Kawasaki GPZ900 R – La GPZ 900 deriva dalla piccola 250 e imperversò per un quindicennio (1984-99). Era una sportiva carenata, con telaio a diamante e la particolarità del motore ad aspirazione, cioè turbo. I quattro cilindri a 16 valvole erogavano una potenza di 115 cavalli, che si scatenavano in progressioni da paura nei rettilinei (rendendo la moto pure un po’ pericolosa). Kawasaki la lanciò con il nome Ninja, che poi mantenne per molte altre sue creazioni a due ruote. (Credits: Kawasaki)
Yamaha FZR 750 – I 600 cc tiravano molto negli anni Ottanta e questa Yamaha fu una delle più apprezzate. Una stradale in grado di dire la sua in pista (4 cilindri, 90,9 cavalli) non passava inosservata; poi la linea compatta e le grafiche tricolori facevano il resto. In più la FZR aveva il telaio Deltabox che offriva solidità e grande maneggevolezza, oltre che peso ben distribuito. Leggera, tre freni a disco, ruote in lega a razze cave e un sistema di circolazione dell’aria innovativo ne facevano una delle moto più potenti e bilanciate dell’epoca. (Credits: Yamaha)
Bimota 750 DB1 – La casa riminese fondata da Massimo Tamburini fu un riferimento assoluto per la decade a due ruote. La DB1 arrivò nel momento più difficile, dopo l’abbandono di Tamburini, e salvò l’azienda. Il motore è un bicilindrico 750 Ducati, gli ingegneri guidati da Federico Martini ci costruirono attorno questo capolavoro d’arte e meccanica. Compatta, raffinata, carena integrale, ciclistica curatissima, motore ‘appeso’ al telaio a traliccio superiore, serbatoio in polietilene. Pochi cavalli (63) ma classe da vendere. (Credits:Bimota)
Honda VFR 750 F – Tutta la sapienza Honda in fatto di ciclistica, motore, maneggevolezza e affidabilità si concentrano qui, in questa serie che i centauri hanno acquistato e amato per decenni. La 750 fu forse la più iconica e adorata di tutte, sul mercato a partire dal 1986. Telaio racing, manubrio alto e 105 cavali di potenza, fu di fatto la prima sport tourer, cioè la prima a unire prestazioni da sportiva e comodità da turistica. (Credits: Honda)
Suzuki GSXR 750 – Debutta nel 1985 e non si ferma più, con tante versioni e cilindrate che arrivano a oggi, a testimoniare la grandezza del progetto Suzuki. È la sportiva per eccellenza della decade, che fa sembrare le avversarie dei ‘cancelli’, grazie alla sua linea filante e alla leggerezza (176 kg) dovuta al rivoluzionario telaio in alluminio. Non era facile gestire i quattro cilindri, per 100 cavalli di potenza che la spingevano fino oltre i 230 kmh. Ma se ce la facevi eri sexy quanto la GSX-R e il rombo dei suoi scarichi 4-in-1. (Credits: Suzuki)
Chi li ha vissuti, anche da bambino, non può avere dimenticato quelle carene integrali , le livree a tre colori e i rombi assordanti degli scarichi. Sono le moto degli anni Ottanta , che corrono alla stessa alta velocità del decennio (come le auto , del resto).
Forse fu una decade meno innovativa e creativa, più concentrata nella produzione di massa di mezzi che si diffondevano sempre di più. Le grandi giapponesi (Honda, Kawasaki, Suzuki, Yamaha) facevano da padrone con modelli supersportivi manga-style velocissimi, che le case europee non erano pronte ad affrontare.
Negli ’80 qualche casa chiude, altre nascono: soprattutto nascono modelli e serie che durano ancora. Ecco cinque fra le moto più iconiche .