Sebastiano Desplanches

Sebastiano Desplanches

Portiere del Milan Primavera e della Nazionale Under 19 impegnata negli Europei in Slovacchia, Sebastiano è il predestinato che molti indicano come erede di Donnarumma. Lui accetta l’accostamento come stimolo e, in un mix fiducioso di leggerezza e maturità, si racconta. Dentro e fuori dal campo

di Simona Santoni

Occhi azzurrissimi protesi al futuro, Sebastiano Desplanches ha quel meraviglioso mix di sfrontatezza pensosa e leggerezza lucente dei 19 anni. Non teme i paragoni importanti, né la pressione di chi lo definisce un predestinato del calcio italiano e l’erede di Gianluigi Donnarumma. «È uno stimolo ad allenarmi di più, mi dà carica e soddisfazione perché significa che ho già raggiunto un buon livello», dice lui con voce fiduciosa. Quella stessa sicurezza che mostra tra i pali del Milan Primavera e gli ha fatto guadagnare la chiamata di Roberto Mancini per lo stage di Coverciano, dopo essere già punto fermo della Nazionale Under 19, dal 18 giugno impegnata nella fase finale degli Europei in Slovacchia. «Vestire la maglia azzurra è un grandissimo onore e un piacere, sto lavorando anche per me stesso perché gli Europei sono una bella vetrina in vista della prossima stagione, per il salto nel calcio dei grandi. Sono sereno ma concentrato».


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Messo alle spalle l’ultimo anno di Giovanili, per Sebastiano si prepara il passaggio tra i professionisti e diverse squadre sono alla finestra, con il Milan interessato a fargli fare un po’ le ossa. In verità, però, il portiere di Novara ha già nel curriculum più di una convocazione in prima squadra alla corte di Stefano Pioli: in Champions League contro Porto e Atletico Madrid e in serie A contro la Fiorentina. «La prima volta a Porto è stata inattesa, me l’hanno comunicato la mattina stessa», ci racconta di quel debutto al Do Dragão. «Sapevo che avrei fatto panchina, ma ero comunque un po’ agitato. Essere al centro di uno stadio con 40mila tifosi è stata un’emozione bellissima».


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Gandhara, sneaker Puma

Un metro e 89 di altezza, talento cristallino, sorriso magnetico, Sebastiano Desplanches potrebbe fare anche il modello. «Ho avuto una proposta per lavorare nel mondo della moda, ma sarebbe molto difficile da coniugare con il calcio, magari in futuro». Il suo breve passato, invece, racconta già un fatto curioso: anche se è sempre stato tifoso milanista, prima del Milan ci sono state le Giovanili dell’Inter. «Avevo sui 10 o 11 anni, quindi il trasferimento da una sponda all’altra di Milano non è stato così rumoroso, non è certo come può essere per un Çalhanoglu o calciatori di serie A».


Tolte le scarpe con i tacchetti, fuori dal campo Sebastiano ama vestirsi sempre in stile sportivo, «in felpa e sneaker, ma quando ci sono le occasioni giuste so essere elegante». E sa anche trovare il giusto equilibrio tra dedizione allo sport e concessioni alla sua giovane età. «Faccio vita da atleta, seguo un’alimentazione molto sana, sono fissato», sorride, «ma cerco di non trascurare tutto il resto: l’uscita con gli amici non me la toglie nessuno».
Nel tempo libero ama leggere, «ora sto leggendo Educazione siberiana, mi piacciono molto i racconti autobiografici». Prima delle partite invece si rilassa con la musica: «Per concentrarmi senza cadere nella tensione. Ascolto trap italiana e americana, reggaeton e anche un po’ di rock: papà è un patito e mi passa alcuni brani». Padre a cui deve il cognome francese, anche se Sebastiano il francese non lo sa, come ci confessa con rammarico.


Confermando un sapiente connubio di maturità e lievità, tra i suoi obiettivi c’è anche quello di laurearsi: «Dopo il liceo mi sono preso un anno sabbatico, ma mi accorgo di aver fatto un errore. L’anno prossimo riprenderò gli studi, probabilmente farò Scienze Motorie per rimanere nell’ambito calcistico anche dopo la carriera da giocatore». Poi però, quando gli chiediamo se si sente più tra la schiera dei portieri folli, alla René Higuita, il leggendario colombiano dalle parate volanti, o più tra i silenziosi e rigorosi alla Dino Zoff, lui risponde: «Sicuramente tra i folli: sono estroverso e solare, rido sempre, a volte anche quando non dovrei. Sono socievole e ogni tanto permaloso».


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Quello del portiere è un ruolo romantico: quanta solitudine ci può essere là, dietro a tutti, con la minima distrazione che può rivelarsi fatale. E chissà quanti pensieri passano per la testa dopo un gol. «È una bella responsabilità. Bisogna rimanere concentrati per tutti i 90 minuti ed essere sempre pronti. Anche quando la squadra è in difficoltà è importante che possa appoggiarsi sul portiere e che questi trasmetta sicurezza. Una responsabilità che adoro».
L’estremo difensore è uno che si butta, rischiando anche di prendersi un bel calcione in faccia… «Io sono così nella vita, mi lancio; cerco di cogliere le occasioni al balzo, senza paura».


Giacca e jeans Roy
Roger’s

I modelli sportivi di riferimento di Sebastiano Desplanches? «Donnarumma senz’altro, l’ho visto allenarsi ed è un fenomeno. E anche Maignan: è un esempio perché è un maniaco della perfezione». E poi è appassionato di MotoGp – «Fan di Valentino Rossi prima, ora di Bagnaia» – e di tennis: «Ho sempre ammirato Nadal per la sua mentalità vincente». Ma è il calcio la strada che ha sempre visto e voluto davanti a sé: «Non posso immaginarmi una vita senza».
Numero 1 di oggi e di domani, mentre prepara i guantoni per una nuova presa, qual è il futuro nei sogni? «Arrivare a giocare la Champions: lavorerò ogni giorno per farcela. E magari per vincerla. Se fosse con la maglia del Milan sarebbe il sogno dei sogni».

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