Più o meno conosciute, alla scoperta di nuove e antiche librerie nella Ville Lumière

Shakespeare and Company ma non solo: Parigi conta moltissime librerie da visitare sparse in ogni quartiere, anzi pardon arrondissement, più o meno specializzate e diventate mete per tutti gli appassionati, stranieri compresi. Fuori dai soliti circuiti turistici, ne abbiamo selezionate quattro più un grande classico da non perdere.

La Hune 16, rue de l’Abbaye- 6°arrondissement
Stretta tra il Café de Flore e Les Deux Magots, in place St. German des Prés, La Hune è uno degli indirizzi storici che non ha mai perso il suo fascino. Al centro di tutti i movimenti culturali, fin dal 1949 è sempre stato frequentato da molti personaggi, fra tutti Jean-Paul Sartre, Jacques Prévert e Picasso che vi espose per tutti gli anni Cinquanta, mentre oggi ha subìto una trasformazione: entrata a far parte del circuito di Yellow Korner, il sito dedicato alla vendita di opere fotografiche d’autore, la Hune è diventata una libreria-galleria dove trovare i coffee-table book della teNeues.
Il dettaglio in più. Se il primo piano è dedicato alle personali di vari fotografi, ha inaugurato Elliott Erwitt e fino all’1 aprile esporrà Oliviero Toscani, il piano terra espone anche opere fotografiche di autori contemporanei in vendita a prezzi accessibili: è questo infatti il concetto di Yellow Korner, avvicinare la fotografia al grande pubblico trasformandola anche in oggetto di design.

Artazart 83, quai de Valmy- 10°arrondissement
Inserita nella top ten mondiale dell’Huffington Post sulle migliori librerie d’arte, da Artazart si può trovare tutto quello che concerne il design, il lettering, la fotografia e i monografici di artisti contemporanei. Aperta dal 2000, la libreria è facilmente distinguibile grazie ai suoi esterni arancio acceso anni ’70 e all’andirivieni di giovani artisti e appassionati.
Il dettaglio in più. La location: Artazart infatti si trova sul Canal St. Martin, nella parte nord-est di Parigi, una zona molto suggestiva e poco turistica della città.

7L 7, rue de Lille- 7°arrondissement
Sulla rive gauche, a pochi passi dal Musée d’Orsay, la particolarità di 7L è la sua selezione di libri dedicati interamente al lifestyle -moda, architettura, arte, design ma anche cucina e architettura paesaggistica- la cui selezione cambia seguendo il calendario di mostre ed esposizioni programmate in città: dunque una libreria in continuo movimento e cambiamento.
Il dettaglio in più. Proprietario di 7L è Karl Lagerfeld il quale, da sempre appassionato lettore, ha deciso di aprire questo spazio con annessa casa editrice arredandola come il salotto di casa sua.

Marcovaldo 61, rue Charlot- 3° arrondissement
Un pezzo di Italia a Parigi: fondata da quattro ragazzi Marcovaldo, nell’Haut Marais, è uno degli indirizzi italiani della città con una vasta selezione di romanzi, sia classici che novità, e un angolo caffè dove fermarsi per uno spuntino o per l’aperitivo.
Il dettaglio in più. Libreria, caffè ma anche corsi di cucina italiana, con pasta fatta in casa, e di lingua francese: Marcovaldo è soprattutto uno spazio in cui ritrovarsi per fare quattro chiacchiere e anche per avere consigli utili e pratici se si decide di trascorrere un po’ di tempo nella Ville Lumière.

Galignani 224, rue de Rivoli- 1°arrondissement
È il grande classico tra le librerie di Parigi, a pochi passi dal Louvre e frequentatissima dai parigini stessi. All’interno scaffali dal pavimento al soffitto stipati di libri di qualsiasi genere, dalle ultime novità e best seller fino ai grandi classici; divisa in settori, è ricchissimo quello dedicato alla storia, in modo particolare francese, e alla moda.
Il dettaglio in più. La sua storia: non solo perché la libreria è lì dal 1856, ma anche perché è stata la prima di lingua inglese a essere aperta sul Continente e le sue origini risalgono alla Venezia del ‘500 quando Simone Galignani pubblicò il primo libro, una grammatica latina. Nel XVII secolo Giovanni Antonio Galignani si trasferì prima a Londra e poi a Parigi aprendo una libreria, divenuta punto di riferimento per gli inglesi, che si trasferì poi all’indirizzo attuale.