.