Nuance bruciate, silhouette snella e stampe floreali: Jimi Hendrix torna nei cinema e la moda rivisita il suo stile rock e bohemien

Arriva il 18 settembre nelle sale italiane, dopo esser stato presentato al Festival di Toronto, e promette di scatenare controversie così come un revival dell’adorazione verso il miglior chitarrista della storia (come sancito da Rolling Stone nel 2011). Jimi: All is by my side dipinge solo gli inizi della carriera di Hendrix, e deve fare a meno della colonna sonora dei suoi brani più famosi, visto il rifiuto della fondazione che porta il suo nome e che ne detiene i diritti musicali, ma riesce comunque a descrivere, pur lasciando volontariamente molte domande senza risposta, quell’enigma a tinte forti che è stato Jimi Hendrix, non solo nella storia della musica, ma anche in quella socio-culturale della fine degli anni sessanta. 

Il merito è del regista John Ridley, sceneggiatore da Oscar con 12 anni schiavo, e di Andrè Benjamin, il rapper degli Outkast che presta il volto (di un’impressionante somiglianza fisica) e voce a un Hendrix giovane, convinto dall’allora fidanzata di Keith Richards, la modella e it-girl Linda Keith, a cercare il successo nel Regno Unito, dove incontrerà la fama, la stima di molte rock star idoli dell’epoca (come Eric Clapton che lo sente suonare durante una jam session con i Cream, e i Beatles che lo ascoltano compiaciuti prodursi in una cover di Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band) ma anche la diffidenza, le difficoltà con i produttori e la tormentata storia d’amore con la storica fidanzata Kathy Etchingham. Proprio la Etchingham non sembra aver gradito particolarmente la versione dei fatti di Ridley, secondo lei spettacolarizzata ad uso e consumo di una maggiore resa cinematografica, ma questo non scoraggerà i fan di sempre e chi, più giovane, scopre l’iconico chitarrista solo adesso, dal correre al cinema, complici le recensioni entusiaste di Entertainmente Weekly (Non si può pensare a un modo migliore per onorare il genio di Jimi Hendrix), e del severissimo Guardian, che gli regala quattro stelle su cinque.

Curata nel guardaroba così come nella ricostruzione storica, la pellicola mette in mostra i grandi classici hendrixiani: il blazer napoleonico, le giacche militari e una predilezione per nuance intense, borgogna, viola e verde foresta, che si mischiano in maniera felice e disordinata su camicie tie-dye, pantaloni e capispalla, traduzione tattile del suo stile musicale, multicolorato e allucinogeno (guarda anche lo stile military-rock di Diesel Black Gold).

Delle suggestioni che la moda cavalca, riadattandole ad uno stile più contemporaneo: riposti nell’armadio i pantaloni a zampa e gli accenni più sfacciatamente anni settanta, si prediligono linee snelle ma non avvolgenti, le stampe sono eclettiche pur rimanendo sobrie, floreali o prese in prestito dalla tappezzeria, ma in nuance di terra. I blazer hanno il collo alla coreana, come lo indossava lo stesso Hendrix, ma risultano raffinati dalla totale mancanza di orpelli stilistici. A farla da padrone gli accessori: catene, bracciali in pelle e anelli con pietre voluminose, che riportano alla mente lo spirito rock e bohemien dell’epoca, senza scadere in un didascalico copia e incolla. Fondamentali le scarpe, Chelsea e stivaletti dalle punte lievemente smussate, ma in pelle lucidissima, come nella nostra gallery.