

Paul Kircher
Figlio d’arte, a 22 anni è molto più di una rivelazione. Assoluto protagonista di “The animal kingdom”, film sorprendente da non perdere, cattura con la sua luce sincera. È già una star? Lo abbiamo intervistato
22 anni e quattro film all’attivo, gli ultimi due da attore protagonista. E già Paul Kircher sembra molto di più di una bella speranza. Basta guardarlo in The animal kingdom, dal 13 giugno al cinema, per intuire perché: proietta luce diafana e sincera di chi ha un futuro straordinario davanti.
In Francia l’hanno capito, tanto che già è stato candidato due volte ai César, nel 2023 per Winter Boy – Le Lycéen, come migliore promessa maschile, e nel 2024 proprio per The animal kingdom, come migliore rivelazione maschile.
In Winter Boy Paul Kircher aveva accanto niente meno che Juliette Binoche e Vincent Lacoste. Ora ha come compagni di set Romain Duris e Adèle Exarchopoulos, tra le voci migliori del cinema francese. E in The animal kingdom (titolo originale Le règne animal) è presente in quasi tutte le inquadrature, ora con scene emotive, ora con sequenze di azione e avventura, in 60 giorni di riprese effettuate di giorno e di notte. Nella sua evoluzione, ora un po’ impacciata, man mano sempre più fiera e libera, c’è una luminosità genuina che avvince.

Lo aiuta di certo Thomas Cailley, regista che nel 2014 si fece notare per The Fighters – Addestramento di vita, che gli consegna un action fantasy potente e visionario, tra le più belle sorprese dell’anno, che aveva avuto la sua anteprima al Festival di Cannes 2023, sotto Un certain regard. Un film che è anche ricerca interiore verso la comprensione e l’accettazione della propria identità. Ed è esplorazione del legame padre-figlio, del rapporto con il diverso, della relazione tra uomo e natura.
In un futuro prossimo che sembra l’oggi, misteriose mutazioni trasformano gli esseri umani in ibridi animali. Paul Kircher interpreta Émile, un sedicenne sommessamente tormentato che vorrebbe semplicemente una vita normale. Con suo padre (Duris) si trasferisce in una nuova regione della Francia, dove Émile cerca di ambientarsi e fare nuovi amici… Vicino c’è la foresta, ci sono specchi lagunari. Quando un camion con dei trasporti speciali finisce fuori strada entra in scena anche una poliziotta del posto (Exarchopoulos). Émile è confuso, è arrabbiato, ma d’un tratto si trova a fare i conti con alcuni inaspettati cambiamenti. E, pian piano, si apre a scoprire chi è veramente.

Abbiamo intervistato Paul Kircher, attore figlio di attori, Irène Jacob e Jérôme Kircher. Come il suo Émile, è teneramente timido e riflessivo, ma pronto a guizzi lucenti. Sarà il nuovo Louis Garrel?
Buongiorno Paul, come ti sei preparato al tuo ruolo centrale in The animal kingdom, sia a livello fisico ed emotivo?
«Mi sono incontrato con il regista Thomas Cailley molto in anticipo rispetto alle riprese, circa un anno e mezzo prima. Mi ha presentato un coreografo con cui ho lavorato molto. È stata una sessione dedicata a pensare a come e quando il personaggio si trasforma. Perché Émile si trasforma fisicamente, sì, ma la sua rivoluzione è anche psicologica. Cambiano quindi anche i suoi desideri e le sue paure. Cambia ciò che lo attrae. Con il coreografo abbiamo studiato il modo di sentire il proprio corpo in trasformazione, il modo di muoversi con nuovi elementi ad attirare l’attenzione.
Da parte mia ho molto riflettuto su questo cambiamento, soprattutto nello spirito. Ho immaginato un nuovo modo di vedere la vita, provando a giocare sia sulla sorpresa che, all’inizio, sulla paura. Quando finalmente Émile è sopraffatto dalla nuova persona che sta diventando, ha nuovi desideri che controlla più facilmente, si lascia andare a questo nuovo modo di sentire che finisce per apprezzare.
La cosa bella del film è proprio che, dopo la paura iniziale, Émile è orgoglioso di ciò che diventa, della sua natura, della sua forza, che mostra a Fix, il suo amico uccello (interpretato da Tom Mercier, ndr). A un certo punto si trova in una fase di mezzo in cui non è né nella famiglia umana, né in quella animale, e vuol diventare il più rapidamente possibile ciò che diventerà. All’improvviso vuole davvero divenire animale. Sembra ancora un umano ma cerca di imitare l’animale che sta per formarsi. Ed è quello che ho cercato di fare».
È molto bello l’urlo finale liberatorio nel bosco. Che eredità ti ha lasciato The animal kingdom? Ti ha aiutato a indagare la tua parte più selvaggia?
«Sì. Penso di avere qualcosa di solitario, forse un po’ selvaggio, già normalmente nella mia vita. Ma questo film mi ha fatto amare anche starmene da solo nella natura. Mi ha fatto sentire e vedere le cose diversamente. Ho vissuto esperienze con me stesso, così come succede al mio personaggio. Lui sta crescendo. E capita così quando si ha la propria famiglia ma è tempo di maturare e vivere esperienze da soli. Questo ruolo è stato una riflessione su di me; c’è stata una forte attenzione sul mio corpo, sul rapporto con la natura».

Se tu fossi un animale, che animale saresti?
«Una gazzella. Perché è bella, è veloce, sembra misteriosa perché ha sempre l’aria sorpresa. È sempre in movimento. Dev’essere interessante essere una gazzella».
Com’è stato lavorare con un attore esperto e famoso come Romain Duris, che interpreta tuo padre?
«Oltre ad essere famoso ed esperto, Romain Duris è un bravissimo attore. Sono stato davvero fortunato a incontrarlo perché ha il potere di condividere la ricchezza della sua esperienza e delle sue conoscenze. Sul set, inoltre, interpreta il suo ruolo come se fosse un principiante, cioè senza decidere mai in anticipo come potrebbe essere. Era pronto a partire all’avventura con Thomas Cailley e con me. È stato molto arricchente lavorare con lui. È un attore speciale».
Adèle Exarchopoulos ha detto di te: “Paul è unico, magnetico. Illumina con la sua singolarità e la sincerità del suo modo di recitare. Per me è già una star”. Che ne pensi?
Paul Kircher sorride, e poi: «È molto gentile da parte di Adèle».
Quindi sei già una star?
Ride. «No no, ma se Adèle continua a dire cose del genere finirò per esserlo», in un sorriso.
Émile, il tuo personaggio, è un ragazzo che impara a diventare se stesso, a scegliere il proprio destino, e alla fine trova la sua strada. Ti assomiglia?
«Sì, mi identifico in lui. Penso ai tanti momenti nella vita in cui succede qualcosa che non hai deciso e voluto. Nel film, da quando sua madre è un orso, inizia lui stesso a trasformarsi: è qualcosa che non ha chiesto, che all’inizio rifiuta, ma in realtà è grazie a questa dura prova che poi cresce. In questo mi riconosco in lui, nei diversi momenti in cui capita qualcosa che non hai chiesto e che sembra rovinarti la vita, e invece scopri una forza inaspettata dentro di te. Alla fine del film Émile diventa qualcun altro, cresce. Io finora ho l’impressione di crescere continuamente».

La vita di un attore è molto particolare: ha ritmi peculiari, può esserci la fama ma anche l’insuccesso. Tu sei figlio di attori. Hai provato amore o diffidenza verso questa professione?
«Ho sempre amato il fatto che i miei genitori sono attori. Mi è sempre piaciuta l’idea, anche nella vita di tutti i giorni, di recitare davanti alla gente, di prendersi gioco di se stessi. Da piccolo amavo guardare Charlie Chaplin. Crescendo, ho avuto momenti in cui ho provato un po’ di diffidenza verso questo mestiere ma oggi sono davvero felice di fare l’attore, mi sento realizzato».
Anche tuo fratello minore Samuel è attore, ha debuttato nel film Ancora un’estate di Catherine Breillat. Ai César vi siete trovati candidati per la stessa categoria. Che rapporto c’è tra di voi? Vi incoraggiate o c’è rivalità?
«È il mio migliore amico. Viviamo insieme quindi siamo molto legati e andiamo molto d’accordo. Condividiamo tante cose».
Quali sono gli attori a cui ti ispiri?
«Mi piacciono molto Jean Yanne e Mathieu Kassovitz».
Prima ancora della recitazione, però, è stata la musica ad attrarti, giusto?
«Sì, avevo una band, ma non a livello professionale, da dilettante. Ho fatto tanti concerti e mi è piaciuto molto. Ho scoperto il palco attraverso la musica, cantando».

Sei di Parigi. Cosa ti piace di più della tua città?
«Mi piace molto il cinema, ovviamente. E mi piace com’è Parigi dopo la pioggia: ci sono delle luci bellissime, che brillano. È incantevole».
Il tuo prossimo film è Leurs enfants après eux. E ora stai girando con Cédric Klapisch La venue de l’avenir, con Cécile de France. Puoi raccontarci qualcosa?
«Leurs enfants après eux è l’adattamento di un romanzo apprezzato in Francia di Nicolas Mathieu, molto emozionante. È ambientato in estate negli anni ’90, nell’est della Francia: una storia affascinante, di adolescenti che crescono. È stato fantastico farne parte, insieme a tanti giovani attori e ad attori molto bravi, con i registi Ludovic et Zoran Boukherma, due fratelli gemelli al loro quarto lungometraggio davvero interessanti».
Hai fatto l’università, studiando Economia e Geografia. Ma ora ti stai affermando sempre più come attore, con ruoli importanti… Cosa vorresti nel tuo futuro?
«Essere sorpreso. Ora magari giro un film in una certa maniera, ma magari poi un’altra volta mi renderò conto di aver girato in un altro modo, e la volta dopo sarà ancora diverso. Voglio essere sorpreso, da me stesso e dai progetti che incontrerò».
Siamo certi che Paul Kircher saprà sorprendere anche noi.