Addio al padre della lotta all’apartheid. Per ricordarlo ripercorriamo i luoghi più significativi della sua infanzia e adolescenza

Nelson Mandela è morto a 95 anni. È stato e resterà per sempre un’icona. Il padre della lotta all’apartheid. Un uomo di grande umanità e spessore, amato e ammirato dal popolo e dai potenti di tutto il mondo.

Ci sono luoghi che trasudano della sua presenza e che hanno i segni evidenti della sua storia. Li ripercorriamo con voi, in omaggio al grande Madiba.

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Chiunque vada in Sudafrica alla scoperta dei luoghi di Nelson Mandela visita quasi esclusivamente la famosa Robben Island, tappa immancabile, simbolo dell’apartheid, dove il leader sudafricano ha passato i suoi lunghi anni di prigionia. Eppure è curiosando anche tra altre località che si può capire più a fondo chi era davvero Nelson Mandela e ciò che ha costruito per il suo popolo. Quello che vi proponiamo è un viaggio on the road, che racconta i luoghi più significativi di quest’uomo che, in pochi anni, ha trasformato il Sudafrica da Paese piegato alla segregazione a Rainbow Nation, Nazione Arcobaleno.  

– Mvezo è dove Nelson Mandela è nato il 18 luglio 1918. Un paesino a sud del Sudafrica, a 60 chilometri da Mthatha, nella regione dell’Eastern Cape, circa 900 chilometri a sud ovest di Johannesburg. Qui, ancora oggi, vive la tribù xhosa, alla quale il grande leader apparteneva, in case piccole, tonde e colorate. In uno di questi “kraal” (così si chiamano questi agglomerati di case) viveva anche Mandela. Ognuno è costituito da tre case: una tonda dove si  dorme, un’altra tonda dove ciascuno ha una sorta di negozio e vende qualcosa, e poi una rettangolare in cui si cucina e mangia in famiglia tutti insieme. Mandela visse qui i primi anni della sua vita. La giornata tipo in questa cittadina iniziava al mattino alle quattro, appena sorgeva il sole. Mentre gli adulti andavano al fiume a prendere l’acqua e curavano il bestiame, il piccolo leader giocava insieme agli altri bambini del villaggio. Il padre di Mandela era il consigliere principale del re della cultura Tembu e aveva quattro mogli: i kraal di ciascuna moglie erano separati da molte miglia e il padre faceva a turno per visitarle, fermandosi circa una settimana.

– Il luogo in cui però Mandela è realmente cresciuto e in cui risalgono i primi ricordi della sua vita si trova a metà strada tra Mthatha e Mvezo e si chiama Qunu, un villaggio all’epoca abitato quasi esclusivamente da donne e bambini, dal momento che gli uomini erano mandati a Johannesburg a lavorare all’estrazione dell’oro. Fu qui che la madre del grande leader decise di traferirsi, sperando di migliorare il loro tenore di vita. In questo paese Mandela, a poco più di 5 anni, iniziò a fare il pastore, a bere il latte delle loro capre, a lottare con gli altri bambini del villaggio. Fu a Qunu che Mandela ha dichiarato più volte di avere vissuto i momenti più belli della sua infanzia e di volere essere sepolto. A Quno si trova il Nelson Mandela Youth and Heritage Centre e la Qunu Junior Secondary School dove Mandela ha studiato e acquisito il nome inglese “Nelson”. A darglielo fu la sua prima insegnante, la signorina Mdingane. Lungo il percorso “The Footprints Tour in Qunu”, si possono ritrovare i paesaggi, i suoni e i piatti tipici dell’infanzia di Mandela, mentre proprio nel centro di Mthatha, a 30 chilometri da Qunu, si trova il Bhunga Building, in cui è stato allestito il Mandela Museum, dove viene raccontata in dettaglio la vita del leader, proprio come lui l’ha raccontata nella sua biografia A Long Walk To Freedom

– A dieci chilometri da Qunu, si trova la terza tappa della vita del leader sudafricano. A 9 anni Mandela si traferì infatti a Mqhekezweni, dove passò la sua adolescenza. Dopo la morte del padre il re della cultura Tembu, Jongintaba, decise di ospitare Mandela nel suo palazzo e di educarlo, come se fosse un suo figlio. Mandela passava le sue giornate nel palazzo, ascoltando le storie delle guerre per la resistenza e già sognava di fare anche lui qualcosa per la lotta verso la libertà della sua gente. Da suo padre aveva ereditato l’indole ribelle. Iniziò a studiare inglese, storia e geografia, vestiva abiti eleganti, mangiava cibo di qualità e apprendeva le doti di leader dal reggente della città. A 16 anni diventò uomo. Nella cultura xhosa lo si diventa solo con un mezzo: la circoncisione. Quando però gli fu imposto di sposare una donna scelta dal reggente della città, Mandela decise di scappare insieme a suo cugino Justice.

– Il luogo dove Mandela si rifugiò e dove visse nel 1941 fu Alexandra, la più estesa township sudafricana, una sorta di favela in cui abitavano i sudafricani neri. Davanti alla casa in cui lui abitò, nel cuore di questa township ancora esistente, c’è oggi un cartello con su scritto “Eritage site” e lì passano ancora adesso ogni anno numerosi turisti in visita, accompagnati da guide locali per motivi di sicurezza. Mandela iniziò a lavorare in uno studio legale come praticante. Guadagnava solo due sterline al mese, viveva in una condizione di grande povertà: non poteva cambiare i vestiti e spesso non mangiava per giorni. La maggior parte dei suoi soldi se ne andava per comprare le candele, utili per poter studiare di notte. Fu in quel periodo, infatti, che il grande leader sudafricano finì gli studi universitari: alla fine del 1942, si laureò in Legge, presso la Witsard University. Alexandra era chiamata la “città oscura”, per via della totale assenza di elettricità, era pericolosissimo girare di notte, ma Mandela la descrive come il suo focolare. La vita nella township faceva dimenticare le distinzioni etniche: “invece che xhosa, sotho o zulu, noi eravamo tutti i cittadini di Alexandra”, raccontava Mandela. 

In quell’anno si unì all’African National Congress (ANC) e due anni dopo fondò l’associazione giovanile Youth League, insieme a Walter Sisulu e all’amico Oliver Tambo. Il resto è storia.