Il più longevo interprete dell’agente segreto si è spento in Svizzera dopo una breve malattia. Se na va l’unico 007 capace di tenere testa a Sean Connery

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AMR MAHMOUD/AFP/Getty Images
Ad 89 anni, dopo una breve battaglia contro il cancro, è morto Roger Moore, immortalato qui nel 1999 di fronte alla Piramide di Cheope

La scomparsa è avvenuta in una clinica svizzera, dove Roger Moore ha perso la battaglia contro il cancro dopo una breve malattia. L’annuncio ufficiale è avvenuto tramite un tweet firmato dai figli, Deborah, Geoffrey e Christian.

È con il cuore pesante che dobbiamo annunciare che il nostro amorevole padre, Sir Roger Moore, è morto oggi in Svizzera dopo una breve e coraggiosa battaglia contro il cancro.L’amore con il quale è stato circondato nei suoi ultimi giorni è stato così immenso che non può essere quantificato con le sole parole

A 89 anni scompare così l’attore britannico entrato nella memoria collettiva per la sua interpretazione di James Bond. 

Figlio di un agente di polizia, curiosa coincidenza per uno che è sempre sembrato destinato ad intepretare il ruolo dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà, la sua fortuna Moore l’ha trovata oltreoceano, in America, dopo diverse parti televisive che l’avevano fatto conoscere al pubblico internazionale (Ivanhoe su tutti, dove intepretava Sir Wilfred, senza sfigurare in calzamaglia). A fare la differenza e a fargli spiccare il grande salto è un ruolo che sembra tagliato apposta per lui: in Attenti a quei due, sigla scritta da John Barry che entra in testa al primo ascolto, è l’ aristocratico inglese Brett Sinclair. La sua spalla è Tony Curtis, nel ruolo del milionario americano Daniel Wilde. Amici-rivali che si dilettano in avventure attraversando il confine americano e sconfinando in Francia, negli anni simbolo della dolce vita francese, tra Cannes e Saint Tropez. Donne, macchine, lusso, in una produzione dai costi faraonici per l’epoca ma che ripagò in termini di successo: era il 1973.

Arriva poco dopo la proposta di calarsi nei panni del personaggio partorito dalla mente di Ian Fleming: un’offerta non così allettante, all’epoca, considerato che, dopo che Sean Connery aveva abbandonato il ruolo e gli era succeduto John Lazenby (Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà) le critiche erano state crudeli.

Un rischio che Moore trasforma in opportunità, calandosi perfettamente nello smoking d’ordinanza, e assurgendo nella memoria comune come degno erede di Connery, forse superiore in eleganza. Un successo che si ripropone, senza mai fallire, per tutte le sette volte che lo interpreta ( da La spia che mi amava a Operazione spazio passando per Octopussy – Operazione Piovra) anche con della stanchezza, verso la fine, costretto quasi dai produttori che non vogliono fare a meno del suo appeal sul pubblico.

Dopo, le sue apparizioni sono nel segno degli action movie, senza disdegnare lo humor british, ma la sua immagine resterà per sempre legata a quello smoking, come quella foto in bianco e nero dove ne indossa uno total white, in mano la classica coppa di Martini ‘shaken, not stirren‘.

Leggendario, anche prima di oggi.