Attori, politici, sportivi e registi dalle grandi speranze: da Macron a Tom Hardy passando per Colin Kaepernick e il premio Nobel Kazuo Ishiguro, ecco gli uomini che sono stati protagonisti di quest’anno

CRISTIANO RONALDO

 È lui lo sportivo più amato su Instagram: almeno sui social tra lui e Messi non esistono paragoni. Al secondo posto dopo Selena Gomez, è lui il più seguito al mondo con 116 milioni di follower (Selena Gomez ne ha 130). Un risultato indicativo della continua e accresciuta popolarità del calciatore portoghese che il 7 dicembre si va a prendere il quinto pallone d’oro, raggiungendo in cima l’eterno rivale, Messi. Un’annata più che buona, la sua, se si pensa che tra sponsor e ingaggio ha racimolato in 12 mesi la cifra ragguardevole di 40 milioni di euro, confermandosi lo sportivo più pagato al mondo. Altre cifre? 637 gol segnati in carriera, 300 milioni di euro il patrimonio stipato, secondo Forbes. Non c’è molto altro da aggiungere

KAZUO ISHIGURO

L’anno della consacrazione e della fama, quello di Kazuo Ishiguro, che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, rimettendo in pace col mondo i conservatori che l’anno scorso avevano urlato allo scandalo per la vittoria di Bob Dylan. Il sessantaduenne giapponese naturalizzato inglese è stato così premiato dall’Accademia per ‘per avere rivelato l’abisso al di sotto del nostro senso illusorio di connessione col mondo, in romanzi di grande forza emotiva’. Tra i suoi titoli più famosi il vincitore del Booker Prize Quel che resta del giorno e Non lasciarmi che segna una sua svolta distopica nel mondo della fantascienza.

DAMIEN CHAZELLE 

Il suo film non ha vinto l’Oscar (anche se il cast è salito erroneamente sul palco del Kodak Theatre in un teatrino imbarazzato che è già consegnato ai posteri) ma ha sbancato in tutte le altre categorie, compresa quello per il miglior regista. E il trentaduenne di Providence Damien Chazelle lo è di certo, e non si deve solo a La La Land, il musical con protagonisti Ryan Gosling e Emma Stone. Un gioiello, certo, ma la naturale conseguenza di un altro capolavoro come Whiplash.  Il più giovane regista della storia a guadagnare l’ambita statuetta, nel suo futuro una serie su Netflix, The Eddy, e un nuovo lungometraggio (che pare arriverà nelle sale il prossimo Ottobre) sulla vita dell’astronauta Neil Armstrong, il cui ruolo sarà interpretato, nuovamente da Ryan Gosling.

TOM HARDY

Al netto di un’annata che non ha esattamente consegnato lo star system hollywoodiano alla storia, a brillare è stata la stella di Tom Hardy. Protagonista e produttore di una ambiziosa serie della BBC, Taboo, il trentanovenne inglese che ha fatto il suo debutto in Black Hawk Down di Ridley Scott sta cementando la sua fama di attore dotato, eclettico, e amato dai registi di culto come Cristopher Nolan, che l’ha voluto in suoi tre film (Inception, Il cavaliere oscuro – Il ritorno e l’ultimo Dunkirk dove condivide il ruolo da protagonista con Cillian Murphy). E sempre con Murphy, divide la scena nella quarta stagione di Peaky Blinders nel ruolo di Alfie Solomon, leader della gang ebrea di Birmingham nel primo dopoguerra. Un talento, il suo che non ha ricevuto ancora il riconoscimento che merita, i paragoni con Marlon Brando per fisicità ed eclettismo non sembrano esagerati a nessuno. E l’anno prossimo interpreterà il ruolo dell’arcinemico di Spider-Man, Venom, nel film omonimo.

COLIN KAEPERNICK

Prima di quest’anno, il quarterback dei San Francisco 49ers non era conosciuto a molti, al di fuori dei confini statunitensi. A cambiare la situazione non è stata una qualche impresa sportiva ma un gesto semplice e rivoluzionario: quello di inginocchiarsi durante l’inno americano (assolutamente proibito) per protestare contro la violenza della polizia americana ai danni della gente di colore. Un gesto che ha scatenato un movimento, molta approvazione tra i numerosi colleghi che ne hanno seguito l’esempio, e lo scorno del Presidente Trump che lo ha definito immeritevole di rappresentare una nazione, causando il suo licenziamento da parte dell’NFL. Attualmente disocuppato, Colin ha visto il suo impegno sociale premiato, venendo premiato pochi giorni fa come persona dell’anno da Sports Illustrated, premio che ha ricevuto dalle mani di Beyoncè, altro personaggio molto attivo nell’ambito dei diritti civili degli afro-americani. Forse la sua carriera sportiva è sul finale, ma una in ambito politico sembra destinata ad un brillante futuro.

EMMANUEL MACRON

Le President (dal maggio 2017) è il più giovane uomo in Francia a ricoprire la più alta carica. Ma non è di certo l’unico motivo per il quale questo è stato il suo anno. Impronta europeista, i look giusti e il fascino al quale, inevitabilmente si soccombe ( ne ha parlato anche Carrère in un lungo profilo dedicato a Macron) e la moglie Brigitte di 24 anni più grande, sembra essere il primo uomo di una nuova specie politica, la stessa che avrebbe voluto incarnare Renzi, con risultati ben diversi. Ormai passata alla storia la sua stretta di mano muscolare con Trump, il Presidente non ha ancora avuto il tempo di cambiare radicalmente la Francia, come ha promesso di fare, ma di certo si avvia ad entrare nell’iconografia pop al pari di JFK.

LUCA GUADAGNINO

Gli italiani ancora non lo sanno, ma questo è stato l’anno di Guadagnino, e il prossimo potrebbe essere ancora meglio. Il regista italiano autore di raffinate pellicole nelle quali rivive appieno una certa estetica alto-borghese di stampo viscontiano (Io sono l’amore, Splash) è da sempre più apprezzato all’estero che nello stivale. Nemo profeta in patria, il suo ultimo lungometraggio Chiamami con il tuo nome è già arrivato nei cinema esteri dove è stato accolto da consensi unanimi ed entusiasti, tanto da raccogliere premi in molteplici festival indie, percorso di validazione obbligato per arrivare a concorrere l’anno prossimo agli Oscar non come miglior film straniero, ma nella categoria principale. La storia, ambientata nell’operosa Lombardia degli anni ottanta, e che racconta del primo amore tra il giovane musicista Elio e lo studente ventiquattrenne Oliver è adattamento del romanzo omonimo di André Aciman. E si aspetta Febbraio…

NICK CAVE

Ha compiuto sessantanni, il King Ink Nick Cave. Un numero che poco ha a che fare con la ferocia dell’energia che ha dimostrato portando in tour il suo ultimo album Skeleton Tree insieme ai Bad Seed, toccando Milano Roma e Padova in show che ai partecipanti sono sembrati più riti di massa che semplici concerti. Una popolarità e una vena creativa la sua, che sembrano invecchiare sempre meglio, addomesticando il punk degli inizi con i Birthday Party (1984) e trasformandolo in una narrazione che si avvale di lirismi e toni baritonali, tanto da definirlo la versione goth di Elvis. Fascino magnetico, Cave ha trasformato la tragica perdita del figlio Arthur in un album cupo, dove tutto è ridotto all’essenza, e che pure si è dimostrato energico e rabbioso negli eventi live, dove ha riempito Forum e spazi molto più grandi a quelli a cui di solito è abituato, dimostrando che la sua musica è amata non solo dai raffinati conoscitori e amanti dei significati nascosti nelle sue rime, da da un pubblico molto più ampio, fatto soprattutto ( e a sorpresa) da giovanissimi.

LEWIS HAMILTON

Ha vinto il quarto titolo mondiale in F1 senza fare un plissè, Lewis Hamilton. Quello che è ormai definito il pilota più forte in circolazione, nella scuderia Mercedes da 13 anni, pensa solo al prossimo campionato, che, forse potrebbe essere l’ultimo, considerato che il suo contratto con la casa automobilistica tedesca scade a fine 2018 e le voci di un ritiro sono insistenti. Voci che Hamilton rispedisce al mittente facendo sapere di non pensare ai record di Schumi (7 mondiali vinti) ma di voler eguagliare quelli di Juan Manuel Fangio, arrivato a quota 5. L’avversario da battere (ancora) è Vettel.

NOEL GALLAGHER

Alle eterne lotte e diatribe con il fratello non sembra più essere interessato (ed è un bene, perché tanto Liam in proposito lavora già per due, non facendosi sfuggire un’occasione per tirare stoccate all’ex compagno di band). La mente e la penna dietro il successo anni novanta degli Oasis ha evidentemente altro di cui occuparsi. Con i suoi Flying Birds ha dato alle stampe il suo album da solista Who built the moon? che porterà presto in giro per gli stadi e superato rivalità storiche: ha infatti collaborato con Damon Albarn, leader dei Blur, gruppo nemesi dei bad boys da Manchester, per il prossimo e attesissimo album di Albarn con i Gorillaz, We got the Power (e la cosa, ovviamente, ha suscitato i commenti coloriti di Liam, anche lui ormai dedito alla carriera da solista). Una cosa è certa: se pensavamo che a stupirci potesse essere solo l’incontrollabile Liam, forse avevamo puntato sul fratello sbagliato.

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