Icon fashion story: George Jaques

Icon fashion story: George Jaques

di Gabriele Niola

A 16 anni ha scritto, prodotto e diretto la sua prima opera teatrale. A 23 è un attore che continua a scrivere, dirigere e produrre. E ora che manca poco all’uscita in sala del suo primo film da regista ci ha svelato cosa comprerà con il suo primo assegno…

Sedici anni, Londra, il rugby e niente altro. Poi un amico va in overdose e muore. L’esigenza di elaborare quest’evento porta George Jaques a scrivere un copione teatrale. «Dove avevo imparato a farlo? Da nessuna parte», racconta, «non ho fatto scuole specifiche, ho solo frequentato il teatro e letto altri copioni»). Un insegnante di teatro nota la bontà dello stile e lo stimola ad andare avanti. La maggior parte dei sedicenni avrebbe tenuto il copione in un cassetto. Come un diario. George Jaques decide di metterlo in scena e, siccome non c’è nessuno che mette in scena l’opera di un sedicenne, la dirige lui. E siccome non c’è nessuno che produce un’opera teatrale a un sedicenne, decide di produrla lui, con amici e conoscenti come attori.


Maglia, pantaloni e sciar- pa Emporio Armani.

 
Oggi, a 23 anni, non è cambiato molto se non che la recitazione ha sostituito il rugby, e la sua carriera da attore è sul binario migliore. Ha recitato nella serie britannica The Serpent Queen e già a 20 anni era in The Third Day: Autumn con Jude Law. Adesso è protagonista della serie Sky A Town Called Malice. A tutti gli effetti è un bambino prodigio, anche se ha 23 anni: «È una cosa che implica tantissima pressione, la gente si aspetta sempre qualcosa di più». Lo stesso Jaques continua a scrivere, a dirigere e a produrre, è passato prima ai cortometraggi e ora al suo primo film, in uscita l’anno prossimo: Black Dog. È la storia di due ragazzi, di estrazione e carattere diversi, costretti a fare un viaggio insieme durante il quale scoprono di non essere poi così diversi. Cinema umano, di relazioni, che prende la politica da angolazioni che non sono le solite: «Non mi interessa fare film politici, semmai mi interessa fare film politicamente responsabili». Quale sarebbe la differenza? «Non voglio parlare direttamente di politica ma di singoli temi, tipo la salute mentale o le questioni di gender, per esempio, che è un modo per essere politici. Alla fine è molto difficile non mettere la tua visione del mondo nelle sceneggiature che scrivi». Il primo successo del film è che debutterà al festival di Londra («La città in cui sono cresciuto! È un sogno…») e Jaques è «terrorizzato ed eccitato» nel pensare alla prima proiezione e quindi alla scoperta di come reagirà il pubblico: «Alla fine ridono sempre nei punti che meno ti aspetti».


Gilet Connolly,maglia Brunello Cucinelli, pantaloni Zegna, stivali Alexander McQueen.

Una carriera simile non ha molti possibili modelli ma, secondo Jaques, il sistema sta cambiando: «Una volta ognuno faceva una cosa sola, adesso in molti tra quelli che entrano nello show business lo fanno con più ruoli. Pensa a Xavier Dolan, che fa sembrare me un vecchio! Ha diretto il suo primo film a 19 anni, l’aveva scritto e ci recitava! È una forza della natura del filmmaking, fa quello che vuole, gira i film che vuole, recita nei film che vuole, e non si è mai venduto, i suoi lavori hanno una voce chiarissima». Ancora più vicino a lui poi c’è il modello di Joel Edgerton, il più importante, perché «dimostra continuamente che si può recitare, scrivere, dirigere e produrre, anche se non sempre nello stesso progetto». Tra quelli che una volta nessuno avrebbe preso sul serio e oggi invece sì, cita «Phoebe Waller-Bridge: nella serie Fleabag ha fatto tutto!». Quella di George Jaques è una storia strana, fatta di contraddizioni, perché nel Regno Unito a 16 anni si può fondare una società ma non aprire un conto in banca, e la firma di un minorenne non è valida se non c’è accanto anche quella di un maggiorenne, «solo che non tutti lo sanno o ci pensano e quindi mi è capitato di firmare molte cose che non avrei potuto firmare da solo». Non è facile farsi strada, non è facile farsi prendere sul serio e non è facile gestire dei soldi, proprio tecnicamente. Anche per questo, se c’è una ragione per la quale Jaques è lieto di non essere più un ragazzino è che ora «quanti anni ho non è più il dettaglio della mia persona che impressiona maggiormente gli altri». 


Cappotto Saint Laurent by Anthony Vaccarello.

Ci sono stati quindi diversi anni di lavoro con scarsi ritorni economici che hanno implicato altri lavori part-time per mantenersi. Cameriere in un ristorante di tapas, garzone di un barbiere e venditore di ciambelle al mercato sono stati i principali: «Poi, a 18 anni venni scelto per un ruolo da protagonista in una serie tv importante. Pensai di essere arrivato. Mi licenziai da tutti gli altri lavori. Poco prima di iniziare le riprese, però, mi telefonarono e mi dissero che la serie era saltata, non si faceva più. Lì ho capito la brutalità di questa industria e che i soldi sono parte del lavoro, ma non devono essere l’obiettivo». La conseguenza fu la più mesta: «Tornai dal barbiere da cui mi ero licenziato e ricominciai da capo». Adesso non manca molto al primo “grande assegno” ma la prima cosa che intende comprarci non è quella che si potrebbe immaginare: «Ho sempre desiderato un mirino da regista, quei monocoli con i quali puoi provare diversi tipi di lente e scegliere quale usare per ogni scena. A oggi, per farlo, uso una app del mio telefono, che è molto più veloce, ma se ne avessi uno sembrerei più professionale e maturo. E poi vorrei un cane, uno Staffy Terrier». Non sono cose costose, potrebbe comprarle anche oggi, probabilmente, ma lui: «Voglio un cane solo quando sarò sicuro di potergli comprare cose buone e poterlo mantenere bene».

Photos by John Balsom, styling by James Sleaford

Grooming: Paul Donovan. Styling assistant: Olivia Laghi.