Vintage? No, il primo drink pre–dinner torna in chiave contemporanea. Ecco il vermouth protagonista di cocktails classici, innovativi e… futuristi.

È stato il primo aperitivo, nato nel 1786 a Torino da un’invenzione dei fratelli Carpano: il vermouth, un infuso a base di vino, spezie e erbe aromatiche. Di gran moda nell’Ottocento, oggi il vermouth torna in chiave contemporanea anche grazie al rilancio di un marchio storico, Anselmo, che ha realizzato un ciclo di ‘lezioni’ in collaborazione con alcuni barman tra cui Matteo ‘Zed’ Zamberlan, bartender e mixologist del Settembrini Caffè di Roma, e  Fulvio Piccinino, esperto di aperitivi futuristi, assolutamente attuali, che saranno ‘celebrati’ in giugno negli USA all’Annual Tales of  the Cocktail di New Orleans. Ecco qualche idea.

Il più citato: Americano, a base di vermouth, bitter, soda. ‘Creato’ nei primi anni del Novecento. Gli ingredienti sono tutti italiani: il nome pare sia infatti un omaggio a Primo Carnera, pugile italiano molto famoso negli Usa anni ’30.

Il più classico: Negroni, a base di gin, vermouth rosso, bitter. Nasce nel 1919 al Bar Casoni di Firenze grazie ad un’idea del Conte Negroni. Il barman Fosco Scarselli seguì un consiglio del Conte, aggiungendo una dose di gin all’Americano.

Il più zen: Japaroni, creato d Matteo Zamberlan. È l’unione di Sotchu, distillato a base di patate dolci che va a sostituire il gin nella classica ricetta del Negroni, Takara Plum (liquore ottenuto dalla prugna umeboshi), Vermouth Anselmo Riserva, Campari, Aperol.

 Il più futurista: Avanvera, una delle più celebri ‘polibibite’ (guai a dire cocktail o drink) creata dai futuristi negli anni ’20 e ’30 del Novecento. Ce lo racconta Fulvio Piccinino di saperebere.com: “Gli ingredienti: amaro Strega, vermouth rosso e brandy. Si serviva con fette di banana all’interno del bicchiere accompagnato da pomodori, acciughe, formaggio, mandorle, chicchi di caffè posti appunto a vanvera sul vassoio di accompagnamento. E voilà: il primo concetto di side nella storia dell’aperitivo.