

John Galliano lascia Maison Margiela… E adesso?
Dopo 10 anni di collaborazione le strade di John Galliano e Maison Margiela si separano. Cosa succederà adesso?
Dopo dieci anni di collaborazione che ha ridefinito il fashion system, Maison Margiela e John Galliano si separano, lasciando dietro di loro un’eredità di creatività gigantesca. In realtà, la notizia non ci coglie di sorpresa, la voce girava già da un po’ e difatti era risaputo che il contratto tra i due aveva una valenza decennale. E mai nessuno ha parlato di un rinnovo.
Questa separazione si inserisce in un anno di importanti cambiamenti nel settore, che ha visto arrivi e addii (spesso inaspettati) in case come Chanel, Celine, Fendi, Missoni e Dries Van Noten. Rosso e Galliano, però, sottolineano la natura amichevole dell’addio, esprimendo reciproca stima e gratitudine. Adesso due domande sorgono spontanee: chi prenderà il posto di Galliano? e Che ne sarà di Galliano?

Nessuno ha una risposta certa. Per quanto riguarda la prima domanda, qualcuno pensa che il ruolo possa essere affidati Glenn Martens (già direttore creativo di Diesel); per quanto riguarda la seconda, l’immaginazione vola. C’è chi già lo vede da Chanel, maison che proprio in questo momento ha bisogno di risollevarsi, o chi sogna un ritorno di fiamma tra lui e Dior, o ancora – sempre in casa LVMH – chi pensa andrà da Fendi. Non ci resta che aspettare e vedere-
Le parole di John Galliano…
“Oggi è il giorno in cui dico addio a Maison Margiela. Oggi compio 14 anni—14 anni di sobrietà.
Vivo una vita migliore di quanto avessi mai sognato possibile, e questo grazie a due persone—due persone davvero meravigliose che amo e apprezzo profondamente. Tuttavia, sono troppo umili per permettermi di menzionare i loro nomi qui. Noi sappiamo chi sono, e sarò per sempre in debito con loro, per sempre grato.
Le voci… Tutti vogliono sapere, tutti vogliono sognare. Quando sarà il momento giusto, tutto sarà rivelato. Per ora, colgo l’occasione per esprimere la mia immensa gratitudine. Continuo ad espiare, e non smetterò mai di sognare. Sono molto più felice con la nuova versione di JG. Ogni giorno mi sforzo di essere una versione migliore di questa persona. Il dono più grande e prezioso che mi ha fatto Renzo Rosso è stato l’opportunità di ritrovare la mia voce creativa quando l’avevo persa. Le mie ali si sono risanate e ho capito meglio l’atto totalizzante della creatività.

La mia gratitudine per il motto “Only the Brave,” tatuato sulla sua pelle, è profonda. Averlo inciso sulla pelle deve significare che credi davvero in questo motto. Può essere molto persuasivo—la sua positività è contagiosa. Invitandomi ad assumere il ruolo di Direttore Artistico nella casa che Martin ha costruito, Renzo ha inclinato la bilancia a mio favore. Mi ha fatto sentire che potevo fare questo lavoro, anche quando dubitavo di essere la persona giusta o osavo presumere di esserlo. La gioia di Martin e il suo desiderio nascosto che un couturier assumesse questo ruolo si sono accompagnati ai suoi gentili consigli: “Prendi ciò che vuoi dal DNA della Maison, proteggiti e rendilo tuo… sai come farlo.”
Davanti a quest’uomo ho avuto un’epifania: ero pronto.
Avrei lavorato solo con persone affini, persone forti che condividessero la stessa etica del lavoro. Ho informato Renzo che avrei accettato la sua gentile offerta, ma la mia guarigione avrebbe dovuto avere la priorità—e così è stato. Dieci anni dopo, sono infinitamente grato per questo spazio sicuro per creare e costruire una nuova famiglia che mi supporta con coraggio e dignità. Anche se poco era cambiato nell’industria allora, la mia prospettiva su di essa è cambiata radicalmente. Inizio a vedere cambiamenti intorno a me: compassione ed empatia.
Gratitudine alla mia famiglia della moda per questo momento creativo salvavita e per lo spazio sicuro che abbiamo costruito insieme. I miei team, il cui supporto è stato tenero e coraggioso, hanno camminato con me lungo questo sentiero stretto fino a oggi. Gli esseri umani, al loro meglio, sono resilienti, creativi e inventivi quando non hanno paura di esserlo. Ammetto volentieri di essere esigente e difficile da seguire quando vengo sfidato, ma guardate cosa abbiamo costruito.
È in questi momenti che la famiglia —l’industria della moda— dà il meglio di sé: quando ci sosteniamo collettivamente, senza giudicare. Quando accettiamo, perdoniamo e ci aiutiamo a riconoscere i nostri errori. Abbiamo il coraggio di disimparare, di rieducarci rispetto al passato—perché certi comportamenti sono frutto della società—per condividere, empatizzare e praticare la compassione.
Una seconda possibilità. Con occhi infantili e un’innocenza dimenticata, facciamo ammenda, credendo in noi stessi—perché Dio è in tutti noi. NON quando ci cancelliamo a vicenda. Questo dono prezioso di cui parlo, sostenuto da persone care e amate, mi permette di vedere il mondo con occhi nuovi, da una prospettiva diversa. Mi consente di condividere questa esperienza con i giovani adulti che si uniscono a noi, rafforzando la fiducia in se stessi.
Perdonare me stesso è stato, per un po’, l’atto più difficile. Mi sentivo in colpa perché il mio comportamento perpetuava lo stereotipo che la creatività dovesse essere alimentata da alcol e droghe. Quell’antico atteggiamento rock-and-roll. COSÌ SBAGLIATO. Con i miei team, abbiamo dimostrato che la creatività non passa mai di moda. Non è alimentata da forze distruttive, ma da una comunità creativa che si prende cura di sé e considera il design”.