Chi è l’uomo che ha speso oltre 8 milioni per la prima Birkin?
Si chiama Shinsuke Sakimoto: ex centrocampista, oggi profeta del preloved luxury. Tutto quello che sappiamo sull’imprenditore giapponese che ha infranto ogni record d’asta nella moda
Una Birkin. Ma non una qualsiasi. La prima. Quella vera. Disegnata appositamente per Jane Birkin da Hermès negli anni ’80. Usata, vissuta, portata in viaggio, graffiata dalla vita. Un simbolo. Non solo di lusso, ma di una cultura. E ora anche di un primato: 8,582 milioni di euro, record assoluto per qualsiasi oggetto moda venduto all’asta. Il colpo di martello è caduto in dieci minuti tesi, rapidi, elettrici sotto i lampadari di Sotheby’s, a Parigi. Il nome del compratore? Shinsuke Sakimoto, 41 anni, giapponese, ex calciatore, CEO di Valuence Japan, impero del lusso di seconda mano.

Il 10 luglio 2025, dopo una battaglia d’asta durata 10 minuti (€1 M apertura, poi €2,4M, €5,5M… fino a €7 M hammer, €8,6 M con commissioni), Sakimoto ha telefonato da Tokyo, lanciando l’offerta vincente via Office Sotheby’s Japan. Non Maezawa come si credeva all’inizio. E nemmeno Kim Kardashian o qualche influencer. Bezos o Arnault? Neanche. Ma Valuence Japan, con lui al timone. E poi la dichiarazione: “Questa acquisizione non è stata fatta con l’intenzione di rivendere l’oggetto. Piuttosto, riflette la nostra missione di preservare il patrimonio culturale globale e renderlo accessibile al pubblico.” Non terrà la Birkin in un caveau, la esporrà in un evento speciale che si preannuncia già epocale. L’oggetto sarà, cito, “accuratamente preservato e mostrato per incarnare i nostri impegni verso sostenibilità e gestione culturale”.
Cosa sappiamo su Shinsuke Sakimoto
Shinsuke Sakimoto era un ragazzo prodigio della J1 League, massimo campionato giapponese di calcio. Giocava nel Gamba Osaka, da centrocampista. Veloce, intelligente, con una visione pulita del gioco. Ma a 22 anni, mentre molti suoi coetanei sognavano la nazionale, ha detto basta. Nessuno scandalo, nessuna rottura plateale. Solo un gesto netto, silenzioso. Ha appeso le scarpe al chiodo e ha fatto qualcosa di molto più raro per un atleta professionista: è tornato in negozio. Non una boutique patinata, ma il negozio dell’usato di famiglia, dove aveva passato parte dell’infanzia.

È lì che succede qualcosa. Tra borse segnate dal tempo, orologi da lucidare e clienti con mani esperte, Sakimoto inizia a intravedere una nuova narrativa del lusso. Non più legata solo all’acquisto, ma alla memoria degli oggetti. Alla loro seconda vita. Nel 2007 fonda Nanboya, un piccolo negozio specializzato in luxury resale. Un’idea avanti sui tempi: all’epoca il Giappone, pur con una cultura profonda della qualità e dell’artigianato, non aveva ancora del tutto sdoganato il pre-owned come scelta fashion consapevole. Ma lui ci crede. Parla di sostenibilità, di bellezza circolare, di eleganza senza tempo.
Nel 2011 fonda Valuence Japan, oggi parte del gruppo Valuence Holdings, società quotata in borsa dal 2018. È il primo ex sportivo giapponese a riuscirci. E uno dei pochissimi a livello globale a costruire una vera infrastruttura imprenditoriale a partire da una sensibilità estetica e culturale. Valuence è oggi un colosso discreto, ma estremamente influente: compra, certifica, cura e rivende articoli di lusso pre-owned: borse, orologi, gioielli, persino kimono. Ha oltre 100 sedi, in Giappone, Corea, Hong Kong e nel Sud-Est asiatico, e si muove con passo leggero ma visione museale: non semplici rivenditori, ma curatori di storie.

Sakimoto non ama apparire, ma ogni tanto compare. Con una Birkin al braccio, tono pacato, giacca sartoriale impeccabile. Parla di “eredità materiale come ponte culturale”, di “lusso come memoria condivisa”.