

Sun is out: occhiali da sole per la primavera estate 2025
Il sole è tornato, e con lui anche quella voglia irresistibile di guardarci – e farci guardare – sotto una nuova luce. Un gioco di riflessi (non solo di parole) per introdurvi alla nostra selezione di occhiali da sole per la bella stagione.
C’è un momento preciso, ogni anno, in cui capiamo che la primavera è davvero arrivata: non è il cambio dell’armadio, né la prima fragola sul banco del mercato. È quel gesto istintivo, un po’ cinematografico, con cui tiriamo fuori gli occhiali da sole dalla borsa e li indossiamo con una naturalezza disarmante; senza neanche rendercene conto. Quando li sfoggiamo proprio per il piacere di farlo e non per un’esigenza estetica, è qui che ci rendiamo conto che la bella stagione è veramente arrivata.


Dimentica l’idea che gli occhiali da sole servano solo a schermare i raggi UV. Quella è la funzione base, come il nero in un guardaroba: fondamentale, certo, ma tutt’altro che sufficiente. Gli occhiali da sole sono prima di tutto un gesto di stile, una accessorio che può stravolgere (in meglio) anche il look più semplice. Lo sapeva bene Jackie Kennedy, che con i suoi oversize scuri ha definito un’estetica; lo sapeva anche Kurt Cobain, con i suoi occhiali ovali bianchi diventati simbolo del grunge più iconico. E oggi, in un mercato che mescola in maniera abbastanza omogenea nostalgia e futurismo, la scelta del modello giusto è quasi una questione identitaria. Perciò vediamone un po’ insieme.
Y2K o retrò? Questione di sfumature (e montature)
Anche questa stagione segna il comeback degli anni Duemila (rivisti alle volte in chiave iper fuuristica), tra montature sottili, lenti colorate e quell’estetica da videoclip MTV che sembra uscita direttamente da una VHS dimenticata. Il modello a mascherina – per anni rimasto confinato al ruolo di guilty pleasure per stylist e celeb – è ormai ufficialmente sdoganato. Lo indossano tutti. O meglio, tutti quelli che puntano sull’impatto scenico, amano il futurismo con vibe street e non hanno paura di attirare sguardi. E sì, lo indossano anche gli sportivi: dai runner (che nell’ultimo anno sembrano essere diventati il 90% della popolazione – si scherza, ma non troppo) agli arrampicatori e agli irriducibili degli sport outdoor. Perché il techwear è cool, ma con un paio di occhiali giusti lo è ancora di più.



All’opposto, ma di certo non meno presenti, ci sono i modelli rétro. Forme cat-eye anni ’50 o aviator, silhouette tonde alla John Lennon, acetati bold anni ’70. Gli occhiali diventano così pezzi da collezione, capaci di evocare epoche e personalità diverse: dal divo da film francese alla rockstar di Camden Town. Su questo fronte nostalgico, un modello in particolare svetta per questa stagione, quello che su X (ex Twitter) in molti chiamano affettuosamente ‘slutty little glasses’. Minuscole montature in metallo, sottilissime, quasi invisibili, ma tremendamente cool. E no, non dobbiamo ringraziare le passerelle per questa tendenza. Il merito va a una delle pellicole più attese dell’estate 2025: Jurassic World Rebirth. Ma tranquilli, non sono i dinosauri ad aver attirato la nostra attenzione. Sono le immagini virali della star del film, Jonathan Bailey, nei panni di un personaggio che sfoggia proprio quei micro-occhiali metallici, ad aver scatenato la mania. E a giudicare dall’effetto, l’estinzione non è affatto prevista – al contrario, questo revival è appena iniziato.




Forme nuove, visioni nuove
Accanto ai grandi classici riletti in chiave contemporanea, si fanno strada modelli che sembrano arrivare da un futuro immaginato da un artista digitale. Occhiali che diventano vere e proprie sculture da indossare: tagli irregolari, silhouette asimmetriche, materiali tech e ultraleggeri, lenti fotocromatiche che cambiano colore con la luce. Le montature semi-trasparenti, sottili come un tratto di matita digitale, evocano l’estetica lucida e visionaria dei manga cyberpunk, tra Tokyo e Marte. O modelli che sembrano usciti direttamente da film distopici tipo Mad Max. Sono accessori pensati per chi vive la moda come un campo di sperimentazione, non come un recinto. Per chi gioca a confondere i codici, a reinventare i riferimenti, a portare un’idea sulle tempie. Più che occhiali da sole, visioni portatili.


