Lo streetwear degli artigiani

Lo streetwear degli artigiani

di Gianluca Cantaro

Fendi uomo primavera-estate 2024 si ispira al savoir faire manuale e alla sua estetica e sfila alla Fendi Factory. Dagli archetipi come i grembiuli di cuoio e le canottiere a uno look da strada sofisticato

‘La storia di Fendi passa anche da Firenze’ racconta Silvia Venturini Fendi, direttore artistico delle linee accessori e uomo, nel backstage prima della sfilata. ‘Mia nonna Adele, prima di fondare la Maison venne qui a visitare dei cugini che erano pellettieri. Rimase colpita, imparò il mestiere e, dopo essere tornata a Roma, nel 1925 fondò l’azienda che tutti conosciamo. Un aneddoto che spiega il legame particolare che c’è con questa città’. La collezione primavera-estate 2024, una celebrazione dell’artigianato e della manualità, è stata presentata una tantum durante Pitti Uomo 104. L’occasione è stata anche quella di far conoscere la nuova Fendi Factory di Capannuccia, località a circa mezz’ora fuori dal capoluogo toscano immersa nella campagna. ‘Cerco di venire qui il più possibile e ho voluto aprire le porte a tutti per far vedere dove nasce la nostra pelletteria. Lo spazio è tutto trasparente ed è bello esserlo’. 

La collezione prende spunto dagli abiti da lavoro, da un lato dalla tradizione del cotone e del cuoio con grembiuli lunghi o minigonne porta attrezzi da sovrapporre ai bermuda, top smanicati che agevolano i movimenti (a volte come body altre come camicie smontabili con scollo all’americana), dall’altro la tecnologia con clogs oversize dall’aria steampunk deluxe, una silhouette asciutta e un look algido quasi robotico. ‘Se un tempo chi lavorava era chino sul bancone in ambienti magari angusti, l’artigiano moderno coniuga la manualità eccelsa alla conoscenza di macchinari all’avanguardia, che non sostituiscono l’uomo ma semplicemente migliorano il suo lavoro. Il tutto in un ambiente pieno di luce come un laboratorio’ spiega. 


La collezione vanta anche la collaborazione con l’archistar giapponese Kengo Kuma. ‘Apprezzo profondamente il suo lavoro e come lo collega alla natura, così l’ho contattato’, racconta. ‘Ha reinterpretato la Baguette Soft Trunk e la Peekaboo utilizzando la carta giapponese washi, antica e resistentissima’. La palette riprende i colori della campagna toscana, la terra bruciata, la terracotta color indaco fino ad arrivare al bianco del gesso o della pietra calcarea che si ritrovano nella maglieria in fibra di ortica tinta utilizzando pigmenti naturali come l’acacia, il ginepro, l’henné e il papavero. Il jeans filacciato sembra enfatizzare le trame del tessuto e si colloca perfettamente nel contesto che partendo dall’artigianato si declina in uno streetwear e workwear di lusso, non eccentrico, ma elegantemente bilanciato.