Jean-Paul Gaultier, 70 anni per il rivoluzionario della moda

Jean-Paul Gaultier, 70 anni per il rivoluzionario della moda

di Simona Santoni

Gonne da uomini, magliette alla marinara, corsetti corazzati… Dalle banlieue all’haute couture, lo stilista francese ha ridefinito la bellezza e scompaginato i confini di genere. Con libertà e irriverenza

Il buongusto? È relativo. Parola di Jean-Paul Gaultier. «Amo e ammiro tutti coloro che sono diversi. Il buon gusto è banale. Paralizza». L’ex enfant terrible della moda, eternamente in marinara e capelli color platino (ora screziati di bianco), non si smentisce. Neanche adesso che compie 70 anni, il 24 aprile, e, dopo oltre un cinquantennio da stilista controcorrente, da poco la sua Maison ha lanciato la nuova capsule collection “Le Musée”, ispirata a capolavori di Michelangelo e Botticelli, ridisegnati su pantaloni, top e gonne in tulle. Una tavolozza audace di colori indossata, come Jean-Paul Gaultier ci ha abituati, da modelli che esulano da canoni consueti di bellezza e magrezza.

D’altronde, come dice l’impertinente dell’haute couture, «l’eleganza è una questione di personalità più che di vestiti».

Jean-Paul Gaultier
Alain Jocard/AFP via Getty Images
Jean-Paul Gaultier, di fianco alla modella statunitense Anna Cleveland (centro-sinistra), al termine di un’anteprima del suo Fashion Freak Show, al teatro Folies Bergeres di Parigi, 28 settembre 2018

Moda trasgressiva in tutù e giubbotti di pelle

Autodidatta della moda, iniziato al cucito dalla nonna nei sobborghi di Parigi, Jean-Paul Gaultier ha avuto in Pierre Cardin il maestro. Fu lo stilista che inventò il prêt-à-porter, infatti, a cogliere il suo talento e a prenderlo come assistente nel 1970, quando era appena diciottenne e nel curriculum aveva poco più di bozzetti spediti alle grandi Case di moda (col rifiuto di Yves Saint Laurent) e un estroso modo di vestirsi.

Era il 1976 quando lanciò la sua propria griffe Jean Paul Gaultier, senza trattino, e la prima sfilata, con guizzi da biker e rock: giubbini di pelle su tutù lunghi in tulle. Non ottenne il successo sperato, anche se anticipava la moda del XXI secolo e già esibiva uno stile irriverente e senza timori. Unica certezza: bandito ogni dogma.

Iniziava così la sua personalissima sfrontata riflessione su bellezza e genere, su diversità e inclusione, anticipatrice dei tempi odierni. Dall’ascesa degli anni ’80 a oggi si è stagliato come figura chiave nell’Olimpo della moda francese e internazionale, di cui ha felicemente scosso i codici per decenni, fino all’addio alle sfilate del 2020. 

Jean Paul Gaultier
Photo by Daniel SIMON/Gamma-Rapho via Getty Images
Sfilata Jean Paul Gaultier, collezione Primavera/Estate, 20 ottobre 1984, Parigi

Uomini in gonna, donne in pantalone, anziani in passerella

Uomini in gonna, specialmente kilt, donne in pantalone dallo stile androgino. Con sfilate spettacolari, una dopo l’altra, Jean-Paul Gaultier ha ribaltato le convenzioni, destrutturando il genere, offuscando le demarcazioni tra femminilità e mascolinità, mescolando dress code e riferimenti culturali di tutto il mondo.

«In fin dei conti, cosa sono la femminilità e la virilità? Perché mai un uomo non dovrebbe mostrarsi fragile o seducente? Sono felice solo se non ci sono discriminazioni».
Sulla passerelle ha portato “modelli” incontrati per strada, anziani, donne sovrappeso o piene di piercing e tatuaggi, un’eco delle banlieue parigine in cui è nato.

Nel 2010 ha voluto Beth Ditto, la cantante dei Gossip taglia extra extra large, ad aprire la sua Primavera Estate 11, in abito argentato tagliato al laser, e anche a chiuderla, con corsetto di rose e tulle.

Jean Paul Gaultier
Photo by Dominique Charriau/WireImage
Beth Ditto e Jean-Paul Gaultier alla sfilata Ready to Wear Primavera/Estate 2011 durante la settimana della moda di Parigi, 2 ottobre 2010

L’etichetta Jean Paul Gaultier è il simbolo di un’eccentricità un po’ provocatoria, che non smette mai di giocare sulla dissoluzione dei confini tra sessi e di sfoderare ironia e avanguardia.

La marinara, la classica stampa a righe orizzontali bianche e blu, è diventata un emblema che del brand e addirittura della cultura francese. Era il 1983 quando fece la sua prima apparizione in una collezione Gaultier. La prima gonna da uomo nacque due anni dopo, quando lo stilista parigino presentò la collezione PE intitolata “Et Dieu Crea l’Homme” (“E Dio creò l’uomo”).

Jean-Paul Gaultier
Photo by Victor Virgile/Gamma-Rapho via Getty Images
Jean-Paul Gaultier alla sfilata Primavera/Estate 1996, 6 ottobre 1995, Parigi

Madonna e il bustino corazzato

L’iconico body di raso con guêpière e reggiseno con coppe a cono, sfoggiato da Madonna nel Blond Ambition World Tour del 1990, tournée in Italia accolta da polemiche oscurantiste per i suoi presunti contenuti pornografici? Era a firma Jean-Paul Gaultier. Che suggerì alla popstar di indossarlo sopra gli abiti. E fu subito tendenza.

I corsetti rivisitati sono l’altro tratto distintivo della rivoluzione Gaultier. Lo stilista ha rivelato di essersi ispirato soprattutto ai bustini della nonna. Il primo a indossare i suoi body vistosi? Nana, l’orsacchiotto di peluche che aveva da bambino.

Madonna
Photo by Gie Knaeps/Getty Images
Madonna al Blonde Ambition Tour, nella tappa di Rotterdam al Feyenoord Stadion, indossa il corsetto Jean Paul Gaultier, 24 luglio 1990

Se Madonna è sua musa, amica e anima gemella (Jean-Paul Gaultier ha detto di averle chiesto di sposarlo tre volte, ricevendo sempre un no), Francis Menuge è stato il grande amore e socio di affari, morto proprio nel 1990 per complicazioni legate all’Aids.

Nella creatività multiforme di Gaultier, sempre all’insegna del depistaggio e della libertà, hanno trovato spazio anche linee di profumi (da donna, da uomo e, ovviamente, unisex), con il flacone racchiuso in una lattina di conserva, sempre in omaggio alla nonna.

Creatività che omaggia musica e arte

Non solo la strada, anche la musica è stata grande ispiratrice delle collezioni di Jean-Paul Gaultier. Oltre ad aver creato per Madonna, ha vestito Björk, Marilyn Manson, Kylie Minogue, Lady Gaga. Con la sua giocosità frizzante, sulla passerella della PE13 ha omaggiato le icone del pop anni ’80, con tute spaziali alla David Bowie versione Ziggy Stardust, tuxedo neri con spalle smisurate e pantaloni attillati alla Grace Jones, pantaloni a zampa stile Abba. E omaggi anche a Michael Jackson, Kiss, Annie Lennox, George Michael, Jane Birkin e Madonna, bien sûr.

Anche l’arte ha screziato il suo immaginario. Con le collezioni degli anni ’80 ispirate alle grandi tendenze artistiche, come il dadaismo o il costruttivismo, passando per l’omaggio a Frida Khalo nella collezione PE 98, con le modelle con il monociglio come la pittrice messicana, gonne lunghe e variopinte, acconciature con fiori e nastri rossi tra capelli nerissimi, il richiamo al memorabile dipinto La colonna spezzata del 1944, con cui Frida raccontava il dolore alla schiena e gli innumerevoli interventi chirurgici subìti dopo l’incidente in autobus.

Fino ad oggi, in cui La creazione di Adamo di Michelangelo e La nascita di Venere di Botticelli rivivono nella capsule “Le Musée”, tra pastelli e marroni che sposano il tulle in un’ennesima poesia sartoriale.