

Gli hobby segreti dei fashion designer più importanti della moda
A Dries Van Noten l’arte, a Hedi Slimane l’editoria indipendente, a Karl Lagerfeld la fotografia. Recuperiamoli tutti gli hobby dei fashion designer
Non esiste solo la moda, ma infinite forme di svago che distolgono l’attenzione – quando necessario – dal proprio lavoro. Ciò capita perché l’arte del vestire non sarebbe tale senza il dialogo con la fotografia, l’editoria, la musica, la danza. È il perfetto risultato dell’intersezione tra un’ispirazione e l’altra, per ottenere un prodotto che rifletta una certa vivacità culturale. A volte, però, gli hobby dei fashion designer più importanti della moda sono segreti, per un motivo o per un altro. Noi abbiamo raggruppato i più curiosi col fine di scoprire da dove traggono ispirazione gli stilisti.
Tutti gli hobby (segreti) dei fashion designer
Dries Van Noten: collezionista d’arte con un piede a Venezia
Dries Van Noten, il designer belga noto per le sue stampe sofisticate e il mix raffinato di culture e tessuti, ha un debole per l’arte in tutte le sue forme. Questo amore è diventato ancora più evidente con l’acquisto recente dello storico Palazzo Pisani Moretta, a Venezia, destinato a diventare uno spazio dedicato alla cultura e all’arte contemporanea. Non si tratta solo di investimento immobiliare, ma di un vero progetto creativo: Van Noten sogna un luogo aperto, fluido, dove arte, moda e design possano dialogare. Un’estensione del suo mondo estetico, lontano dalle logiche del fashion system e vicino invece a una visione più libera e personale dell’espressione artistica.

Hedi Slimane: il segreto dell’editoria indipendente
Riservato, minimalista, innamorato della cultura giovanile, Hedi Slimane è sempre stato più di un semplice stilista. Ex direttore creativo di Saint Laurent e Celine, Slimane ha da sempre un rapporto profondo con la musica, la fotografia e la scena underground. Quello che pochi sanno, però, è che recentemente ha fondato in segreto una casa editrice indipendente, con cui pubblicherà libri d’artista, fanzine e piccoli volumi che documentano le sue ossessioni visive: dai concerti punk ai ritratti in bianco e nero, fino alle atmosfere malinconiche delle metropoli. Un progetto che gli permette di esprimersi senza i filtri della moda, con totale libertà, confermando il suo spirito da outsider raffinato.

Karl Lagerfeld: l’obiettivo era suo
Karl Lagerfeld, icona indiscussa e instancabile innovatore, non si è mai limitato a disegnare. Tra i suoi hobby più noti ma spesso sottovalutati c’era la fotografia. Lagerfeld non solo era un appassionato collezionista di libri fotografici e strumenti analogici: ha anche scattato personalmente molte delle campagne pubblicitarie di Chanel, Fendi e delle sue linee personali. Con un approccio maniacale al dettaglio e alla composizione, Lagerfeld dietro l’obiettivo ritrovava un controllo totale sull’immagine, un’estensione naturale del suo lavoro creativo. In molte occasioni ha anche pubblicato raccolte fotografiche e organizzato mostre, dimostrando che il suo talento andava ben oltre lo schizzo su carta.

Virgil Abloh: l’architettura come linguaggio parallelo
Virgil Abloh si laurea in ingegneria civile e completa un master in architettura presso l’Illinois Institute of Technology, dove sviluppa il suo primo approccio interdisciplinare tra design e spazio. Questo background ha influenzato profondamente il suo stile. Lo si vede nel modo in cui ha progettato le scenografie per le sfilate Louis Vuitton – come la passerella galleggiante sull’acqua a Parigi nel 2021 – e nelle sue collaborazioni con aziende di design, come IKEA, con cui lanciò la collezione MARKERAD, un esperimento tra oggetto d’uso e arte concettuale. Il suo progetto “Figures of Speech”, una mostra itinerante allestita per la prima volta al Museum of Contemporary Art di Chicago nel 2019, è un esempio diretto del suo approccio architettonico al pensiero creativo.

Miuccia Prada: la politica dietro la moda
Prima di entrare nella casa di moda di famiglia, Miuccia Prada ha conseguito un dottorato in Scienze Politiche presso l’Università Statale di Milano. Negli anni ’70 militava nel Partito Comunista Italiano e frequentava ambienti femministi e intellettuali. Questo passato si riflette nella cifra intellettuale e spesso anticonformista del brand Prada. Collezioni come Autunno/Inverno 2013, in cui sfila una donna militante e decostruita, o l’installazione “Prada Mode” alla Art Basel – un temporary club culturale itinerante – dimostrano come la moda per lei sia una piattaforma di dialogo politico e culturale. “Amo l’idea che la moda sia pensiero, non solo estetica”, ha dichiarato in un’intervista a The New Yorker nel 2015.

Jean Paul Gaultier: cinema, nostalgia e immaginari pop
Jean Paul Gaultier è un cinefilo incallito. Ha firmato i costumi di film iconici come Il quinto elemento di Luc Besson (1997), La città perduta di Jeunet e Caro (1995), e ha spesso citato il cinema italiano e francese nelle sue collezioni. Lo stile burlesque, i riferimenti a Fellini, il feticismo anni ’50 e persino la cultura queer dei musical – tutto nasce da un’infanzia nutrita di film e riviste. La sua casa parigina, raccontata in più documentari, è piena di memorabilia e oggetti vintage. Lo stilista ha anche dichiarato di essere un collezionista compulsivo di abiti antichi e pezzi pop: “Li trovo, li studio, li trasformo. È il mio modo di conservare storie”.

Stella McCartney: ecologia come etica e pratica quotidiana
Da sempre vegana, Stella McCartney è considerata una pioniera della moda sostenibile. La sua passione per l’ambiente va oltre la narrativa di brand: pratica agricoltura rigenerativa nella tenuta di famiglia e sostiene attivamente progetti di tutela del suolo e dell’acqua in collaborazione con istituzioni come il Canopy Project o il WWF. Nel 2021 ha presentato Mylo, un materiale derivato dai funghi (micelio) alternativo alla pelle animale. “Non è solo moda. È cambiamento climatico, è giustizia, è il nostro futuro”, ha affermato in occasione del G20 di Roma, dove fu ospite come ambasciatrice della sostenibilità.
