Altea, eleganza mediterranea e storia familiare tra heritage e innovazione

Altea, eleganza mediterranea e storia familiare tra heritage e innovazione

di Simona Santoni

Luigi Fila, creative director di Altea, racconta la filosofia dello storico brand, tra heritage e ricerca. Risultato: un’eleganza rilassata che sfugge l’obsolescenza forzata della moda

Picasso intento a dipingere durante un’estate anni 60, nella sua villa La Californie, in Costa Azzurra, in completi di lino colorati ed espadrillas. È questa l’immagine fonte d’ispirazione della p/e 2023 di Altea. «Puntiamo a trasmettere un senso di eleganza mediterranea rilassata, giocando con le cromie. Vogliamo che i nostri capi diano buonumore, evocando sentimenti positivi», dice Luigi Fila, creative director del brand. Il casual confortevole si fonde al glamour, tra sartorialità e capi workwear destrutturati e combinati con fibre leggere e fresche. «La nostra filosofia è diversa da quella prevalente nel mondo della moda, evitiamo l’obsolescenza forzata; ogni collezione è la continuazione della precedente, così eliminiamo gli sprechi e diamo la possibilità ai nostri clienti di costruirsi via via un guardaroba, aggiungendo un pezzo a ogni stagione».


Storica etichetta nata a Milano a fine ’800, nel 2019 Altea è stata acquisita da Fratelli Fila, dinastia laniera biellese ideatrice del celebre marchio, oggi di proprietà sudcoreana. Saper fare italiano e storia familiare si intrecciano, tra tradizione e innovazione, con Luigi Fila erede della quarta generazione. «Ciò su cui lavoriamo tanto, rivoluzionandoci invece continuamente, è la ricerca su materiali, vestibilità e tinture. Siamo un marchio di cultura del prodotto».  Nel 2022 Fratelli Fila, che nel gruppo ha altri brand come Brooksfield e Valstar, ha centrato i 30 milioni di fatturato: di questi, otto sono rappresentati da Altea, per circa la metà provenienti dall’export in una ventina di nazioni, in primis Germania, Stati Uniti e Nord Europa. «Altea è una parte della nostra attività principale, che è trovare eccellenze italiane da valorizzare, preservandone la storia». Nata come produttrice di cravatte, poi consacratasi al total look con focus sulla maglieria di livello, Altea celebra il made in Italy nel suo splendore in technicolor. Il nome, del resto, deriva dalla omonima pianta grondante di fiori vivaci. «L’accessorio ha ancora un ruolo importante, pesa poco meno della metà della nostra impresa; più che cravatte oggi però vendiamo sciarpe e foulard». 


L’obiettivo persistente della label? La filiera corta. «Per motivi di sostenibilità, su cui incide tantissimo quanto viaggiano le materie prime», spiega Fila. «E poi ci consente di avere relazioni umane strette coi nostri fornitori: così da un lato riusciamo a controllare la qualità del prodotto, dall’altro facciamo ricerca su materiali e trattamenti. In questo modo troviamo anche disponibilità a sperimentare processi nuovi. Farlo fuori dall’Italia è difficile».

I punti di riferimento produttivi sono soprattutto Umbria e Marche, mentre per l’accessorio lo è il comasco, data la lunga esperienza nella seta. «Usciamo dai confini solo per incontrare culture speciali, dall’artigiano in Tibet che lavora la pelliccia di yak, un filato pregiato, ai tessuti giapponesi realizzati ancora con vecchi telai».
Il futuro intanto bussa. «Entro la prima metà del 2024 apriremo il primo monomarca a Milano; abbiamo già uno showroom B2B, ma vogliamo raccontare cosa facciamo direttamente al consumatore finale. E nei prossimi mesi debutterà il nostro e-commerce: un altro punto di contatto fondamentale».