The Boyz

The Boyz

Bellissimi, curatissimi e addestratissimi. Come si creano gli “idol” del K-pop? Siamo andati a Seul per farcelo raccontare da due di loro, Juyeon e Younghoon, della boy band coreana The Boyz

di Angelo Pannofino

Grazie a un soft power molto soft, ma molto power, la Corea del Sud è entrata a poco a poco nel paesaggio delle nostre vite, nelle nostre case. Un po’ come i protagonisti di Parasite, ma senza nascondersi e, soprattutto, con esiti decisamente più piacevoli rispetto a quelli raccontati dalla pellicola di Bong Joon-ho vincitrice di quattro Oscar nel 2020. Inizialmente lo ha fatto servendosi proprio dei film: bellissimi, come Old Boy (2003) o Ferro 3 (2004), e si è cominciato a parlare di nouvelle vague coreana. Poi è arrivato lo streaming ed ecco una serie tv clamorosa come Squid Game. Ma è stata soprattutto la musica. Il successo planetario di Psy e del suo über-tormentone Gangnam Style da un miliardo di visualizzazioni ha trasformato il K-pop in un fenomeno mondiale e ha aperto, anzi spalancato la strada all’avanzata degli “idol”, come sono chiamate le star create dalle società di intrattenimento del music business coreano. Dai BTS alle Blackpink, ragazzi e ragazze di bella e curatissima presenza, addestrati fin da giovanissimi in accademie dove, con metodi (pare) militareschi, i prescelti vengono trasformati in future k-popstar capaci di fare benissimo tutto quello che il pubblico si aspetta: cantare, ballare ed essere carini-in-modo-assurdo, come direbbe Derek Zoolander fosse nato a Seul.


Look Gucci

Questa cosa di essere carini e generosi con i fan, mostrando attraverso i social anche le proprie fragilità, è stata una delle chiavi del successo degli idol presso un pubblico enorme di ragazzine e ragazzini bisognosi di modelli estetici e comportamentali con cui identificarsi. E dei quali sapere tutto: gusti, paure, passioni. Juyeon (1998) e Younghoon (1997), per esempio, i protagonisti della nostra cover story, sono due degli 11 membri dei The Boyz, una delle boy band di K-pop più famose in Corea e di loro veniamo a sapere da internet che il colore preferito di Younghoon è il blu. Che il suo numero preferito è il sette. Che non gli piacciono i cetrioli. Che la sua torta preferita è la cheesecake. Che il suo caffè preferito è l’Iced Americano. Che la sua stagione preferita è l’inverno. Che un talent scout lo ha scoperto mentre stava mangiando del pane in un minimarket. Che, stando al test psicologico Myers-Briggs Type Indicator (MBTI), la sua personalità è “INFP-T”, ovvero “introversione, intuizione, sentimento e percezione, ma anche ragionamento”. Che la sua ragazza ideale deve avere “aegyo”, parola che indica, appunto, quell’“atteggiamento carino”, con faccine e vocine e smorfiettine, molto amato in Corea.

Look Gucci

Il suo collega Juyeon, al contrario, ama il numero 11. Il suo colore preferito è il verde chiaro. Adora Hello Kitty. Ama bere il latte. Si arrabbia facilmente. Ha paura dei piccioni. Balbetta spesso e suda molto nonostante il test MBTI lo inquadri come un tipo piuttosto estroverso. Sappiamo anche che la sua mano misura 20,5 centimetri e che prima di debuttare si è allenato ininterrottamente per due anni e mezzo. Ecco, il rigido addestramento si percepisce soprattutto di persona, dal modo controllato e prudente con cui entrambi rispondono alle nostre domande, senza mai lasciarsi andare, ma facendo molta attenzione a non dire niente che non sia quanto meno “carino”.

Frasi come «l’Europa è davvero un continente incredibile, così ricco di cultura!» o «l’Italia ha un patrimonio molto ricco sia per quanto riguarda la storia che la moda: so che è un Paese meraviglioso e ho anche notato che la gente gesticola tantissimo». Non sono ancora venuti in tour in Italia ma, ovviamente, «non vediamo l’ora», perché, dice Juyeon, «è un Paese ricco di moda e quindi anche per questo mi piacerebbe visitarlo» («Gucci!», esclama).

Ai (futuri) fan italiani (i loro fan si chiamo i “B”), fa sapere: «Quando ci esibiremo sul palco, vedrete con i vostri occhi quanto siamo coinvolgenti!», mentre Younghoon (che ha anche imparato a dire «Come stai?» in italiano) li invita a portarsi avanti andando «su YouTube, dove ci sono tanti video dai quali traspare il nostro fascino, oltre a diversi aspetti del nostro carattere».  A proposito del successo del K-pop riconoscono che gran parte del merito va «ai BTS» che, dicono, «ci hanno spianato la strada: hanno avuto un ruolo centrale che ha permesso a quelli che sono venuti dopo di mettersi in luce». 

Look Gucci

Il fenomeno Squid Game, invece, lo spiegano col fatto che «i coreani sono bravi a creare contenuti di qualità». Facendo un bilancio dei loro primi sei anni di carriera, «il momento migliore», per Juyeon, «è l’incontro con i fan. Il peggiore, un po’ come per tutti, è quando la vita non va come uno se l’aspetta». Stesse risposte per Younghoon, che però aggiunge: «Ci esercitiamo per circa un mese o due per una canzone di tre minuti, e quando finalmente quell’istante arriva e sento il boato dei fan, ecco che capisco che per me è tutto». Il duro lavoro che c’è dietro le esibizioni di questi ragazzi fa immaginare la forte pressione a cui sono sottoposti, aspetto trasversale in una società che, vista da latitudini europee, appare estremamente competitiva: «Concordo al 100%», conferma (sorprendentemente) Juyeon. «La società coreana è estremamente competitiva. Sin dalla tenera età, a scuola ci spronano a competere per ottenere un posto nelle università migliori, poi per ottenere il lavoro migliore, eccetera. Tuttavia ci sono dei pro e dei contro, perché competitività e individualismo sono anche stati la forza trainante che ha portato alla crescita esponenziale della Corea». E poi conclude: «Un aspetto su cui si può sicuramente migliorare è quello della diversity».

Nella foto di apertura Look Gucci

Photos by Jdz Chung, styling by Edoardo Caniglia, Make up: Lee Jeewon. Hair: Park Naejoo. Styling and production assistant: Jinny Paik. Producer: Federico Morgantini @Cattura Production.